Bulgaria – Lettere di condannati a morte


Sono Caduti per la “Libertà”

Con il nome della “Patria sulle labbra

E “Bandito” sul cartello al collo dell’impiccato

  

Lettere di condannati a morte – Bulgaria 

Introduzione

La resistenza dell’antifascismo bulgaro, e quindi l’inizio delle sue perdite in vite umane, va fatta risalire al colpo di stato di A. Cankov (9 giugno 1923), a cui segue (14 giugno) l’assassinio del capo del movimento agrario, A. Stamboliiski, l’arresto dei dirigenti dello stesso movimento e di circa duemila comunisti (prima metà di settembre), e la fallita insurrezione popolare (seconda metà di settembre) con rappresaglie che costarono molte centinaia, se non migliaia, di vittime. Una seconda e ben maggiore ondata di terrore percorse il Paese in seguito all’attentato nella chiesa Sveta Nedelija (aprile 1925) in cui perirono diversi esponenti del regime di Cankov; si calcolano intorno ai 10 mila i cittadini fucilati, impiccati, bruciati vivi, o fatti morire durante gli interrogatori. Attraverso le successive vicende e malgrado una certa attenuazione del regime totalitario (con il governo cosiddetto del Blocco Nazionale nel 1931 e la restaurazione del Parlamento nel 1938, eletto tuttavia sotto gravi pressioni poliziesche), la persecuzione dei dirigenti del movimento operaio continuò sistematica, accentuandosi in occasione di manifestazioni proletarie (quali quelle del 10 maggio) e di grandi scioperi (come quelli del 1926, del 1938, del 1940). Vi sono numerose famiglie in B. che hanno perso nelle varie fasi della resistenza uomini di tre generazioni. Si calcola che il numero complessivo delle vittime antifasciste nel primo periodo delle repressioni e persecuzioni raggiunga i 30 mila morti.

Secondo dati ufficiali le condanne a morte pronunciate dai soli tribunali militari ed eseguite fra il 1942 e il 1944 furono 1.133. Non si è potuto conoscere la cifra complessiva delle esecuzioni capitali pronunciate da altri tribunali, bulgari o tedeschi. Nel solo mese di giugno 1944, secondo un rapporto dell’allora capo della « Sicurezza dello Stato» della Direzione di Polizia, 555 patrioti furono giustiziati dopo la cattura, mentre altri 889 venivano uccisi in combattimento. Secondo le medesime fonti gli arrestati politici fra il 1942 e il 1944 furono 69.345. Oltre alle sentenze capitali di cui si è detto, 1.135 antifascisti furono condannati all’ergastolo, 7.324 a un periodo di detenzione e 31. 540 deferiti ai campi di concen­tramento. Riempite le vecchie carceri, ne furono istituite di nuove in numerose località. Campi di concentramento sorsero a Gonda-Voda, Sveti Kiril, Sveta Anastasia, Beklemeto, Ribarica, Galata, Sveti Nikolaj, Kresto Pole, Carevo Selo, Sveti Vrac ecc. Furono anche istituiti campi di internamento per i militari e « reparti correzionali di lavoro ».

I resistenti caduti in combattimento furono 9.140. Fra di essi numerosi dei massimi dirigenti della lotta clandestina, quali: Hristo Mikajlov, Jordanka Nikolova Cankova, Petar Ciengelov, Emil Markov, Vlado Georgiev, Naco Ivanov, Nikola Parapunov, Metodi Satarov, Aleksandar Dimitrov. Inoltre 20.071 cittadini bulgari subirono persecuzioni e violenze per il loro reale o presunto appoggio al movimento di resistenza.

Le persecuzioni razziali ebbero inizio nel 1939 con una serie di leggi anti-semitiche culminanti nella « Convenzione per l’Espatrio preliminare di 20 mila ebrei nelle regioni dell’Est tedesco» (22 febbraio 1943). Tuttavia le piu gravi leggi anti­semitiche vennero applicate solo nei territori occupati dalle truppe bulgare, in Tracia e in Macedonia (cfr. nota sulla Grecia). Sul territorio bulgaro invece, grazie alle ondate di proteste sollevatesi nel Paese e all’assistenza delle organizzazioni clandestine, la popolazione ebraica ha subito, secondo i dati del « Consiglio d’inchiesta anglo-americano per l’ebraismo europeo e la Palestina» (Losanna 1946), una diminuzione relativamente scarsa: da 50 mila ebrei prima della guerra a 45 mila all’indomani della guerra. Di 120 ebrei si sa che caddero combattendo nelle file partigiane.

Nei fatti di cui s’è detto ebbe parte prevalente la polizia bulgara, nella quale fu istituito un corpo appositamente addestrato per la repressione del movimento di resistenza e che raggiunse 100 mila effettivi.

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