Martin Jacobsen Norvegia

Martin Jacobsen – Norvegia

 

Non ho gran che da lasciarvi. Dividetelo fra voi, come meglio credete. Le lettere che ho ricevuto potete restituirle a coloro che me le hanno scritte, i libri e le altre piccolezze potete dividerle fra voi nel modo migliore. Lascio a papà l’incarico di farlo

Martin Jacobsen

Di anni 32 – magazziniere capo – nato a Stavanger (Rogaland) il 13 settembre 1910 -. Quale volontario partecipa agli scontri di Dirdal – entra quindi a far parte del servizio informazioni, assolvendo, specie nella parte occidentale del Paese, missioni segrete di carattere militare – svolge attività di franco tiratore -. Arrestato il 2 agosto 1941 a Sta­vanger, in seguito a delazione, da elementi della Gestapo – tradotto nelle carceri di Lade­gaard – trasferito quindi nelle carceri « Akebergveien » di Oslo e infine nella fortezza di Akershus – torturato -. Processato il 14 dicembre 1941 dal Tribunale Militare tedesco di Oslo -.

 

Fucilato il 29 dicembre 1941 nella foresta di Nannestad (Oslo) con altri dieci patrioti.

 

29.12.41

Cara mamma e caro papà, vi mando un ultimo saluto.

Dunque, è stata la volontà di Gesú di richiamarmi a sé. Vorrei rin­graziarvi di cuore per tutto quanto avete fatto per me in questi anni. Soprattutto perché ci avete educato, me e tutti noi, nella fede profonda del Signore.

E io ho ringraziato Dio per aver potuto disporre di questo fonda­mento prezioso su cui costruire la mia vita, per avermi dato la capacità di pensare e meditare e l’occasione di mettermi alla prova per giungere alla verità. Comprenderete che in questo momento per me è difficile scrivere. Vi sono tante cose che avrei voluto dirvi. Ma leggete nel Nuovo Testamento, questo vorrei soprattutto raccomandarvi. È magnifico aver avuto la grazia di conoscere Nostro Signore Gesú Cristo. Si diventa cosí sereni e contenti. Non si ha piú nulla da temere. Non potrò mai ringraziarvi abbastanza, credetemi. Accontentatevi di queste mie poche semplici parole, ma esse vi giungano dal piú profondo del mio cuore. Come è stato bello avervi avuto tutti qui e aver potuto parlare con voi. Ringraziate tutti coloro che vi aiutarono in queste circostanze, quelli che vi hanno ospitato e gli altri che vi sono stati vicini. Non ho gran che da lasciarvi. Dividetelo fra voi, come meglio credete. Le lettere che ho ricevuto potete restituirle a coloro che me le hanno scritte, i libri e le altre piccolezze potete dividerle fra voi nel modo migliore. Lascio a papà l’incarico di farlo. Vorrei tanto che Berth avesse le medaglie. Papà dovrà occuparsi di Rex, poiché è lui che lo farà meglio. Se vi pagheranno l’assicurazione, fate il possibile per mettere ordine nei mici affari. Quello che rimane servirà a papà per i suoi affari. Quanti pensieri passano ora per la mia mente, vecchi ricordi di come era bello stare insieme nella nostra casa e come abbiamo potuto in quest’ultimo anno stare tutti in­sieme, piú che nel passato. E ora non ho che da pregarvi di stare tutti uniti nella fede nel Signore e di vivere come Gesú ha detto che dobbiamo vivere. Grazie di tutto, cara mamma e caro papà. Che Dio ci accolga tutti, senza eccezione, in cielo.

I miei piú cari saluti e auguri per voi nel nome del Signore. Vi saluta il vostro

Martin

PS. Non ho nulla per voi, ma i libri che ho ricevuto durante la mia permanenza qui li darete a Bertrani, Johanne Margrete, Jessi, Ingeberg Berth.

Martin

Ho potuto parlare con il Reverendo Hauge, mi confesserò e riceverò la comunione alle ore 7. E’ un uomo meraviglioso e non so come ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per noi.

Avrei voluto scrivere a tutti i conoscenti e a tutte le persone care: lo farete voi per me: a Wesnes, di cui ho ricevuto la lettera, Gabriel con la sua famiglia, Tobias con la sua famiglia, Öiestad, i Riegel, i Blomhofl, i Gundersen, i Maeland, gli Imsland, gli Askeland, i Romsöe e tutti gli altri cari amici in città e in campagna.

Vi saluta il vostro

Martin

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