I fatti dal 1940 al 1945

I fatti dal 1940 al 1945

1940
10 giugno 1940: Mussolini annuncia l’entrata in guerra dell’Italia.
27 settembre 1940: stipula del Patto Tripartito, detto anche Asse Roma-Berlino-Tokyo.

1941
10 giugno 1941: ricorrendo quel giorno l’anniversario dell’assassinio di Mat. teotti, Sergio divulga in officina i manifestini con scritto: "W Matteotti-W L pace".
22 giugno 1941: all’alba Hitler scatena l’Operazione Barbarossa, l’attacco alli Russia destinato ad avere conseguenze decisive sulla storia mondiale. Dicembre 1941: Daviddi, un anziano operaio, fa il suo ingresso nell’officina di Sergio.
7 dicembre 1941: alle ore 7:49 il Giappone attacca di sorpresa la flotta ameri cava nella base di Pearl Harbor. Gli Stati Uniti entrano in guerra.

1942
17 luglio 1942: a Stalingrado inizia la decisiva battaglia tra tedeschi e russi. 23 ottobre 1942: inizia la battaglia di El Alamein tra le forze dell’Asse e quelle dell’Impero Britannico. 4 novembre 1942: l’Asse è sconfitto a El Alamein. Gli italo-tedeschi contano 10.000 morti, 15.000 feriti, 34.000 prigionieri.

1943
2 febbraio 1943: a Stalingrado la VI Armata del generale Paulus e tutte le truppe accerchiate nella sacca sono completamente distrutte. È la prima grande sconfitta politico-militare nazista e dei suoi alleati. Inizia l’avanzata sovietica verso ovest, che culminerà due anni dopo con la conquista del palazzo del Reichstag a Berlino.
Sabato 10 luglio 1943: Operazione Husky: la VII armata di Patton sbarca in Sicilia tra Licata e Gela; La VIII armata di Montgomery tra Pachino e Siracusa. Nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943: il Gran Consiglio del fascismo mette Mussolini in minoranza. Al mattino Vittorio Emanuele III riceve Mussolini, che viene poi arrestato e detenuto a Campo Imperatore sul Gran Sasso. Il potere è dato al maresciallo Pietro Badoglio. Il partito fascista scompare. L’Italia assicura lealtà politica e militare alla Germania.
26 luglio 1943: insieme ad alcuni amici Sergio entra nella Casa del Fascio di Castello: buttano via tutti gli schedari contenenti i nomi degli antifascisti locali. Venerdì 3 settembre 1943: gli alleati invadono l’Italia; viene firmato l’armistizio di Cassibile, detto anche armistizio corto: con esso il Regno d’Italia cessa le ostilità contro le forze Alleate. In realtà non è un armistizio, ma una vera e propria resa incondizionata. Agli italiani non viene detto nulla: lo sapranno solo cinque giorni dopo.

Mercoledì 8 settembre 1943: alle 18:30, dai microfoni di Radio Algeri, il generale americano Dwight Eisenhower rende noto l’armistizio. Alle 19:43 l’EIAR manda in onda un comunicato radio: in esso il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio legge l’ambiguo testo della dichiarazione di armistizio. Hitler, a Rastenburg, apprende la notizia da una trasmissione della BBC e agisce con estrema decisione. Alle ore 19:50, pochi minuti dopo la conclusione dell’annuncio di Badoglio, l’aiutante del generale Jodl dirama a tutti i comandi subordinati la parola in codice Achse (asse), che automaticamente dà il via alle misure aggressive tedesche contro le forze armate italiane in tutti i teatri bellici del Mediterraneo. Subito 22 divisioni tedesche al comando del feldmaresciallo Albert Kesselring calano dal Brennero verso il centro Italia. In pochi giorni i tedeschi hanno il sopravvento su gran parte delle forze armate italiane: migliaia di soldati vengono internati in Germania. I tedeschi si impadroniscono di un cospicuo bottino di armi ed equipaggiamenti.

Giovedì 9 settembre 1943: Sergio Bini e Camillo Falugiani prendono le bombe a mano dal campo di aviazione di Castello. Da questo momento sono partigiani. In quei primi giorni di settembre: Lanciotto Ballerini costituisce sul Monte Morello la prima formazione partigiana della Toscana.
Domenica 12 settembre 1943: paracadutisti tedeschi liberano Mussolini dalla prigione di Campo Imperatore. Il Duce è immediatamente condotto in Germania.

Giovedì 23 settembre 1943: è fondata la Repubblica Sociale Italiana (RSI), comunemente detta Repubblica di Salò, con autorità sulla parte di territorio occupata dai tedeschi.
25 settembre 1943: bombardamento alleato del nodo ferroviario di Campo di Marte a Firenze. Per errore fu bombardata la zona di Piazza Cavour. Muoiono civili innocenti.

1944
3 gennaio 1944: a Valibona (Calenzano), Lanciotto Ballerini e i suoi diciassette uomini sono attaccati da una colonna di militi fascisti. Lanciotto cade nell’impari lotta, consentendo lo sganciamento dei suoi uomini. Gli verrà conferita la medaglia d’oro al valor militare.
Febbraio 1944: Sergio Bini diserta la chiamata alle armi e va sul Monte Giovi. Ora è Fumo, partigiano della Brigata Garibaldina Faliero Pucci.
Lunedì 8 febbraio 1944: continuano i bombardamenti delle zone periferiche di Firenze, con morti e feriti: bombardamento di Castello e Strage del Collegino. 13 febbraio 1944: il gappista Alessandro Sinigaglia, dal nome di battaglia Vittorio, viene ucciso dai Quattro Santi in via Palmieri, mentre esce da una trattoria.

Primo marzo 1944: Fumo è nominato Comandante di Nucleo, qualifica che ricoprirà fino al 31 marzo 1944. Grado militare equivalente: sergente. Venerdì 3 marzo 1944: sciopero nelle fabbriche fiorentine che incontra una vasta adesione.
Lunedì 6 marzo 1944: Vicchio. Azione notturna congiunta delle brigate partigiane Faliero Pucci e Checchucci: per Fumo è il battesimo del fuoco. Mercoledì 22 marzo 1944: il Tribunale Speciale straordinario insediato per punire i renitenti alla leva sentenzia l’esecuzione di cinque giovani rastrellati a Vicchio, per dare un esempio alle nuove reclute costrette ad assistere alla fucilazione. All’alba, alla presenza delle reclute e delle autorità fasciste, vengono schierati contro il muro dello stadio Giovanni Berta e fucilati: Antonio Raddi, Adriano Santoni, Guido Targetti, Ottorino Quiti, Leandro Corona. È k risposta all’azione di Vicchio in cui caddero dei fascisti.
Giovedì 30 marzo 1944: il filosofo Giovanni Gentile riceve una cartolina cor timbro postale di Firenze del 28 marzo, recante il seguente messaggio: "Tu come esponente del neofascismo sei responsabile dell’assassinio dei cinque giovani del 22 marzo 1944".

Aprile 1944: Kesselring, preoccupato per la difesa della Linea Gotica, dispone un’ampia operazione di ripulitura degli Appennini. L’operazione, affidata per l’area toscana alla Divisione Hermann Góring, si concentra nel territorio dei monti Morello, Giovi e Falterona, racchiuso fra le statali 302 Firenze – Faenza e Bibbiena – Cesena. Il rastrellamento ha inizio nel Mugello il 10 aprile, lunedì di Pasqua.
Primo aprile 1944: Fumo è nominato Comandante di Distaccamento, qualifica che ricoprirà fino al 7 settembre 1944. Grado militare equivalente: sottotenente. 4 aprile 1944: quel pomeriggio una trentina di partigiani si dirigono verso la stazione di Montorsoli (comune di Sesto Fiorentino). Alle 7:20 passerà il treno 2328, da Firenze per il Mugello. Su di esso viaggiano ufficiali tedeschi diretti nel Mugello per pianificare i rastrellamenti in quella zona. Quando arriva il treno i partigiani appostati ingaggiano una violenta sparatoria con i tedeschi, che ben si difendono. Il treno riparte sotto il fuoco. Sul campo restano tre partigiani, i cui corpi vengono oltraggiati dai militi fascisti accorsi da Firenze non appena avuto notizia dello scontro.
Lunedì di Pasqua 10 aprile 1944: a Cercina vengono uccise otto persone: Aurelio Bonaiuti, Olimpio Bruschi, Orlando Bruschi, Angelo Covini, Brunetto Fanelli, Renzo Lamporesi, Romolo Lamporesi, Gino Toccafonrli. 1 loro cadaveri sono scoperti pochi giorni dopo sul monte Morello. Anna, futura moglie di Sergio, incontra gli esecutori dell’eccidio mentre è nei boschi con i parenti: miracolosamente i soldati li guardano poi proseguono per la loro strada.

Sabato 15 aprile 1944: Giovanni Gentile è ucciso dai gappisti Fanciullacci e Ignesti.
Venerdì 21 aprile 1944: due gappisti ignoti feriscono il noto fascista fiorentino Bruno Landi, conosciuto come il Pollastra. Viene indicato il Fanciullacci come uno dei feritori.
Domenica 23 aprile 1944: Lisi, un parente di Pollastra, ferma Bruno Fanciullacci in Piazza Santo Spirito e lo accusa della morte del congiunto. Fanciullacci viene catturato. Portato a Villa Triste è picchiato, ferito a coltellate e ricoverato in ospedale. Piantonato dai fascisti, viene liberato dai compagni.
Lunedì primo maggio 1944: bombardamento alleato della città. Fumo torna sul monte Giovi per formare la X Brigata Garibaldina d’Assalto Caiani. Martedì 2 maggio 1944: bombardamento di Campo di Marte e Rifredi. Sabato 13 maggio 1944: i repubblichini arrestano Annamaria Enriques Agnoletti e la madre.
Martedì 30 maggio 1944: quattro partigiani salgono alla canonica di Cercina. Qui giunti chiedono di parlare con il pievano don Nannini, noto fascista sospettato di delazione per l’eccidio di Cercina. Appena il prete gli si para dinanzi lo uccidono a colpi di pistola nella sua canonica.

Giugno 1944: a Badia Montescalari si forma la XX Brigata Garibaldina d’Assalto Vittorio Sinigaglia, in memoria di Alessandro Sinigaglia; sul Monte Giovi si forma la X Brigata Garibaldina d’Assalto Caiani, in memoria di Silvano Caiani, partigiano della Lanciotto caduto in azione.
Domenica 4 giugno 1944: gli alleati occupano Roma.
Martedì 6 giugno 1944: gli alleati sbarcano in Normandia. La porta della Festung Europa (fortezza Europa) di Hitler viene aperta.
Mercoledì 7 giugno 1944: irruzione tedesca in piazza D’Azeglio 12 e arresto dei rappresentanti della radio del Partito d’Azione, Radio Cora: Enrico Bocci (capogruppo), Gilda La Rocca (segretaria), il capitano Italo Piccagli, Luigi Morandi, Carlo Ballario, Maria Bocci, l’ingegnere Guido Focacci e Franco Gilardini. Poco dopo sono arrestati anche la sorella di Morandi, Andreina, e i suoi genitori. Tutti sono portati a Villa Triste. La Bocci e Piccagli si accollano tutti i reati contestati scagionando gli altri, ma invano: vengono tutti picchiati e torturati barbaramente. Nonostante ciò nessuno parla.

Giovedì 8 giugno 1944: il CTLN divide Firenze in quattro zone strategiche: Oltrarno; Cascine-Porta a Prato- Rifredi; Centro; via Bolognese-via Faentina-Campo di Marte.

Lunedì 12 giugno 1944: Italo Piccagli, Annamaria Enriques Agnoletti, tre paracadutisti e un militare, vengono fucilati a Cercina.

Giovedì 15 giugno 1944: Radio Cora riprende le trasmissioni, con Campolmi e Alessandro Rigutini. Le trasmissioni sono inviate da diverse postazioni in città. Mercoledì 19 giugno 1944: uomini della Banda Carità arrestano Franco Martelli, Vincenzo Vannini, Rocco Caraviello, Edgardo Savoli, all’uscita da una riunione. Torturati a Villa Triste, vengono uccisi poco dopo a Cercina.

Giovedì 6 luglio 1944: viene costituita la Divisione Arno, formata dalle brigate garibaldine Sinigaglia, Lanciotto, Caiani e Fanciullacci. Comandante della divisione è Aligi Barducci, detto Potente.

Sabato 17 giugno 1944: il Feldmaresciallo Kesselring emana la direttiva della clausola dell’impunità per tutti i comandanti tedeschi che avessero ecceduto nei metodi di lotta anti partigiana (Banditenkrieg).
Giovedì 29 giugno 1944 (festa dei SS. Pietro e Paolo): a Cetica la Brigata Lanciotto ha un duro scontro con i tedeschi. Il paese è quasi del tutto distrutto: perdono la vita molti civili, partigiani e assalitori.

Luglio 1944: la Divisione Garibaldina d’assalto Arno è così composta: Brigata Bruno Fanciullacci sul Monte Morello; X Brigata Silvano Caiani sul Monte Giovi; XX Brigata Lanciotto Ballerini sul Pratomagno; XXII Brigata bis Vittorio Sinigaglia sui Monti Scalari e San Michele. Comandante della Divisione Arno è Potente, Aligi Barducci.

Sabato primo luglio 1944: Kesselring ribadisce la direttiva precedente, facendo affiggere sui muri e pubblicare sui giornali il bando che annunciava la rappresaglia di: dieci italiani per ogni singolo soldato tedesco caduto in attentati di cui non fosse stato trovato il colpevole.

Sabato 14 luglio 1944: Bruno Fanciullacci passeggia in piazza Santa Croce. Alcuni militi escono da un’ambulanza e lo arrestano. Riportato a Villa Triste, viene sottoposto all’interrogatorio dagli sgherri di Carità. Non resistendo più alla tortura tenta la fuga: si lancia da una finestra con le mani legate dietro la schiena. Il piantone gli spara. Rovina al suolo e muore poco dopo al comando cittadino delle SS, dove era stato trasportato per essere curato.
Il medesimo giorno: Monte Morello, comune di Sesto Fiorentino. Alla Fonte
dei Seppi un distaccamento di quattordici partigiani della Brigata Fanciullacci tenta di difendere alcuni contadini della zona da una razzia dei tedeschi. Si trovano presi dal fuoco incrociato nemico. Restano sul campo in tredici e il solo Silvio Fiorelli, nome di battaglia Saltamacchie, approfittando della nube di polvere alzata dalle bombe a mano, striscia via per terra. Poche ore dopo lo scontro, il comandante della Brigata Fanciullacci Loder Pirro, nome di battaglia Gambalesta, torna da solo sul luogo della battaglia e nasconde sottoterra alcuni contenitori con i nomi dei morti, al fine di mantenerne la memoria.
Lunedì 17 luglio 1944: un camion di fascisti arriva in piazza Torquato Tasso. I cittadini h riconoscono e si danno alla fuga temendo un rastrellamento. I fascisti aprono il fuoco: muoiono quattro adulti e un bambino e si contano numerosi feriti.
Martedì 25 luglio 1944: i fascisti partono per l’Italia del nord. Portano con sé i dossier delle loro azioni criminali. Migliaia di profughi si rifugiano a Firenze dalle campagne. Il CTLN dirama le disposizioni per la discesa in città delle formazioni partigiane che si trovano in montagna.
27 luglio 1944: gli alleati occupano San Casciano.
Sabato 29 luglio 1944: alle sei del mattino, al Messeri, i distaccamenti di Fumo e di Penna sono attaccati dai tedeschi. Riescono a respingerli al termine di un’intera giornata di gloriosa battaglia. Il giorno stesso truppe tedesche arrivano in
città dal sud, incalzate dagli alleati. Il CTLN ordina alle brigate del Monte Giovi e alla divisione Arno di convergere su Firenze. I partigiani iniziano la marcia di avvicinamento. Hitler dà ordine di minare tutti i ponti della città a eccezione del Ponte Vecchio. Gli alleati devono essere trattenuti il più a lungo possibile sulla sponda sinistra dell’Arno. I tedeschi affiggono un manifesto: in esso ordinano agli abitanti dell’area Ponte Vecchio, Borgo San Jacopo, via dei Bardi, via Guicciardini e via Por Santa Maria, di lasciare le case entro mezzogiorno del 30 luglio. Lunedì 31 luglio 1944: l’ordine di Hitler è eseguito. Tutti i ponti sono minati. Giovedì 3 agosto 1944: il comando tedesco proclama lo Stato d’emergenza. Dalle due del pomeriggio è proibito a chiunque di lasciare le proprie case e camminare in strada. Carri armati e pattuglie di paracadutisti tedeschi sorvegliano la città e sparano ad alcuni passanti e contro le finestre aperte o socchiuse. Alcuni militari saccheggiano anche negozi e abitazioni. I cannoneggiamenti sono vicini. Alle nove, violente esplosioni fanno saltare i ponti, le strade e i palazzi intorno al Ponte Vecchio.

Venerdì 4 agosto 1944: gli alleati arrivano a Porta Romana. I franchi tiratori, appostati sui tetti, sparano sulla popolazione in fila per l’acqua o fuori di casa in cerca di cibo.
Notte del 5 agosto 1944: ai Tre Pini presso Settignano ha luogo un furioso scontro tra tedeschi e partigiani della Caiani e della Rosselli. Fumo e gli altri si disperdono nei boschi, dove restano per giorni perdendo il contatto tra loro e con le colonne in marcia verso Firenze. Fumo, sbandato, non arriverà in città in tempo per l’insurrezione l’11 agosto.

Sabato 5 agosto 1944: Carlo Ludovico Ragghianti, il tenente colonnello Niccoli e il tenente Fischer raggiungono il Ponte Vecchio attraverso il corridoio del Vasari, e si incontrano con gli Alleati. Quella sera a Castello, in via Vittorio Locchi, dei tedeschi bussano alla porta di Anna Pieri. Entrano con la forza e uno di loro tenta di violentarla. Nasce un parapiglia e l’aggressore resta ferito a un braccio da un colpo di pistola. Ore 9:00: al comando tedesco il soldato afferma di essere stato ferito in strada da civili. Scatta l’ordine di rappresaglia: uccidere dieci italiani sul luogo del ferimento. Alle 10:20 i soldati tedeschi irrompono nell’Istituto Chimico Farmaceutico Militare, in via Reginaldo Giuliani a Castello, dove si erano rifugiate due, trecento persone. È la Strage di Castello: dodici morti.

Lunedì 7 agosto 1944: Potente è in piazza Santo Spirito con i suoi uomini per snidare i franchi tiratori. Un colpo di mortaio lo ferisce mortalmente. Muore il 9 agosto: la divisione Arno, in suo onore, cambierà nome in divisione Potente.

Giovedì 10 agosto 1944: i tedeschi si ritirano dai lungarni e si attestano lungo i viali di Circonvallazione, il Mugnone e la ferrovia Firenze-Roma. Attraversato il Mugnone, i genieri fanno saltare il ponte del Romito e il ponte Rosso. I partigiani attraversano piazza Beccaria. Quel giorno, sotto una pioggia scrosciante, Fumo decide di uscire. I quattro compagni sbandati si dividono. Sotterrano le armi e a coppia si incamminano verso Firenze. Lui va col Francesino. A Ponte a Mensola entrano in contatto con i partigiani.

Venerdì 11 agosto 1944: alle 6:10 il CTLN ordina l’attacco. Ore 6:45: la Martinella di Palazzo Vecchio suona il segnale dell’insurrezione. Ore 7:00: i vertici del CTLN, scortati dai partigiani, entrano in Palazzo Medici Riccardi e qui insediano il nuovo governo cittadino. In città è battaglia: a San Jacopino, lungo il Mugnone, alla Fortezza, in piazza della Libertà, al Ponte al Pino, lungo la ferrovia e in via Aretina. Si combatte in strada, fra le case. 1 franchi tiratori sparano. Tute le forze antifasciste scendono in campo per la liberazione della città.
13 agosto 1944: i genieri inglesi costruiscono i ponti Bailey sulle macerie di quelli distrutti. Fumo, Zio, Francesino e Folle sono in piedi, riuniti sull’angolo del viale dei Mille e Le Cure. Una granata di mortaio esplode in mezzo a loro:
Fumo e Zio restano illesi, Folle ha un braccio quasi staccato, Francesino è ferito mortalmente da una scheggia che gli ha trapassato il torace. Muore poco all’ospedale San Gallo.

15 agosto 1944: i tedeschi si ritirano sulla linea difensiva Barco, Rifredi, Careggi, Bolognese, Faentina, Cave di Maiano e Settignano. 19-22 agosto 1944: i tedeschi bombardano con l’artiglieria il centro storico.
Proseguono gli scontri in Piazza Dalmazia, alle Officine Galileo, al Ponte di Mezzo e in via Bolognese.

23 luglio 1944: lo Stato Maggiore dell’Esercito Cobelligerante Italiano costituisce i Gruppi di Combattimento Friuli e Cremona, che combatteranno a :fianco degli alleati nella Guerra di Liberazione.

31 agosto 1944: liberazione dell’ospedale di Gareggi.

Primo settembre 1944: liberazione di Fiesole. Sergio Bini torna per la prima volta a casa dal giorno in cui andò partigiano.

7 settembre 1944: cerimonia di scioglimento delle formazioni partigiane, alla presenza del governatore di Firenze, colonnello Mickie. Viene ricordato Potente. 1 partigiani sfilano per le vie cittadine tra gli applausi della folla. La mattina stessa, a cerimonia finita, Sergio Bini passa dall’officina meccanica, dove viene subito accolto dal padrone e ripreso a lavorare.
8 settembre 1944: il giornale riporta la cacciata definitiva dei tedeschi da Monte Morello, Montesenario, Monte Giovi e Calvana. Piero Calamandrei riapre l’università; anche il tribunale riapre.

Lunedì 10 settembre 1944: l’officina FUF riprende vita. Ricomincia il lavoro. È militarizzata dagli americani e Sergio Bini lavora per loro, agli ordini di un sergente.

13 settembre 1944: il socialista Gaetano Pieraccini si insedia quale sindaco di Firenze.
19 settembre 1944: a San Giorgio del Sannio, Benevento si costituisce ufficialmente il 1 Gruppo di Combattimento Friuli.

1945
6 gennaio 1945: Sergio Bini si arruola volontario nel nuovo esercito italiano, per continuare la guerra a fianco degli alleati. Va a Brisighella (RA), inquadrato nella Divisione di Fanteria Friuli. Qui viene poi assegnato a una compagnia di artiglieria anticarro.

25 aprile 1945: l’Italia è definitivamente liberata dai nazifascisti. Mussolini abbandona la Prefettura di Milano alla volta di Como.
26 aprile 1945: Mussolini giunge a Menaggio. Qui lo raggiunge l’amante Claretta Petacci e nella notte si unisce a un convoglio militare tedesco composto da 38 autocarri e 2002 soldati della FLAK (contraerea tedesca).
27 aprile 1945: alle 7:00 la colonna viene fermata a un posto di blocco della 52a Brigata Garibaldi Luigi Clerici, fuori Musso. I tedeschi ottengono di passare in cambio di un’ispezione. Mussolini si camuffa con un elmo e un cappotto tedeschi e si nasconde in un camion. Riconosciuto, viene catturato. Il Comitato Insurrezionale di Milano ne sentenzia l’esecuzione, affidando l’incarico a Walter Audisio, noto col nome di battaglia Valerio, e ad Aldo Lampredi, noto col nome di battaglia Guido.
28 aprile 1945: alle 16:10, a Giulivo di Mezzegra (Como) in via XXIV Maggio, Mussolini e la Petacci sono uccisi da una raffica di Valerio.
30 aprile 1945: nel Fiihrerbunker di Berlino, Adolf Hitler si toglie la vita.
2 maggio 1945: il Generale Helmuth Weilding, comandante dell’ultima zona di difesa di Berlino, ordina ai suoi uomini di interrompere i combattimenti, dopo l’accordo con l’Alto Comando sovietico.
La guerra in Europa è finita!

Tratto da
“Fumo l’ultimo della Caiani”

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