Misaak Manouchian (Michel) – Francia
Misaak Manouchian (Michel) – Francia
Felicità a coloro che ci sopravvivranno e gusteranno
la dolcezza della libertà, della pace di domani.
Sono sicuro che il popolo francese e tutti
i combattenti della libertà sapranno onorare
degnamente la nostra memoria.
Misaak Manouchian (Michel)
Di anni 38 – giornalista e poeta – nato ad Adi-Yaman (Armenia turca) nel 1906 -. Figlio di combattente caduto nella lotta del popolo armeno contro le persecuzioni turche – dal 1935 segretario del Comitato Centrale di Soccorso per l’Armenia Sovietica e redattore del giornale armeno « Zongou » — Mobilitato in Francia nel 1939, poi smobilitato, si unisce alle organizzazioni della resistenza francese — Dopo una serie di azioni contro le truppe occupanti e le loro installazioni, è nominato capo del gruppo F.T.P. degli immigrati della regione parigina* -, Catturato nel novembre 1943 – tradotto nelle carceri di Fresnes -. Nel processo che è stato detto « dei ventiquattro stranieri » e che ha luogo a Parigi il 17-18 febbraio 1944 nell’Hotel Continental, sede del Tribunale Militare tedesco, gli vengono attribuite 56 azioni con un bilancio di 150 morti e 600 feriti ** _
Fucilato il 21 febbraio 1944, al Mont-Valérien (Parigi)
con ventidue suoi compagni.
21 febbraio 1944
Mia cara Méline,
mia orfanella beneamata,
fra qualche ora non sarò piú di questo mondo. Saremo fucilati questo pomeriggio alle quindici. Ciò mi capita come un incidente nella Vita: non ci credo, eppure so che non ti vedrò mai piú. Cosa posso scriverti? Tutto in me è confuso e allo stesso tempo chiaro.
Mi ero arruolato nell’armata della liberazione quale soldato volontario, e muoio a due palmi dalla vittoria e dalla mèta.
Felicità a coloro che ci sopravvivranno e gusteranno la dolcezza della libertà, della pace di domani. Sono sicuro che il popolo francese e tutti i combattenti della libertà sapranno onorare degnamente la nostra memoria. Al momento di morire, proclamo che non porto alcun odio verso il popolo tedesco… Ciascuno avrà ciò che si merita, come punizione e come ricompensa. Il popolo tedesco e tutti i popoli vivranno in pace e in fraternità dopo la guerra che non durerà più a lungo. Felicità a tutti!
Ho il profondo dispiacere di non averti resa felice. Avrei ben voluto avere un bambino da te, come tu sempre volevi. Ti prego dunque senz’altro di sposarti, dopo la guerra, e di avere un bambino per adempiere alla mia ultima volontà. Sposa qualcuno che possa renderti felice. Tutti i miei beni e la mia roba, li lascio a te, a tua sorella e ai miei nipoti. Dopo la guerra potrai far valere il tuo’ diritto alla pensione di guerra quale moglie mia, perché muoio da soldato regolare dell’Armata francese di liberazione.
Con l’aiuto degli amici miei che vorranno « onorarmi », farai pubblicare i miei poemi e i miei scritti… Porterai i miei saluti, se possibile, ai miei parenti in Armenia. Morirò fra poco insieme ai miei 23 compagni, con il coraggio e la serenità di un uomo che ha la, coscienza ben tranquilla.
Oggi cè il sole. E guardando al sole e alla natura che ho tanto amato che dirò addio alla vita e a voi tutti, mia a carissima moglie e miei carissimi amici… Ti abbraccio forte forte, e così tua sorella e tutti gli amici che mi conoscono da vicino e da lontano.
Vi stringo tutti al cuore, addio.
Tuo amico, tuo compagno, tuo marito lo
Michel Manouchian
Note
* Si componeva di quattro distaccamenti, uno nella quasi totalità di ungheresi e rumeni, il secondo di ebrei, il terzo prevalentemente di polacchi e il quarto di italiani, spagnoli e armeni. Gli uomini migliori dei quattro distaccamenti costituivano una squadra agli ordíní diretti di Manouchian. I F.T.P. immigrati compiono numerose fra le piú audaci imprese a Parigi e dintorni (cfr. Pages de Gioire, pp. su 121-44)
** Il processo fu appositamente montato e ampiamente sfruttato dalla propaganda nazista e collaborazionista. Furono condannati a morte 23 dei 24 imputati e cioè: due turchi armeni, uno spagnolo, cinque italiani, tre ungheresi, otto polacchi e tre francesi del medesimo gruppo. Il ventiquattresimo imputato, la rumena Golda Bancic, fu condannata invece in un successivo processo e decapitata con la scure, due mesi piú tardi, a Stoccarda (Germania).
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