Stragi nazifasciste – Belluno

Stragi nazifasciste

Belluno

La mano tesa”

Nei territori italiani annessi al/a Germania la legislazione tedesca viene
applicata con durezza, come testimonia con dovizia di particolari la lettera
inviata dal vescovo di Belluno, mons. Bortignon, il 3 aprile ’45 al
Commissario supremo per l’Alpenvorland dr. Franz Hofer.

Eccellenza,
mi rivolgo a Voi, come Vescovo delle due Diocesi, di Belluno e Feltre, padre
e pastore di questa buona gente, tranquilla e credente. Non è spirito di
parte o gretto nazionalismo che mi fanno parlare, ma l’amore che mi lega al
mio popolo, il dovere e la responsabilità che ho di tutelare e difendere i
suoi sacrosanti diritti e la speranza di trovare in Voi sentimenti di
giustizia, equità, lealtà ed umanità a protezione di queste popolazioni che
vivono da parecchi mesi sotto l’incubo dei sistemi di repressione e
rappresaglia terrorizzanti ed addirittura raccapriccianti.

Permettetemi che Vi faccia, a semplici cenni, la storia dolorosa di questi
mesi. Sono parecchie centinaia di cittadini uccisi, alle volte incendiati
pel solo motivo di rappresaglia: fra questi si contano donne, fanciulle e
fanciulli, e l’uccisione avvenne senza dare possibilità alcuna ai poveretti
di disporre delle ultime volontà e di avere l’assistenza religiosa. Molti
cittadini furono derubati delle loro sostanze ed ebbero la loro abitazione
distrutta dal fuoco. Paesi interi furono completamente incendiati:
Aune, Croce d’Aune, Valle di Seren, Borgata di Seren, Valle di Canzoi,
Caviola, Feder, Taibon, Gares, Fregona, Vallesina, Pieve d’Alpago ed altre
borgate.

Qua e là si volle incrudelire contro il Clero; furono schiaffeggiati e
percossi:
Mons. Giulio Gaio,
Mons. Claudio Fent,
Don Giuseppe Masoch,

furono arrestati e trattenuti senza quel rispetto che si deve alla dignità
Sacerdotale:
Don Luigi da Rin,
Don Achille Ronzon,
Don Bernardo Tomaselli,
Don Lino Zuanelli,
Don Giuseppe de Toffol,
Don Rodolfo Pante,
Don Ernesto Dallan,
Don Vittorio Fregona,
Don Raffaele Buttol,
Don Bortolo Larese e credo altri ancora.

Non si ebbe neppure riguardo per la persona del Vescovo, che fu trattenuto
per quattro ore e mezzo alla Gendarmeria di Belluno, che fu preso a forza da
un sotto Ufficiale in quel di Lamon e costretto a portarsi dinanzi
l’incendio di una casa entro la quale fu fatta bruciare crudelmente una
povera mamma; che fu rastrellato a Feltre, e nonostante replicate proteste
trattenuto per ben sette ore.

Si volle prendere d’assalto il Seminario di Feltre con lancio di bombe e
colpi di fucile, apportando rilevante danno allo stabile e scompiglio e
spavento ai pacifici abitatori. Infine sacrilegamente si osò perquisire
perfino il S. Tabernacolo, ed il Sacerdote Don Giulio Perotto che stava
preparando l’altare per la celebrazione della S. Messa per gli operai della
Todt fu oscenamente insultato.

Eccellenza,
queste popolazioni, dinanzi ai sistemi che varcano i diritti della legittima
difesa e degenerano in crudeltà e barbarie, fremono ed insieme supplicano a
mezzo del loro Vescovo padre e pastore, che Voi facciate sentire con forza e
coraggio la Vostra parola di giustizia ai responsabili.
È proprio di questi giorni un nuovo atto violento di rappresaglia nel paese
di Fortogna dove furono fatte saltare con esplosivi parecchie abitazioni e
percossi uomini, giovani, fanciulli e ragazze. Dinanzi alle giuste proteste
levate da autorità e privati si risponde che bisogna agire così perché la
vita delle truppe germaniche è minacciata, perché i partigiani uccidono alle
spalle, perché la popolazione non denuncia i partigiani; si è perfino detto
perché “la vita di un solo tedesco, vale di più della vita di tutti gli
italiani messi insieme”.

A parte l’esito di simili deprecati sistemi, esito facile a comprendersi se
poco poco si conosce il sentimento del Popolo italiano credente e nutrito di
quella civiltà che è caratterizzata dalla potenza, giustizia, ed equità del
diritto, veniamo piuttosto alle responsabilità delle pacifiche popolazioni.
È doveroso e logico tener presente che dall’8 settembre 1943 tutto il popolo
italiano fu disarmato con bandi chiari e precisi di pena di morte a chiunque
fosse trovato con armi e le popolazioni della provincia ottemperarono agli
ordini.
Esse, adunque, si trovano disarmate di fronte alle truppe tedesche e
disarmate di fronte al cosidetto movimento partigiano. Dovettero cedere qua
e là alle minacce dei cosidetti partigiani che si presentavano a mano
armata. E perché non denunciare? Per la stessa ragione per cui dovettero
cedere.

Eccellenza,
ho un profondo rimorso di aver tardato a segnalarVi quanto sopra.

Conto sul Vostro intervento energico, sollecito e fattivo a favore di questa
gente che ha troppo sofferto e che è rattristata per troppe scene di fiamme,
di sangue, di impiccagioni, di maltrattamenti, di rastrellamenti feroci, di
deportazioni, di separazioni atroci e di rapimenti.
Con ossequi.

Fra Girolamo Bortignon Vescovo Amm. Ap.

Lettera inviata per conoscenza anche a: dr Albe Lauer, consigliere germanico
di Prefettura, al generale comandante la piazza di Belluno, al Prefetto
Commissario Silvetti, al Podestà di Belluno, al Presidente del Tribunale. al
ten. Karl comandante della Polizia germanica

(Archivio vescovile, Belluno)

Panorama Belluno

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