Archivio mensile:febbraio 2018

Giulio Stocchi A lungo discussero

Giulio Stocchi

A lungo discussero

A lungo discussero il pro e il contro,

lamentando tutti il disordine che era grande,

la minaccia che li sovrastava. E infine, vennero

a una decisione, gli abitanti delle città

Presero ad erigere dovunque strumenti di morte,

e si vide gente mite invocare sangue, e

nelle piazze si levavano i supplizi, e

alla loro paura diedero il nome di giustizia

Dunque, ciò che volevano bandire, la guerra,

impose le sue leggi, il suo passo spietato

Merce divennero, e numeri, nella conta

ormai dilagante che li inghiottiva, lividi

riflessi di uno specchio muto, affondando,

trascinati loro malgrado nel gorgo:

e il resto, puoi chiederlo al vento

Violetta Parra Grazie alla vita




Violetta Parra

Grazie alla vita
*
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato due stelle che quando le apro
perfetti distinguo il nero dal bianco,
e nell’alto cielo il suo sfondo stellato,
e tra le moltitudini l’uomo che amo.
*
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato l’ascolto che in tutta la sua apertura
cattura notte e giorno grilli e canarini,
martelli turbine latrati burrasche
e la voce tanto tenera di chi sto amando.
*
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il suono e l’abbecedario
con lui le parole che penso e dico,
madre, amico, fratello luce illuminante,
la strada dell’anima di chi sto amando.
*
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi,
con loro andai per città e pozzanghere,
spiagge e deserti, montagne e piani
e la casa tua, la tua strada, il cortile.
*
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il cuore che agita il suo confine
quando guardo il frutto del cervello umano,
quando guardo il bene così lontano dal male,
quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari.
*
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto,
così distinguo gioia e dolore
i due materiali che formano il mio canto
e il canto degli altri che è lo stesso canto
e il canto di tutti che è il mio proprio canto.
*
Grazie alla vita che mi ha dato tanto

Trilussa – Natale di guera

 

Trilussa

Natale di guera

Ammalapena che s’è fatto giorno

la prima luce è entrata ne la stalla

e er Bambinello s’è guardando intorno.

*

– che freddo, mamma mia! Chi m’arripara?

che freddo, mamma mia! Chi m’arriscalla?

– Fijo, la legna è diventata rara

e costa troppo cara pe’ compralla…

*

– E l’asinello mio dov’è finito?

– Trasporta la mitraja

sur campo de battaja: è requisito.

– Er bove? – puro quello fu mannato ar macello

*

– Ma li Re Maggi arriveno?

– E’ impossibbile perchè nun c’è la stella che li guida;

la stella nun vô uscì: poco se fida

pe’ paura de quarche diriggibile…

*

– Er Bambinello ha chiesto:

– Indove stanno tutti li campagnoli che l’antr’anno

portaveno la robba ne la grotta?

*

Nun c’è neppuro un sacco de la polenta,

nemmanco una frocella de ricotta…

– Fijo, li campagnoli stanno in guerra,

tutti ar campo e combatteno.

*

La mano che seminava er grano

e che serviva pe’ vangà la terra

addesso viè addoprata unicamente

per ammazzà la gente…

*

Guarda, laggiù, li lampi de li bombardamenti!

Li senti, Dio ce scampi, li quattrocentoventi

che spaccano li campi?

*

– Ner di’ così la Madre der Signore

s’è stretta er fijo ar core

e s’è asciugata l’occhi co’ le fasce.

*

Una lagrima amara per chi nasce,

una lagrima dòrce per chi more…

Trilussa Il testamento di un albero





Trilussa
Il testamento di un albero
Un Albero di un bosco
chiamò gli uccelli e fece testamento:
– Lascio i fiori al mare,
lascio le foglie al vento,
i frutti al sole e poi
tutti i semi a voi.
A voi, poveri uccelli,
perché mi cantavate le canzoni
nella bella stagione.
E voglio che gli sterpi,
quando saranno secchi,
facciano il fuoco per i poverelli.
Però vi avviso che sul mio tronco
c’è un ramo che dev’essere ricordato
alla bontà degli uomini e di Dio.
Perché quel ramo, semplice e modesto,
fu forte e generoso: e lo provò
il giorno che sostenne un uomo onesto
quando ci si impiccò.

Dylan Thomas – La morte non avrà più dominio

Dylan Thomas

E la morte non avrà più dominio

E la morte non avrà più dominio.

I morti nudi saranno una cosa

Con l’uomo nel vento e la luna d’occidente;

Quando le loro ossa saranno spolpate e le ossa pulite scomparse,

Ai gomiti e ai piedi avranno stelle;

Benché impazziscano saranno sani di mente,

Benché sprofondino in mare risaliranno a galla,

Benché gli amanti si perdano l’amore sarà salvo;

E la morte non avrà più dominio.

E la morte non avrà più dominio.

Sotto i meandri del mare

Giacendo a lungo non moriranno nel vento;

Sui cavalletti contorcendosi mentre i tendini cedono,

Cinghiati ad una ruota, non si spezzeranno;

Si spaccherà la fede in quelle mani

E l’unicorno del peccato li passerà da parte a parte;

Scheggiati da ogni lato non si schianteranno;

E la morte non avrà più dominio.


E la morte non avrà più dominio.

Più non potranno i gabbiani gridare ai loro orecchi,

Le onde rompersi urlanti sulle rive del mare;

Dove un fiore spuntò non potrà un fiore

Mai più sfidare i colpi della pioggia;

Ma benché pazzi e morti stecchiti,

Le teste di quei tali martelleranno dalle margherite;

Irromperanno al sole fino a che il sole precipiterà;

E la morte non avrà più dominio.

Armando Amprino (Armand0) Lettere di cndannati a morte

 


sacrificio

È destino dei popoli che il loro cammino
verso la libertà e la giustizia sociale sia
segnato dal sangue dei suoi martiri,
forse perché questo cammino non sia smarrito,
ma chi muore per una causa giusta, vive sempre
nel cuore di chi per questa causa si batte.”


Armando Amprino (Armando)
Di anni 20 – meccanico – nato a Coazze (Torino) il 24 maggio 1925 -. Partigiano della Brigata ” Lullo Mongada “, Divisione Autononia ” Sergio De Vitis “, partecipa agli scontri del maggio 1944 nella Valle di Susa e a numerosi colpi di mano in zona Avigliana (Torino) -. Catturato nel dicembre 1944 da pattuglia RAU (Reparto Arditi Ufficiali), alla Barriera di Milano in Torino – tradotto alle Carceri Nuove di Torino Processato dal Tribunale Co.Gu. (Contro Guerriglia) di Torino Fucilato il 22 dicembre 1944, al Poligono Nazionale del Martinetto in Torino da plotone di militi della GNR, con Candido Dovis.


Dal Carcere, 22 dicembre 1944
Carissimi genitori, parenti e amici tutti,
devo comunicarvi una brutta notizia. Io e Candido, tutt’e due, siamo stati condannati a morte. Fatevi coraggio, noi siamo innocenti. Ci hanno condannati solo perché siamo partigiani. Io sono sempre vicino a voi.       
Dopo tante vitacce, in montagna, dover morir cosí… Ma, in Paradiso, sarò vicino a mio fratello, con la nonna, e pregherò per tutti voi. Vi sarò sempre vicino, vicino a te, caro papà, vicino a te, mammina.                                
Vado alla morte tranquillo assistito dal Cappellano delle Carceri che, a momenti, deve portarmi la Comunione. Andate poi da lui, vi dirà dove mi avranno seppellito.               Pregate per me. Vi chiedo perdono, se vi ho dato dei dispiaceri.
Dietro il quadro della Madonna, nella mia stanza, troverete un po’ di denaro. Prendetelo e fate dire una Messa per me. la mia roba, datela ai poveri del paese.  Salutatemi il Parroco ed il Teologo, e dite loro che preghino per me. Voi fatevi coraggio. Non mettetevi in pena per me. Sono in Cielo e pregherò per voi. Termino con mandarvi tanti baci e tanti auguri di buon Natale. Io lo passerò in Cielo. Arrivederci in Paradiso.
Vostro figlio Armando
Viva l’Italia! Viva gli Alpini




Tratto da
Lettere di condannati a morte
Della
Resistenza Italiana


Einaudi Editore 1952

Aristide, Nello e Lucano Orsini Lettere condannti a morte

 


 

sacrificio

 

È destino dei popoli che il loro cammino

verso la libertà e la giustizia sociale sia

segnato dal sangue dei suoi martiri,

forse perché questo cammino non sia smarrito,

ma chi muore per una causa giusta, vive sempre

nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Aristide, Nello e Lucano Orsini

Aristide di anni 45 – Commerciante – nato a Orbetello (Grosseto) il 18 febbraio 1899 residente a Lugo di Romagna – Dal 1924 sorvegliato perché militante del Partito Repubblicano ed attivo antifascista – Dopo 1’8 settembre 1943 è membro del C.L.N. della Romagna – raccoglie e smista viveri, indumenti e fondi per le formazioni romagnole – diffonde stampa clandestina.


Nello, nipote di Aristide, di anni 30 – impiegato – nato a Lugo di Romagna – (Ravenna) il 25 giugno 1914 -. Repubblicano ed attivo antifascista – dopo l’8 settembre ’43 è Partigiano a Bobbio Pellice (Torino) – rientrato a Lugo tiene il collegamento fra la città e le formazioni partigiane del circondario trasporta rifornimenti’ ed armi.

Luciano, figlio di Aristide, di anni 22 laureando in Medicina – nato a Lugo di Romagna 14 4 luglio 1922 -. Dopo 1’8 settembre ’43 partecipa alla redazione di giornali clandestini – è membro del Comitato Organizzativo dei giovani repubblicani romagnoli

Arrestati il 22 agosto 1944 da militi delle Brigate Nere, Aristide e Luciano nella Villa S. Martino di Lugo, Nello in una strada di Lugo – tradotti nella Casa del Fascio di Lugo, poi nelle carceri di Ravenna quali ostaggi. Il giorno 22 agosto, in seguito al ferimento, pare accidentale, di due soldati tedeschi, undici ostaggi vengono prelevati dalle carceri di Ravenna e consegnati ai tedeschi  -. Sei di essi vengono fucilati al Camerlone di Ravenna – i rimanenti cinque vengono impiccati a Savarna (Ravenna), l’uno dopo l’altro alla medesima betulla, nel seguente ordine: Ivo Calderoni – Giuseppe Fiammenghi – Nello Orsini – Aristide Orsini – Luciano Orsini.


(Messaggi scritti su di un unico foglio, affidato ad un compagno di prigionia. e rinvenuto sulla salma di questi, fucilato quale ostaggio alla Camerlona).

Addio Renza, addio: ti ho chiesto un giorno la promessa che tu non ti cristallizzerai in un ricordo se fosse successo quello che sta ora per succedere. Ricordati solo di me per i tuoi figlioli. Addio.

Addio, mamma, addio a tutti

Luciano


Mamma adorata,

muoio sereno e tu cerca di essere forte e stare con Lucia. Ti bacio e a te l’ultimo mio pensiero.

Bacia Gilda e Bruna

Nello


Addio cari tutti, mamma, Emma, Fulvia, Renza e tutti miei cari. Baci

Aristide


(Scritto su di un biglietto ritrovato nel portafoglio di Nello Orsini).

I Tedeschi per ordine dei Fascisti mi anno impiccato. Baci addio mamma.


 


 


Tratto da

Lettere di condannati a morte

Della

Resistenza Italiana


Einaudi Editore 1952