Archivio mensile:gennaio 2017
Einsatzgruppen – (“Squadre della Morte”)
Einsatzgruppen (“Squadre della Morte”) — Ritratti
Herschel Rosenblat
Data di nascita: 1916, Varsavia, Polonia
Herschel era il più giovane di tre figli nati da genitori ebrei, che in casa parlavano Yiddish. Quando Herschel era ancora bambino, la sua famiglia si trasferì a Radom, una citttà industriale in cui viveva una grande comunità ebraica. Nel 1930, Herschel, che aveva finito la scuola, lavorava già con suo padre nella loro azienda di produzione di calzature. Più tardi, con l’aiuto di un amico, egli trovò un lavoro a tempo pieno come imbianchino.
1933-39: La carriera di imbianchino di Herschel fu interrotta per due anni quando egli ne aveva venti e venne arruolato nella cavalleria polacca. Quando la Germania minacciò di attaccare la Polonia, nell’agosto del 1939, Herschel venne richiamato; dopo l’occupazione tedesca, egli riuscì ad evitare di venire catturato come prigioniero di guerra e tornò a casa. Quando i Tedeschi picchiarono suo fratello maggiore Itzik, Herschel prese in prestito del denaro e fuggì ad est, nella città di Slonim, che si trovava nella parte di Polonia occupata dai Sovietici.
1940-41: A Slonim Herschel trovò nuovamente lavoro come imbianchino, ma nel 1941 cadde da un’impalcatura e si ruppe una gamba; di conseguenza, si trovava all’ospedale quando i Tedeschi attaccarono l’Unione Sovietica, il 22 giugno 1941. Tre giorni dopo, truppe tedesche presero d’assalto Slonim. Mentre la maggior parte dei suoi amici fece in tempo a fuggire, Herschel rimase bloccato a letto. Durante la loro avanzata in territorio sovietico, le truppe tedesche erano seguite da unità operative mobili, o Squadre della Morte, alcune delle quali entrarono anche a Slonim con il compito di uccidere gli Ebrei.
Herschel, insieme ad altri pazienti, venne assassinato mentre si trovava nel suo letto d’ospedale. Aveva 25 anni.
Enciclopedia dell’Olocausto – I campi di sterminio
Enciclopedia dell’Olocausto
I campi di sterminio: sintesi
Spazzole appartenute a vittime del campo di concentramento di Auschwitz, rinvenute subito dopo la liberazione. Polonia, dopo il 27 gennaio 1945.
— Dokumentationsarchiv des Oesterreichischen Widerstandes
I Nazisti istituirono i campi di sterminio per rendere il più efficiente possibile l’assassinio di massa. Diversamente dai campi di concentramento, che servivano principalmente come campi di detenzione e di lavoro, i campi di sterminio (anche conosciuti come “campi della morte”) erano quasi esclusivamente vere e proprie “fabbriche di morte”. Nei campi di sterminio, le SS e la polizia tedesca assassinarono quasi 2.700.000 Ebrei, tramite l’uso di gas tossico o tramite fucilazione.
Il primo centro di sterminio ad essere realizzato fu quello di Chelmno, nel dicembre del 1941, nella parte della Polonia annessa alla Gemania (Warthegau). I prigionieri, per la maggior parte Ebrei, ma anche Rom (Zingari), venivano uccisi all’interno di camere a gas mobili, installate su appositi furgoni. Nel 1942, nel Governatorato Generale (un terrritorio all’interno della Polonia occupata) i Nazisti crearono i campi di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka (conosciuti anche come Campi dell’Operazione Reinhard) con l’obiettivo di eliminare sistematicamente tutti gli Ebrei polacchi. Nei campi di sterminio dell’Operazione Reinhard, le SS e i loro aiutanti assassinarono approssimativamente 1.526.500 Ebrei, tra il marzo 1942 e il novembre 1943.
Al loro arrivo al campo di sterminio, quasi tutti i deportati venivano immediatamente mandati alle camere a gas, ad eccezione di un ristretto numero che veniva invece utilizzato nelle squadre addette a lavori speciali e note come Sonderkommandos (Unità Speciali). Il centro di sterminio più grande fu quello di Auschwitz-Birkenau, in Polonia, dove, alla fine della primavera del 1943, funzionavano quattro camere a gas che utilizzavano la sostanza tossica nota come Zyklon B. Quando le deportazioni raggiunsero la massima intensità, il numero di Ebrei a venire uccisi con il gas ad Auschwitz-Birkenau raggiunse anche la cifra di 6.000 persone al giorno; in totale, più di un milione di Ebrei e decine di migliaia di Rom, di Polacchi e di prigionieri di guerra avrebbero trovato la morte in quel campo entro la fine di novembre del 1944.
Sebbene diversi studiosi abbiano tradizionalmente considerato Majdanek come il sesto campo di sterminio, ricerche recenti hanno fatto miglior luce sulle funzioni e operazioni attuate a Lublino/Majdanek. Nell’ambito dell’Operazione Reinhard, Majdanek serviva principalmente per concentrare quegli Ebrei che i Tedeschi risparmiavano temporaneamente per poi inviarli ai lavori forzati. Majdanek fu solo occasionalmente usato come campo di sterminio, al fine di eliminare coloro che non potevano venire uccisi nei campi di sterminio dell’Operazione Reinhard: Belzec, Sobibor e Treblinka II. Majdanek conteneva anche un magazzino per conservare le proprietà e gli oggetti di valore appartenuti alle vittime degli altri campi di sterminio.
Le SS consideravano i campi di sterminio un’operazione top secret. Per cancellare ogni traccia delle uccisioni unità speciali, costituite da prigionieri (Sonderkommandos), venivano obbligate a rimuovere i cadaveri dalle camere a gas e a cremarli. Alcuni campi di sterminio vennero cammuffati o modificati, nel tentativo di nascondere l’avvenuto assassinio di milioni di persone.
Copyright © United States Holocaust Memorial Museum, Washington, DC
Kambanellis – O Andonis
O ANDONIS
(Antonio)
Mauthausen una lunga scala
bianco granito e dolore
scalini centottantasei
giornata dodici ore
Laggiù ebrei e partigiani
massi trasportano in sorte
piegati sotto quelle pietre
bianchi crocefissi di morte
Antonio si sente chiamare
da un vecchio ebreo barcollante
«Compagno vieni ad aiutarmi
questa pietra è troppo pesante»
Ma là su quella lunga scala
come una maledizione
una esse esse si avvicina
e colpisce con un bastone
L’ebreo sullo scalino crolla
e l’aguzzino «vedrai
di massi signor partigiano
non uno, due ne porterai»
«Ne porto due ed anche tre
sono partigiano e sono forte
e dopo se non sei codardo
ti batterai con me fino alla morte»
Note
Canzone scritta dal drammaturgo e
regista greco Jacobus Kambanellis, che
fu imprigionato a Mauthausen, e da
Mikis Theodorakis, autore di «Zorba il
greco». A Mauthausen erano detenuti
anche Giuliano Pajetta e il sacerdote
Andrea Gaggero, a causa del loro im-
pegno nella resistenza
genovese. Traduzione di L. Settimelli.
Ho Chi Minh – Diario dal carcere
Ho Chi Minh
Diario dal carcere
Dopo il dolore la gioia
Tutto cambia, è la legge,
la ruota gira gira
dopo la pioggia
il sereno.
In un attimo, il mondo
cambia l’umida veste
stende su diecimila lì
tappeti splendidi.
Dolce il sole
leggera la brezza
coro di passeri.
Uomini e bestie
si sentono come nuovi.
È la natura.
Dopo il dolore,
la gioia.
Fuori dal carcere 1
le nubi abbracciano i monti
i monti stringono le nubi.
Come uno specchio
che nulla offusca
il fiume scorre
con acqua limpida.
Sulla cresta dei monti
vento dell’ovest.
Io vado solo
col cuore che palpita
scrutando il cielo lontano
penso ai miei compagni.
Nota
1 Questa poesia fu il primo messaggio, scritto sul bordo di un giornale cinese, giunto nel Vietnam dopo i diciotto mesi di carcere di Ho Chi Minh in Cina: tutti lo credevano morto, e la gioia fu grande.
Ho Chi Minh – Poesie dal carcere
Ho Chi Minh
Poesie dal carcere
Poeta a tempo perso
I versi non m’hanno mai
appassionato molto
ma in prigione,
non avendo nulla
di meglio
per trascorrere i lunghi giorni
e distrarmi un po’
faccio versi,
attendendo la libertà
La natura e’ bella
Pur con le gambe e i polsi
strettamente legati
ovunque sento uccelli
e il profumo dei fiori.
Ascoltare, aspirare
chi può togliermi quanto
fa la via meno triste
l’uomo meno isolato?
Poesia di lotta
Gli antichi si dilettavano
a cantar la natura:
fiumi, montagne, nebbia,
fiori, neve, vento, luna.
Bisogna armare d’acciaio
i canti del nostro tempo.
Anche i poeti imparino
a combattere
Da "Diario dal carcere" di Ho Chi Minh (1942-1943)
Ho Chi Minh – Al mio bastone rubato da una guardia
Ho Chi Minh
Diario dal carcere
Al mio bastone rubato da una guardia
w
Per tutta la vita fosti diritto,
solido, instancabile:
tenendoci per mano
camminammo per anni.
Maledetto il brutale aguzzino
che ci ha separati
lasciando te solitario
e me inconsolabile!
Coperte di carta
Libri nuovi, vecchi volumi,
raccolti a mucchio…
Meglio una coperta
di carta che nulla.
Voi che dormite al caldo
in bei letti da principi
molta gente in prigione
non può chiudere orecchio.
Fantasmi
Nero, irsuto… è l’immagine
del guerriero Ciang Fei’
la cima d’un albero?
l’eroe KuanYu?
Il sole che si leva
é testimone
del mio stato d’animo.
Tutto l’anno senza notizie
dal mio paese
aspettando ogni giorno un’eco.
Nota
I Ciang Fei e Kuan Yu sono due eroi dell’epopea popolare dell’Epoca dei tre regni (III secolo), simboli di lealtà e di valore cavalleresco.
Renzo Baccino – Natale partigiano
Natale partigiano
Renzo Baccino