Italia – Lettere condannnati a morte

 

Sono Caduti per la “Libertà”

Con il nome della “Patria sulle labbra

E “Bandito” sul cartello al collo dell’impiccato

Lettere di Condannati a morte della Resistenza Italiana

Introduzione

Nei venti mesi fra l’armistizio italiano (8 settembre 1943 e la liberazione dell’ultimo lembo del territorio nazionale (primi di maggio 1945) le perdite italiane per opera dei tedeschi e fascisti (sulle quali non esistono dati ufficiali aggiornati) si possono cosí riassumere:

30896 partigiani caduti o giustiziati in Italia su336.516 a cui è stata riconosciuta la qualifica di partigiano. Le cifre più alte si hanno nel Veneto (6392), in Emilia (6084), in Piemonte (5598)e in Lombardia (5098). Tali cifre della « Commissione Riconoscimento Qualifica Partigiani che hanno combattuto all’Estero », aggiornate a tutto il 1953, sono inferiori alla realtà in quanto un certo numero di casi non è mai giunto all’esame di detta Commissione. Le donne partigiane giustiziate furono (secondo un calcolo del 1946, presumibilmente incompleto 623

da 35 mila, a seconda delle valutazioni di diverse fonti, caduti, giustiziati o dispersi combattendo nei movimenti di liberazione all’estero; si tratta militari sorpresi in altri Paesi dall’armistizio (Albania, Grecia, Cefalonia e isole dell’Egeo, Francia, Jugoslavia e altri Paesi) e, specie per la Francia, antifascisti esuli;

– 8392 deportati politici (secondo i dati dell’Enciclopedia Italiana, Appendice II,

Campi di Concentramento ») su43 mila (di cui2750 donne), fatti morire o uccisi nei campi di concentramento tedeschi (soprattutto a Mauthausen, Buchenwald, Auschwitz, Dachau, Flossenburg, Gusen);

33.000 Circa militari (secondo: MINISTERE DES AFFAIRES ENTRANGÉRES, Le Concours Italien a la guerre contre l’Alemagne Roma1946 su circa 640 mila deportati in Germania (il 98,97 % dei quali si rifiutò di collaborare coi tedeschi), A causa di stenti, maltrattamenti, ecc., o uccisi in seguito a tentata fuga;

9980 vittime di atrocità di guerra (eccidi, rappresaglie, ecc.) con la cifra massima in Toscana (4461). Anche questa cifra della suddetta Commissione di Riconoscimento, è di gran lunga inferiore alla realtà, molti essendo i casi in i famigliari superstiti non hanno fatto la domanda di riconoscimento.

I primi combattimenti e quindi le prime vittime del periodo della resistenza armata si hanno a partire dallo stesso giorno dell’armistizio italiano; sono militari che rivolgono le armi contro i tedeschi, sono i difensori di Roma, sono i primiPartigiani fucilati e impiccati e i primi gruppi di civili, soprattutto contadini delmezzogiorno d’Italia (e le loro donne e bambini), vittime di una serie di eccidi con una centinaia di vittime; e anche il Nord, e precisamente il Piemonte, già dal settembre 1943 ha il suo primo drammatico episodio con i 57 contadini bruciati vivi a Boves (Cuneo).

Fra la fine del 1943e il principio del 1944 si affianca all’azione tedesca quella delle organizzazioni poliziesche, paramilitari e, piú tardi, militari, della « Repubblica Sociale Italiana»: Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.), Brigate Nere, Legione Autonoma « E. Muti », Legione Autonoma « Tagliamento », Decima Mas, Raggruppamento Antipartigiano (R.A.P.), Reparti Arditi Ufficiali (R.A.U.), .Addestramento Reparti Speciali (C.A.R.S.) ecc., oltre alle quattro divisioni addestrate in Germania. Il loro apporto diretto e indiretto alle persecuzioni e atrocità contro i resistenti fu per tutta la durata della guerra grandissimo; limitate invece , rispetto a quelle compiute dai tedeschi, le atrocità nei confronti della popolazione civile. Il funzionamento dei loro tribunali, come anche di quelli tedeschi, cominciò con un certo ritardo sull’inizio delle persecuzioni e condanne i morte (il che spiega, almeno in parte, la mancanza di Lettere per i primi mesi della resistenza); segui una ridda di « tribunali », in parte di comandi militari , tedeschi e fascisti, in parte ricostituzione di vecchi organismi quali il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, in parte ancora nuovi organismi quali i tribunali Co.Gu. (Contro Guerriglia). Alla confusione delle competenze s’aggiunse, la varietà delle procedure, le incertezze dello pseudogoverno fascista, gli arbitri, talvolta il doppio gioco di elementi fascisti, per cui presumibilmente anche uno studio approfondito su questa materia difficilmente potrebbe indicare il perchè, delle esecuzioni capitali avvenute in sede di cattura rispetto a quelle avvenute , rinvio a giudizio, rispetto ancora alle pene minori (detenzione o deportazioni) comminate per «reati» (come la diserzione, l’appartenenza a formazioni armate il favoreggiamento) per i quali era prevista la pena di morte.

Il ritmo delle esecuzioni capitali fu massimo nella primavera-estate 1944 e nella primavera1945in concomitanza con le spinte offensive degli Alleati e l’intensificarsi dell’azione partigiana. Ma non vi furono periodi di tregua. Tedeschi e fascisti continuarono a fucilare e impiccare anche quando in essi subentrò il senso della sconfitta e il panico, fino alla vigilia stessa della loro capitolazione. Numerosi furono gli episodi in cui decine di partigiani furono giustiziati, uccisi sul luogo della cattura, o dopo sommario processo, o per rappresaglia; riempite le vecchie prigioni, se ne istituirono ovunque di improvvisate; la tortura fu prassi comune, portata all’estrema esasperazione nelle sedi delle S.S., della Gestapo, nelle ville ed appartamenti appositamente attrezzati da sicari avventurieri (quali la « banda Kock » e la « banda Carità ») dalle cui mani ben pochi uscirono vivi.

Le esecuzioni avvennero in gran parte per fucilazione alla schiena; in un numero minore di casi, praticati dai tedeschi ma raramente dai fascisti, per impiccagione (il numero degli impiccati ammonterebbe a 709. Altri furono finiti in modi barbari (gettati nei burroni, bruciati vivi, uncinati, uccisi a colpi di pietra, di baionetta) o raffinatamente crudeli.

Fra tanti episodi si staccano, sia per l’organico’ piano con cui furono programmati che per l’eccezionale numero ,delle. vittime (in gran parte donne, bambini e vecchi), gli eccidi compiuti nell’agosto-settembre 1944 contro la popolazione di interi villaggi dell’Appennino tosco-emiliano. Le tappe furono: 12 agosto, a Sant’Anna di Stazzema, 560 trucidati; 19 agosto, a Valla, 107 trucidati e, a San Terenzo, 53impiccati; 24 agosto, a Vinca, 200 trucidati; 15 settembre, al Frigido, 108 trucidati; e infine, dopo alcuni episodi minori, a Marzabotto, 29-30 settembre-1° ottobre, 1830 trucidati.

Fra gli episodi di fucilazione di detenuti politici a titolo di rappresaglia, va ricordato quello delle Fosse Ardeatine presso Roma, in cui caddero (24 marzo 1944) 335 patrioti. Fra i casi piú drammatici, quello dei sette fratelli Cervi, di Campegine (Reggio Emilia), fucilati insieme per rappresaglia, l’eccidio della famiglia Baffè di Massalombarda (Ravenna) di cui dieci membri furono assassinati e, l’eccidio della famiglia Zebri di Marzabotto (Bologna) della quale furono assassinati otto membri.

In merito alle persecuzioni razziali, P« Unione Comunità Israelitiche » di Roma fornisce i seguenti dati: internati nei campi per ebrei in Italia (insieme a ebrei di altre nazionalità), presi dai tedeschi dopo 1’8 settembre 1943 e deportati nei campi tedeschi: 8360, di cui 533 bambini; solo 611 hanno fatto ritorno. Tale cifra è —comprensiva di quegli ebrei, in numero tuttavia relativamente esiguo, trucidati dai tedeschi nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre 1943. Per il resto le vicende delle persecuzioni razziali si confondono con quelle delle persecuzioni politiche.

Le perdite, infine, delle forze armate combattenti in Italia e in Corsica a fianco
degli, Alleati furono (secondo dati del Ministero degli Esteri pubblicati nel 1946)
10467 uomini fra morti e dispersi; tali perdite, nel periodo fra il 10 giugno 1940
e l’8 settembre 1943, erano state (secondo dati pubblicati dal Ministero della Difesa nell’agosto1953) di 261 398 uomini.

 

 

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