Archivio mensile:giugno 2018
odium parit morten
Odium parit mortem, vitam progignit amor
("l’odio produce morte, l’amore genera vita").
Fausto Leali – Angeli neri
Fausto Leali
Angeli neri
Pittore ti voglio parlare
mentre dipingi un altare.
Io sono un povero negro
e d’una cosa ti prego.
Pur se la Vergine è bianca
fammi un angelo negro.
Tutti i bimbi vanno in cielo
anche se son solo negri.
Lo so, dipingi con amor.
Perché disprezzi il mio color?
Se vede bimbi negri
Iddio sorride a loro.
Non sono che un povero negro
ma nel Signore io credo
e so che tiene d’accanto
anche i negri che hanno pianto.
Lo so, dipingi con amor.
Perché disprezzi il mio color?
Se vede bimbi negri
Iddio sorride a loro.
Giulio Stocchi – Lo avrai camerata Kesserling
Giulio Stocchi
“Lo avrai
camerata Kesserling
il monumento che pretendi da noi italiani”
esulta La Russa
“ma con che pietra si farà
a deciderlo tocca a noi”
mentre il sangue
gli imbratta il grugno
“Coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
colla terra dei cimiteri
dove i nostri camerati giovinetti
riposano in serenità”
e gli cola
tra i fili della barba
la merda
degli eroi di Salò
PREGHIERA DEL MULO
PREGHIERA DEL MULO
Non ridere, o mio conducente, ma ascolta questa mia preghiera.
Accarezzami spesso e parlami, imparerò così a conoscere la tua voce,
ti vorrò bene e lavorerò più tranquillo.
Tienimi sempre pulito! Un giorno ho sentito dire dal Capitano che “Un buon governo vale metà razione”.
È vero: quando ho gli occhi, la pelle, gli zoccoli puliti, mi sento meglio,
mangio con maggiore appetito e lavoro con più lena.
Quando sono in scuderia lasciami legato lungo, specie di notte, affinché io possa giacere e riposare.
Va bene che sono capace di dormire anche stando in piedi ma, credimi,
riposo e dormo meglio quando sono sdraiato.
Se quando mi metti il basto e ne stringi le cinghie divento irrequieto,
non credere che lo faccia per cattiveria, ma è perché soffro il solletico;
abbi quindi pazienza, non trattarmi male e mettimi il basto e regolane le cinghie con delicatezza.
Quando andiamo in discesa ed io vado più adagio di te,
pensa che lo faccio perché voglio ben vedere dove metto i piedi;
non incitarmi quindi a procedere più celermente, ma allungami il pettorale
e accorcia la braga affinché il carico non mi penda sul collo e mi spinga a cadere.
E quando in salita io vado più in fretta non mi trattenere con strattonate
e non ti attaccare alla coda perché io ho bisogno di essere libero nei movimenti
per meglio superare i tratti più ripidi e più difficili del percorso.
Accorciami il pettorale ed allunga la braga in modo che il carico non mi vada
sulle reni procurandomi ferite e piaghe. Se io inciampo, abbi pazienza, sorreggimi ed aiutami.
Se lungo le rotabili passano quelle macchinacce che
con il loro rumore mi fanno tanta paura, non tirarmi per le redini per non farmi innervosire.
Accarezzami invece, parlami e vedrai che rimarrò tranquillo.
Quando rientriamo in caserma o nell’accampamento non abbandonarmi subito
anche se sei stanco, ma pensa che anch’io ho lavorato e sono più stanco di te.
Se sono sudato, strofinami subito con un po’ di paglia;
per te sarà una fatica ben lieve e basterà ad evitarmi dolori reumatici, tossi e coliche.
Fammi bere spesso acqua fresca e pulita, se bevo troppo in fretta distaccami pure dall’acqua
perché mi farebbe male, ma non agire con imprecazioni e con strattonate.
Lascia poi che io torni a bere quando voglio, perché l’acqua non mi ubriaca e mi fa bene.
Quando poi sei di guardia-scuderia non dimenticare di passare
la biada al setaccio per togliere polvere e terra; mi eviterai così riscaldamenti e dolori viscerali.
Ricordati che io capisco benissimo quando il conducente mi vuole bene o è cattivo.
Se ha cura di me, sono contento quando mi è vicino e lavoro più volentieri;
quando invece mi tratta male o mi fa dei dispetti, divento nervoso e posso essere costretto a tirar calci.
Allorché starai per andare in congedo e dovrai passarmi in consegna al conducente della classe più giovane,
spiegagli bene i miei pregi ed i miei difetti e raccomandagli come deve trattarmi.
Mi risparmierai così un periodo di sofferenze e, al dispiacere di vederti andare via,
non dovrò aggiungere anche quello di capitare in mano ad un conducente poco pratico e cattivo.
Sii sempre buono, comprensivo e paziente, pensando che anche noi muli siamo di carne ed ossa.
E ricorda anche che migliaia di miei fratelli, per portare ai reparti armi e munizioni,
viveri e mezzi, sono morti straziati dai proiettili e dalle bombe, travolti dalla tormenta o dalle valanghe,
annegati nei torrenti e nel fango, esauriti dalle fatiche, dalla sete, dalla fame e dal gelo.
Ricordati, dunque, mio caro conducente, che come tu hai bisogno di me io non posso fare a meno di te.
Dobbiamo quindi scambievolmente conoscerci,
comprenderci e volerci bene per formare una coppia perfetta.
Solo cosi il buon Dio ci aiutera’ e ci benedira’
Giulio Stocchi . La testa sfondata dai calci
Giulio Stocchi
La testa sfondata dai calci
del ragazzo sull’asfalto
vale dunque meno
di una bandiera bruciata
Ciò è giusto è ragionevole
Nell’alto dei cieli l’aereo
con la stella di Davide infatti
vale di più della casa
che tra poco esploderà
Giulio Stocchi – La piccola Anja mi scrisse:
Giulio Stocchi
La piccola Anja mi scrisse:
“Salve sono una ragazza di quattordici anni
ho letto le sue poesie… sono molto belle
io ho vissuto in Bosnia nel periodo della guerra
e queste poesie hanno rievocato
piccole lacrime… grazie”
Le tengo sulla scrivania dove lavoro
queste parole
come Fogazzaro teneva il suo fiore
Mi ricordano il senso della poesia
e il suo onore
Giulio Stocchi – Han mandato l’esercito in città
Giulio Stocchi
Han mandato l’esercito in città
paraponziponzipà!
sarebbe certo cosa seria
fosse guerra alla miseria
ma è guerra ai poveracci
contro i miseri gli stracci
che i cittadini in litania
voglion solo mandar via
con che mezzi non si sa
paraponziponzipà!
Giuseppe Ungaretti – Valloncello di Cima Quattro il 6 agosto 1916
Giuseppe Ungaretti
Valloncello di Cima Quattro il 6 agosto 1916
Assisto la notte violentata
L’aria e’ crivellata
come una trina
dalle schioppettate
degli uomini
ritratti
nelle trincee
come le lumache nel loro guscio
Mi pare
che un affannato
nugolo di scalpellini
batta il lastricato
di pietra di lava
delle mie strade
ed io l’ascolti
non vedendo
in dormiveglia
Anonimo – Era una notte che pioveva
Anonimo
Era una notte che pioveva
Era una notte che pioveva
e che tirava un forte vento
immaginatevi che grande tormento
per un alpino che deve vegliar.
A mezzanotte arriva il cambio
accompagnato dal capoposto:
“O sentinella, torna al tuo posto
sotto la tenda per riposar.”
Appena giunto sotto la tenda
sentivo l’acqua giù per la valle,
sentivo l’acqua giù per le spalle,
sentivo i sassi a rotolar.
Appena giunto sotto la tenda
sognavo d’esser con la mia bella
e invece ero di sentinella
fare la guardia allo stranier!
Appena giunto in fondovalle
arriva l’ordine dal reggimento,
arriva l’ordine dal reggimento:
tutti in licenza dobbiamo andar.
Appena fui giunto in licenza
credevo d’essere di sentinella
e invece ero con la mia bella
sotto le piante a fare l’amo
La preghiera dell’Alpino
La preghiera dell’Alpino
Su le nude rocce, sui perenni
ghiacciai, su ogni balza delle Alpi
ove la Provvidenza ci ha posto
a baluardo fedele delle nostre contrade,
noi, purificati dal dovere
pericolosamente compiuto,
eleviamo l’animo a Te,
o Signore,
che proteggi le nostre mamme,
le nostre spose,
i nostri figli e fratelli lontani,
e ci aiuti ad essere degni
delle glorie dei nostri avi.
Dio onnipotente,
che governi tutti gli elementi,
salva noi,
armati come siamo di fede e di amore.
Salvaci dal gelo implacabile,
dai vortici della tormenta,
dall’impeto della valanga;
fa che il nostro piede posi sicuro
sulle creste vertiginose,
su le diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi,
rendi forti le nostre armi contro
chiunque minacci la nostra Patria,
la nostra Bandiera, la nostra
millenaria civiltà cristiana.