Mordechaj Anielewicz – Polonia

Mordechaj Anielewicz – Polonia

Il sogno della mia vita è ormai realizzato. L’autodifesa ebraica nel ghetto è ormai un fatto compiuto. È stata realizzata la resistenza armata degli ebrei. Io sono il testimone delle grandi lotte eroiche degli ebrei rivoltosi.

Mordechaj Anielewicz
Di anni 24 – studente – nato a Varsavia nel 1919 -. Già prima dell’invasione tedesca è uno dei capi dell’organizzazione che si va creando per resistere ai pogroms condotti contro gli ebrei di Varsavia – dopo l’invasione tedesca si reca a Vilno dove si occupa dell’evacua­zione degli ebrei diretti in Palestina ritornato a Varsavia, diventa membro del Comitato Centrale degli Hechalutz (« Pionieri ») e dirige il foglio clandestino « Neged Hazerem ), («Controcorrente ») – si reca quindi a Czestochowa (Slesia) dove organizza il gruppo «Haganah ), (« Difesa ») – dal marzo al giugno 1942 è membro del Consiglio del Blocco Antifascista del ghetto di Varsavia – dall’ottobre 1942 è comandante dell’organizzazione ebraica di combattimento Z.O.B. – è il comandante in capo dell’insurrezione del ghetto di Varsavia *

Ucciso in circostanze non note l’8 mangio 1943 nel ghetto di Varsavia
Decorato della Croce di Grunwald.

(Lettera indirizzata a un emissario che agiva per conto del comando del ghetto nei quartieri ariani della città).

Varsavia, il Ghetto, 23 aprile 1943
Ciò che noi abbiamo passato è impossibile esprimerlo con parole.
Ci rendiamo conto che ciò che è successo supera tutti i nostri sogni più audaci.
I tedeschi furono costretti a fuggire dal ghetto per ben due volte. A uno dei nostri reparti riuscì di rimanere sulla propria posizione 40 minuti, a un altro reparto 6 ore. Una mina da noi posta nel recinto delle fabbriche di spazzole è scoppiata. Alcuni nostri reparti aggredirono i tedeschi e li cacciarono via. Le nostre perdite in uomini sono minime, anche questo è una vittoria. I. morì eroicamente mentre sparava con una mitragliatrice.
Sento che stiamo facendo una grande cosa, che quello che ci siamo decisi a fare ha una grande importanza.
Da oggi in poi passiamo ad adottare la tattica di lotta partigiana. Stanotte vanno in azione tre reparti. Hanno due compiti: ricognizione e conquista di armi. Ricordatevi: le armi corte non hanno per noi nessun valore. Le adoperiamo di rado. Abbiamo urgente bisogno di bombe a mano, fucili mitragliatori ed esplosivi.
È impossibile descrivere in che condizioni vivono gli ebrei nel ghetto. Soltanto pochi sapranno sopportare tutto questo, tutti gli altri dovranno prima o poi perire. Il loro destino è segnato. In quasi tutti i « bunkers », nei quali si nascondono migliaia di ebrei, è impossibile accendere una candela per mancanza d’aria.
Ti saluto mio caro, chissà se c’incontreremo ancora. Il sogno della mia vita è ormai realizzato. L’autodifesa ebraica nel ghetto è ormai un fatto compiuto. È stata realizzata la resistenza armata degli ebrei. Io sono il testimone delle grandi lotte eroiche degli ebrei rivoltosi.
Mordechai Anielewicz

Note
* L’attacco tedesco, cominciato il 10 aprile 1943, doveva portare, secondo il piano del gene­rale delle S.S. Stroop, all’eliminazione totale del ghetto. La lotta, da lungo tempo organizzata e condotta con disperata decisione, finí solo il 16 maggio. Per altri mesi tuttavia continuarono ad agire piccoli nuclei di resistenti armati. Circa 8 mila ebrei caddero in combattimento, altri 5 o 6 mila furono bruciati vivi nelle case e circa 50 mila deportati a Treblinka e in altri campi di eliminazione.

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