Stragi nazifasciste in Italia 1944 III°

4 luglio
CASTELNUOVO DEI SABBIONI
(Fraz. di Cavriglia – Arezzo)
Le truppe tedesche, al momento di abbandonare il paese, incalzate dai soldati alleati, raccolgono nella piazza tutta la popolazione. Fanno allontanare le donne dicendo loro:”Qui da noi fare grande luce”..73 uomini vengono mitragliati e sul mucchio dei morti e dei feriti vengono ammassati mobili e suppellettili presi dalle case.Il tutto è cosparso di benzina e incendiato. Nello stesso giorno, qualche ora dopo, la stessa orribile strage è perpetrata a Meleto, altra frazione di Cavriglia. In complesso i morti del 4 luglio furono qui ben 184.

10 luglio
BADICROCE
(Arezzo)
La Fattoria di Badicroce viene occupata dai nazisti, malgrado la presenza di un considerevole numero di sfollati. Il proprietario dott. Alberto Lisi, inviso ai nazisti è costretto alla fuga. Purtroppo uno dei germanici occupanti viene ucciso ed il comando nazista ordina la rappresaglia: tredici innocenti vengono trucidati.

12 luglio
OFFAGNA
(Ancona)
Tedeschi in ritirata massacrano una intera famiglia di 5 persone dove avevano passato la notte.

14 luglio
ALAGNA
(Vercelli)
16 giovani partigiani, tra i quali 14 carabinieri, che si erano arresi con la promessa di aver salva la vita, vengono immediatamente fucilati dalle SS, senza nemmeno una parvenza di interrogatorio.

15 luglio
ALPE CRAVARIOLA
(Novara)
L’Alpe Cravariola è uno dei rifugi dei primi nuclei di resistenza armata in Valle Ossola. Nel giugno-luglio 1944 nuclei partigiani sono disseminati in tutte le Valli Ossolane ed occupano gli alpeggi dove ritengono di potere stare tranquilli ed organizzare le azioni al piano. Nei pressi di Crodo, verso la metà di giugno, una pattuglia partigiana viene sorpresa da un reparto nazista. Cadono i partigiani Galimberti, Rondoni e Strati e, in Crodo, viene arrestato il pittore varzese Poggi che, rinchiuso in un primo tempo in carcere viene, in seguito, trasferito in un campo di concentramento nazista.
Il 15 luglio un reparto nazista, composto da una quarantina di uomini, guidati dal noto rastrellatore tenente Klebs, e un reparto nero, agli ordini del capitano Vanna, si dirigono verso l’Alpe Cravariola; lungo il cammino, nei pressi del monte Salera, i nazifascisti individuano il partigiano Vitetta Pasquale; il garibaldino viene costretto a scappare per fare da lepre ai cacciatori di uomini, finché viene abbattuto a raffiche dei mitra.

19 luglio
LOVARIO E ROZZO
(Vercelli)
Per rappresaglia, avendo la popolazione simpatizzato con i Partigiani, vengono presi a caso 15 giovani e fucilati sulla piazza davanti agli abitanti costretti a presenziare.

20 luglio
ALPE NOVEIS
(Vercelli)
A metà luglio del ’44 tutto il basso biellese è sotto il rastrellamento nemico. Molti partigiani sono costretti a puntare verso l’Alpe Noveis in Valsessera.All’alba del 19 luglio i partigiani vengono intercettati ed attaccati da forti reparti nazifascisti. La battaglia è cruenta, ma i partigiani riescono a rimandare il nemico a fondovalle.Ottenuto lo scompiglio fra le file nemiche, continuano a salire sino ai 2 mila metri.Ma il nemico avanza e chiude i varchi d’uscita. Solo a notte inoltrata il grosso dei reparti “Garibaldini”, attraverso un canalone e sempre combattendo, riescono a spezzare il cerchio nemico.Purtroppo nello scontro finale, sette garibaldini disarmati vengono catturati dai repubblichini.I prigionieri vengono trascinati al Rifugio Vercelli dell’Alpe Noveis, malmenati a sangue e derubati degli effetti personali, vengono nuovamente torturati; poi per atroce beffa viene detto loro di andarsene, dei sette molti sono giovani e sperano di salvarsi la vita, gli altri aspettano la raffica di mitra alla schiena… che arriva puntuale.Solo di tre garibaldini si conosce il nome: Gabbi Antonio, Silvola Mario e Toscano Antonino.

22 luglio
SAN MINIATO
(Pisa)
Nelle prime ore del 22 luglio, dopo lunghe trattative tra il comando germanico ed il Vescovo della Città, viene revocato lo sfollamento di S. Miniato. ma tutti gli abitanti devono raggrupparsi nella Cattedrale, per salvarsi dai bombardamenti alleati. Dopo alcune ore l’artiglieria germanica, nell’iniziare il fuoco contro le Forze anglo-americane avanzanti, dirige il fuoco contro la Cattedrale e la centra con una granata, causando l’uccisione di 54 innocenti.

23 luglio
BUTI
(Pisa)
In località ” Piavola” le SS naziste in azione di rastrellamento, catturano un folto gruppo di persone. Da tale gruppo, con la collaborazione di spie repubblichine, vengono scelti 19 uomini, giovani ed anziani che sono ritenuti in relazione con il movimento partigiano. Allineati contro un muro i diciannove prigionieri vengono trucidati.

25 luglio-22 agosto
BAGNASCO
(Cuneo)
In queste due date vengono effettuati meticolosi e spaventosi rastrellamenti. Le case sono in gran parte distrutte, molte decine di abitanti massacrati e centinaia di essi deportati nei lager di sterminio.

25 luglio
PASSO DEL CARNAIO
(Forlì)
Dopo un fitto rastrellamento, i tedeschi radunano sulla piazza tutti gli abitanti del luogo e incendiano le case. Un ragazzo che cercava di nascondersi è impiccato a un albero come esempio. Le donne vengono allontanate. Vengono riuniti ai catturati altri rastrellati e ne vengono fucilati 30. Il Parroco protesta, ma viene ucciso sul posto.

26 luglio
PESCIA
(Pistoia)
Nella frazione di “Collodi”, il comando nazista fu informato che un gruppo di partigiani era nascosto nell’interno della Cartiera Vamberti, cosicché dispose per il rastrellamento. Una pattuglia di soldati tedeschi si recò sul luogo per l’accertamento, ma fu accolta dal lancio di bombe a mano che uccisero un soldato. L’indomani scatta feroce la rappresaglia: numerose case vengono devastate, otto persone sono fermate e condotte al comando per essere interrogate. La mattina del 26 luglio, gli otto sventurati, tra i quali una donna, condotti all’inizio della mulattiera per S. Gennaro, sono obbligati a scavarsi la fossa e fucilati. Due di essi si salvano.

30 luglio
STRA
(Venezia)
Lungo la strada di fondovalle del torrente Tidone, vengono trucidati 9 membri, di una stessa famiglia di contadini, tra cui un bimbo di 2 anni e 5 donne, accusati di aver rifocillato dei partigiani di passaggio.

31 luglio
NIBBIANO
(Piacenza)
Per aver dato asilo ad alcuni partigiani vengono trucidate nelle loro abitazioni 7 donne.

1 agosto
PISA

Una pattuglia di SS per vile delazione, irrompe nell’abitazione di Giuseppe Pardo Roques, Presidente della locale Comunità Israelitica. Sono con lui 12 persone tra correligionari ed amici cattolici, dopo aver sottratto oggetti di antiquariato. preziosi e valuta rinchiudono i 12 uomini in un locale e li assassinano con il lancio di bombe amano e con il fuoco di mitragliatori.

1 agosto
RECOARO TERME
(Vicenza)
Nella piazza principale di Recoaro, per dare un esempio alla popolazione che aveva dimostrato ostilità verso i nazifascisti e che favoriva i Partigiani, vengono fucilati 19 lavoratori.

2 agosto
SAN BIAGIO
(Pisa)
Una squadra di SS naziste irrompe in una casa popolare e, con il lancio di numerose bombe a mano, provoca la strage di 2 persone inermi. A poca distanza, con immutabile spietatezza, assassinano con la mitraglia altre undici persone.

3 / 4 agosto
RIGNANO SULL’ARNO (Firenze)
Un reparto di SS fa irruzione nella villa dell’ing. Roberto Einstein, cugino del grande fisico tedesco, per arrestarlo. Non riuscendo a trovarlo dopo aver tenuto una notte in ostaggio la moglie e le figlie e dopo averle violentate le uccidono.

5 agosto
SAN GIULIANO TERME
(Pisa)
Una formazione di SS, all’imbrunire, cattura 4 giovani ritenuti partigiani; per due giorni vengono sottoposti ad interrogatori e torture, I 4 giovani condotti alla frazione di Asciano vengono allineati ad un muricciolo e passati per le armi.

6 agosto
ANZOLA D’OSSOLA
(Novara)
Dal primo agosto ’44 è in corso “la battaglia del Massone”. La valle del Monte Massone (mt.2161) si apre e scende per diverse località; già dai primi mesi di lotta contro il nazifascismo il luogo è usato da varie formazione partigiane come zona di sosta.Dai primi di agosto tutti i reparti partigiani accampati in Camosca, in Valstrona e nella Valle del Massone sono impegnati in scontri con le forze fasciste provenienti dalla Valsesia per un’operazione di rastrellamento. La battaglia dura parecchi giorni, il nemico è ben equipaggiato e riceve forze “fresche” da usare in battaglia, mentre i partigiani scarseggiano di armi e viveri. Comunque combattendo e spostandosi velocemente i partigiani riescono ad evitare di cadere nelle mani nemiche. Anche una squadra della “Beltrani” riesce ad aprirsi un varco; sono esausti, stanchezza e fame li costringono a scendere ad Anzola D’Ossola, dove parroco e popolazione li rifocillano. I 13 giovani della formazione “Beltrani” pernottano in paese. All’alba purtroppo in paese entra un forte contingente di brigate nere e di tedeschi.I giovani patrioti fra cui Bagaini (che ha appena 16 anni), Mira d’Ercole, Ferri, Paganotto e Rizzoli (ne hanno compiuti 19), Verrua e Morea (21 anni e gli altri non superano i 23 anni, tentano di evitare lo scontro inerpicandosi per uno scosceso sentiero, ma vengono avvistati dal nemico, non essendo in grado di defilarsi decidono di fermarsi e tentare una disperata difesa.Resistono ma le munizioni vengono meno; è la fine. Bagaini, Ferri, Paganotto, Tosi, Verrua, Villa ed il cecoslovacco Jara, rimangono feriti e vengono immediatamente passati per le armi.Gli altri sei: Mira d’Ercole, Mordenti, Morea, Rizzoli, Rossi ed il greco “Aristotele” vengono catturati e trascinati giù sino alla piazza del paese.Il parroco del paese, don Saviani implora e supplica per la salvezza dei giovani; ma riesce ad ottenere solo il permesso di confessare i “condannati a morte”. La gente ammutolita e terrorizzata deve assistere: a colpi di mitra i giovani volti vengono sfigurati.

7 agosto
SAN GIULIANO TERME
(Pisa)
La notte tra il 6 ed il 7 agosto 1944, salgono in località chiamata “La Romagna” sui monti pisani, in azione di vasto rastrellamento. Le truppe del 3° Reich irrompono negli abitati e catturano centinaia di uomini. Gli sventurati vengono selezionati: gli abili al lavoro inviati ai campi di lavoro in Germania i rimanenti trascinati a Nozzano(Lucca) presso il comando nazista. Sono 68 uomini ed una donna di età differente. L’11 agosto dopo ogni sorta di tortura vengono uccisi.

8 agosto
CAMPOMORONE
(Genova)
Per rappresaglia, in seguito alla uccisione di un milite fascista della R.S.I. da parte di un partigiano, “brigatisti neri”, e tedeschi piombano sul piccolo paese e lo distruggono col fuoco. 6 padri di famiglia, catturati vengono fucilati tra le macerie

9 agosto
CASCINA
(Pisa)
La soldataglia nazista, per rappresaglia, in località “Pettori” fucila un uomo e nella zona “Anda d’Arno” altre cinque persone.

9 agosto
ROASIO
(Vercelli)
I partigiani uccidono due tedeschi sulle montagne vicine. Per rappresaglia l’intero paese è incendiato. 11 abitanti, presi a caso, sono fucilati in piazza; 5 giovani tratti dal carcere di Biella vengono impiccati al balcone del Palazzo Comunale e altri 6 ai pali della linea elettrica. 20 ostaggi sono trasportati nei lager, da cui non faranno piùritorno.

9 agosto
S. ROSSORE
(Pisa)
Una squadra di SS naziste penetra in un rifugio per le incursioni aeree, presso le Idrovere di S. Rossore ed uccide barbaramente nove persone che in quel rifugio si erano raccolte, tra esse risaltano 4 giovanette, rispettivamente di 12, 13, 16 e 17anni di età.

10 agosto
944 MILANO
(Piazzale Loreto)
Per dare un esempio alla città di Milano la “brigata nera” di Ettore Muti fucila davanti a una notevole folla 15 antifascisti prelevati dal carcere di S. Vittore. È lo stesso luogo in cui, a liberazione avvenuta, verranno esposti i cadaveri di Mussolini, di Claretta Petacci e dei più noti gerarchi fascisti.

12 agosto
S. ANNA Dl STAZZEMA
(Lucca)
Si tratta di uno degli eccidi più atroci compiuti dai tedeschi nell’Europa occidentale. È la tecnica poi esaltata da Walter Reder, quella cioè che un esercito in ritirata deve lasciare dietro di sé solo “terra bruciata”.La mattina del 12 agosto, 3 colonne naziste avanzano da direzioni diverse da Monte Ornato, dalla strada Pontestazzemese e dalla Foce di Farnocchia. Una quarta colonna ferma sopra Valdicastello bloccando le strade di accesso a S. Anna. Comincia un metodico e scrupoloso rastrellamento e il primo grosso nucleo di prigionieri è raccolto in località Vacchereccia.Poi, da tutte lo parti, con raffiche di mitra e facendo largo uso di lanciafiamme, si inizia l’orrendo massacro. Vengono trucidati 560 abitanti tra cui moltissimi vecchi, donne e bambini. In questo informe ammasso di cadaveri qualche giorno dopo, fuggiti i tedeschi, si potevano identificare solo 390 Martiri.La strage continua nei giorni seguenti, man mano che le truppe si spostano: 14 sono fucilati al Mulino rosso, 6 a Capezzano di Pietra Santa e 53 vengono impiccati a Bardine di S.Ierenzio.

13 agosto
BORGOTICINO
(Novara)
In seguito al fermento, per futili motivi di un soldato tedesco, vengono fucilati in piazza 13 abitanti presi a caso. Il paese è poi interamente dato alle fiamme e a tutti viene impedito di spegnere l’incendio.

14 agosto
NODICA
(Pisa)
Le stesse truppe che passano per Nodica avevano sparato dai camions sui lavoratori solo per infame divertimento, continuano a fare il loro orribile gioco anche attraversando la “bonifica” di Miglanno.Vengono uccisi altri 9 contadini.

14 agosto
PONTE DELLA PIETÀ
(Borgosesia – Vercelli)
Le “Brigate nere” impiccano alla ringhiera del Ponte della Pietà, con filo del telegrafo, 5 partigiani prelevati dal carcere di Borgosesia. Il filo di uno di questi Martiri si spezza nel momento in cui egli è gettato nel vuoto. La vittima viene ripescata e nuovamente impiccata. I corpi rimangono esposti per diversi giorni.

15 agosto
BOVEGNO
(Brescia)
Strage fascista perpetrata contro la popolazione civile, accusata di vettovagliare i partigiani. Molte case sono distrutte e rimangono uccisi 14 cittadini. Il giorno dopo arrivano altri “Brigatisti neri” che infieriscono su alcuni cadaveri costringendo gli abitanti a posare in disgustose fotografie onde documentare l’eccidio. Nei giorni seguenti gli stessi reparti continuano a rastrellare, incendiare e uccidere.

17 agosto
MONTE FEUDO
(Fraz. di Dolcedo – Imperia)
Per sospetta collusione degli abitanti con i partigiani, i tedeschi ammazzano 27 contadini presi a caso.

17 / 19 agosto
BARDINE DI S. TERENZIO
(Fraz. di Fivizzano – Massa)
Questa orribile strage è opera del maggiore Walter Reder, poi responsabile dell’eccidio di Marzabotto. 53 paesani sono rastrellati e portati sul luogo dove due giorni prima vi era stato uno scontro armato tra truppe tedesche e partigiani. Qui vengono prima torturati e poi bruciati vivi. Il pomeriggio dello stesso giorno altri 107 abitanti del luogo, tra cui molti vecchi, donne e bambini, portati a Valla, a circa un chilometro, sono ugualmente brutalmente massacrati.

19 agosto
MUSIGLIANO
(Pisa)
Da truppe in ritirata vengono uccisi 3 contadini, rei di aver attraversato la strada, mentre passava un automezzo delle SS.

20 agosto
PIEVE RIVOSCHIO
(Sarsina – Forlì)
Poiché nel paese si avverte una certa simpatia per le forze della Resistenza, e SS, per dare un esempio e per impressionare la popolazione, fucilano 6 contadini e 2 sacerdoti.

23 agosto
FUCECCHIO
(Pistoia)
Le truppe tedesche in ritirata, assediate di rapina e inferocite per la sconfitta, saccheggiano tutte le case, molte ne distruggono e raccolgono tutti gli abitanti che possono trovare donne e bambini anche molto piccoli. Prima di allontanarsi trucidano120 persone tra cui cittadini di Grosseto, Firenze, Pisa e della provincia di Lucca.

25 agosto
TORLANO
(Fraz. di Nimis – Udine)
Per rappresaglia contro la popolazione maschile che era salita in montagna, le SS raccolgono in una grande stalla 33 tra vecchi, donne e bambini. Dopo averli cosparsi di benzina, li bruciano tutti vivi. E questa una delle stragi più inutili e disumane.

25 agosto
PONTE DEGLI ALLOCCHI oggi PONTE DEI MARTIRI
(Ravenna)
12 giovani, sospettati di favorire la Resistenza, sono catturati dalle “Brigate nere”e, senza alcuna parvenza di processo e nemmeno un interrogatorio, vengono o fucilati o impiccati su questo ponte.

26 agosto
VIGNALE
(Novara)
Già da oltre 3 mesi è trascorso il termine fissato dal Governo di Salò per la chiamata alle armi.Il 25 maggio era l’ultimo giorno per non essere considerati “fuorilegge” e passati per le armi.La maggior parte dei giovani è salita in montagna con i partigiani; altri sono “imboscati” nelle Todt, altri hanno raggiunto la Svizzera ed altri ancora sono nascosti in casali. Nei giorni seguenti al ferragosto del ’44 vengono catturati 13 giovani di cui 9 contadini e 4 operai che vengono condotti nel carcere di Novara.Nei giorni precedenti, le bande partigiane avevano compiuto atti di sabotaggio a treni e ponti locali. I 13 giovani furono immediatamente considerati dal Questore e “boia” Martino e dai suoi sgherri come carne pronta da portare al macello.Nelle prime ore del 26 agosto, Martino fa il suo ingresso nel carcere ed ordina che gli vengano immediatamente consegnati i 13 giovani.A nulla valgono le intercessioni del Monsignore della diocesi di Novara. Con la scusa di ricostruire i 2 ponti fatti saltare dai partigiani i prigionieri vengono divisi in 2 gruppi: sul ponte della Statale rimangono: Giovanni e Natale Diotti, Fausto Gatti, Renato Crestontini, Erminio Sala, Secondo Passera, Iginio Mancini; sono spinti verso il Ponte della Ferrovia: i fratelli Orione e Spartaco Berto, Antonio Denti, Pietro Molinari, Giuseppe Schiarlini e Angelo Saini. La maggior parte dei giovani non supera i 18 anni.Nel frattempo i Militi si danno da fare per convogliare la popolazione di Vignale verso i 2 ponti.Martino dà alcuni ordini, i Militi formano 2 semicerchi attorno ai prigionieri che vengono colpiti da raffiche di mitra.La gente di Vignale costretta ad assistere all’eccidio rimane impietrita; gli sgherri di Martino sghignazzano.

29 agosto
SAN GIULIANO TERME
(Pisa)
In una fossa che si trova nelle vicinanze del “Ponte di Ripafratta” vengono trucidati 24 uomini ed una donna, precedentemente catturati, da un gruppo di SS naziste. Le salme dei trucidati vengono seppellite sul posto.

29 agosto
LA MORRA
(Cuneo)
28 partigiani giovanissimi che si erano arresi e a cui era stata promessa salva la vita, vengono tutti immediatamente fucilati da un reparto della divisione fascista “Monte Rosa”.

29 agosto
PREMOSELLO CHIOVENDA
(Novara)
Siamo nella bassa Val d’Ossola e precisamente nello frazioni di Colloro e Cuzzago. In seguito alla uccisione di un tedesco sorpreso a rubare, vengono date alle fiamme 13 case di abitazione e 35 stalle con tutto il bestiame dentro. Vengono fucilati 4 contadini (2 uomini e 2 donne), molti rimangono feriti e ustionati. 49 lavoratori validi sono deportati nei lager.

6 settembre
FIGLINE
(Fraz. di Prato – Firenze)
Una formazione di SS in fase di ritirata in zona montana a nord di Prato si scontra con una squadra di partigiani ed il combattimento dura a lungo. Esaurite le munizioni, 21 partigiani sono catturati ed 8 partigiani caduti, caricati su carretti, sono trascinati dal luogo dello scontro (Monte Javello) nella frazione di Figline, dove vengono barbaramente impiccati – vivi e Caduti insieme.

7 settembre
CARIGNANO
(Torino)
Per rappresaglia, in seguito ad alcune agitazioni avvenute in città per protestare contro la fame, 8 ostaggi, prelevati dal carcere di Torino, vengono impiccati sulla pubblica strada.

2 / 10 settembre
COMUNE DI MASSA

Le SS naziste massacrarono in numerose località della periferia di Massa ben 40ostaggi custoditi nel Castello-Carcere di Malaspina. Si trattava di Padri della Certosa di Farneta, di diversi ospiti catturati in quella Certosa e di alcuni prigionieri politici.

16 settembre
FORTE MALASPINA
(Carcere di Massa Carrara)
Il 16 settembre 1944, poche ore prima di abbandonare la zona, le SS sgombrano il Forte di tutti i detenuti: precisamente 159 persone. Questi vengono trasportati presso la Chiesa di S. Leonardo sul Frigido, sulla riva destra del fiume, in un punto in cui si aprivano 3 grandi crateri prodotti da bombe aeree. Qui vengono tutti sterminati a raffiche di mitra e quindi ricoperti con uno strato di terra. Nel 1947 le salme furono esumate e solo148 furono identificate attraverso i registri del carcere. Tutti gli altri rimasero ignoti.

27 settembre
CA’ GIUSTINIAN
(Venezia)
Il 26 settembre esplode una bomba a Ca’ Giustinian, che è la sede del comando tedesco, provocando un morto e alcuni feriti. Per rappresaglia vengono prelevati dalle carceri di Venezia 13 giovani che erano stati fermati, Il 27 settembre, presso la Casa del fascio di San Donà di Piave, viene celebrato uno pseudo processo per direttissima ed emanata la sentenza di condanna a morte, I 13 giovani, portati sulle rovine di Ca’ Giustinian, vengono immediatamente fucilati.

27 settembre
LIZZANO IN BELVEDERE
(Bologna)
Nei giorni della ritirata, senza altro motivo che a sete di vendetta e lo smacco per la sconfitta subita, o truppe tedesche di passaggio distruggono totalmente il paese incendiando le case e depredando il bestiame. Vengono massacrati 29 abitanti, tra cui molte donne.

29 settembre
GAGGIO MONTANO
(Bologna)
In seguito alla mancata cattura di alcuni partigiani aiutati dalla popolazione locale, i tedeschi, per rappresaglia, distruggono completamente la frazione di Ronchidoso. Gli uomini sono tutti in montagna e di conseguenza vengono rastrellati solo vecchi, donne e bambini, In complesso i Martiri sono oltre 70 e tra questi anche un bimbolattante.

29 settembre / 5 ottobre
TRA IL SETTA E IL RENO
(Bologna)
Secondo una recentissima documentazione i tedeschi in ritirata compiono in questi luoghi, nel periodo a cui si fa cenno eccidi e massacri almeno in 38 località: e si tratta in prevalenza di vecchi, donne e bambini, dato che gli uomini validi erano nascosti o combattevano con i partigiani. Una fonte tedesca ” Der Fall Reder” del 1978ricorda che in quei giorni il numero dei massacrati è stato almeno di 718 Martiri.

7 ottobre
MARZABOTTO
(Bologna)
Si tratta di uno degli atti di criminalità nazista più rilevanti di tutta la seconda guerra mondiale, che si può paragonare agli eccidi nei campi di streminio per la ferocia e la meticolosità quasi scientifica con cui è stato attuato. Furono 20 giorni (dal 29 settembre al 18 ottobre 1944) di terrore,di angoscia, di dramma per tutta la popolazione dei luoghi toccati da queste truppe ormai in fuga che, alla naturale ferocia e al solito disprezzo per la vita altrui, univano la rabbia violenta degli sconfitti in ritirata. Sono ben 1830 le vittime di un lento e metodico rastrellamento che non ha risparmiato nessuno, attuato dalla divisione delle SS “Adolf Hitler”, con reparti comandati dal maggiore Walter Reder. Furono massacrati, senza distinzione per donne, vecchi e bambini, tutti gli abitanti che popolavano la zona di Monte Sole e delle alture circostanti; furono profanate Chiese e Cimiteri; furono bruciate tutte le abitazioni civili. Tale rastrellamento fu poi considerato dai nazisti talmente perfetto da essere portato a modello nel manuale di addestramento alla guerra antipartigiana dei reparti specializzati delle SS (“Bandenbekampfung in Oberitalien”).

7 ottobre
CAMPAGNOLA
(Reggio Emilia)
In seguito a una azione dei GAP locali, che aveva portato alla sottrazione di alcune armi, vengono catturati Pietro Bettini di 64 anni e il figlio, abitanti del luogo. La loro casa è bruciata e i due fucilati sulle macerie.

8 ottobre
CASALECCHIO
(Bologna)
13 partigiani catturati dalle SS qui vengono torturati e seviziati. Stretti alla gola con filo spinato, vengono legati a dei pali confitti in terra in cerchio e qui lasciati in agonia. Solo dopo altre dodici ore sono finiti con un colpo di pistola alla tempia.

13 ottobre
MANNO
(Fraz. di Toano – Reggio Emilia)
Un reparto di SS sorprende 14 giovani partigiani di Sassuolo. Dopo aver dato fuoco alla casa li cattura, I partigiani vengono prima torturati, quindi impiccati con filo di ferro.

Notte 16 / 17 ottobre
MASSALOMBARDA
(Ravenna)
Le SS dopo aver catturato 10 membri della famiglia Baffe, noti per il loro antifascismo,li sottopongono ,a terrificanti torture per conoscere informazioni sui partigiani della zona. Tra l’altro a qualcuno vengono trafitte le pupille con grossi aghi. Nessuno parla e allora la rabbia tedesca si sfoga in un orribile massacro. Tutti uccisi e con loro trovano la morte anche altri 13 paesani. Le case vengono rase al suolo.

24 Ottobre
NOVARA
(Piazza Francesco Crispi)
Bellandi Giovanni, Bertona Ludovico, Fizzoni Aldo. Largo Cavour:
Ama Vittorio, Campagnoli Mario, Lavizzari Emilio, Piccini Giuseppe.
Nel pomeriggio del 24 ottobre una squadraccia fascista capeggiata da Pasqualy e Martino (reduci dal saccheggio e dall’eccidio di Castelletto di Momo) entrano negli uffici delle carceri di Novara si fanno consegnare tre detenuti, Ludovico Bertona, Aldo Fizzotti, il giovane ferito Giovanni Bellandi e li giustiziano sul posto. Dalle celle vengono poi strappati fuori i patrioti Piccini e Lavizzati che, militi nella polizia ferroviaria, davano informazioni al CLN e alle loro Formazioni partigiane (” Matteotti ” e ” Rabellotti “) e poi gli studenti Campagnoli ed Ama della ” Matteotti “. Vengono portati di notte in largo Cavour e trucidati.
I corpi vengono ammonticchiati lungo il muro di cinta del Menabrea e vi rimangono, sotto la pioggia, tutta la notte; l’ordine di Pasqualy è di non lasciare avvicinare nessuno. Nonostante l’ordine perentorio del Questore, nella notte, mani pietose ricompongono le salme e le ricoprono di garofani rossi.
Prima di lasciare largo Cavour, il Pasqualy, arrogante e alzando il tono della voce in modo da farsi sentire da tutti i suoi sgherri, rivolto al suo autista ordina: ” Adesso l’aperitivo l’ho preso, portami a cena perchè ho fame”.

2 novembre
MUINA
(Fraz. Di Ovaro Udine)
150 cosacchi, aggregati alle S.S. tedesche, per desiderio di preda saccheggiano il paese. Alla fine lo incendiano e, senza alcun motivo massacrano 12 lavoratori.

Notte 16 / 17 novembre
LE GORECCIO
(Reggio Emilia)
Si tratta di un piccolo villaggio montano del tutto isolato, sede del distaccamento “Fratelli Cervi” della XV Brigata Garibaldi. Nella notte tra il 16 e 17 novembre 24 partigiani vengono sorpresi nel sonno e scannati sul posto.

25 novembre
BERGAMO

Il 25 novembre 1944 la OP, agli ordini del Cap. Aldo Rosmini attaccava Cornalba – un paese in Val Serina – dove aveva sede il comando della Brigata partigiana Giustizia e Libertà’ “XXIVMaggio”. Dieci furono i partigiani uccisi in quell’operazione, compresi i responsabili della formazione, a cui si aggiunsero altre cinque vittime, durante il rastrellamento del 1° dicembre, ad opera dei militi della Guardia forestale di San Pellegrino Terme”.

Dicembre
SABBIUNO
(Bologna)
Più di cento detenuti politici, tratti da vari carceri, vengono portati di nascosto, facendo carichi notturni, in questa località a 3 chilometri da Castelmaggiore. Qui vengono tutti massacrati a raffiche di mitra e gettati in un profondo calanco. Questa orrenda strage sarà scoperta solo dopo la liberazione di Bologna. Impossibile l’identificazione delle vittime.

3 dicembre
RIO GORDALE
(Imperia)
Paesino posto nei pressi di Castel Vittorio. Un centinaio di soldati tedeschi e di militi fascisti mentre si trasferiscono su automezzi, sono fatti segno a qualche colpo di fucile. Nessun ferito. Per rappresaglia circondano il paese, lo saccheggiano, traggono dai loro letti 26 contadini, uomini e donne, e li fucilano in aperta campagna. Nello stesso luogo, qualche giorno prima, erano stati uccisi altri 7 abitanti.

17 / 21 dicembre
SESSO
(Reggio Emilia)
Per rappresaglia e per incutere terrore nella popolazione, che chiaramente aveva dimostrato avversione per l’occupazione nazifascista, la Guardia Nazionale Repubblicana effettua ampi rastrellamenti nelle campagne e fucila 23 contadini.


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