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Mario Dacci – Inno della Divisione garibaldina A. Gramsci

 

Inno della divisione garibaldina A. Gramsci in Albania

 

da Canti della resistenza italiana all’estero
[Testo di Mario Dacci-Musica di This Daija]

 


Noi del fascismo conosciam le pene,
L’onte subite da noi lavorator.
Alfin spezzate le catene abbiam
Che sfruttavano ogni dì il nostro lavor.
Contro il nemico barbaro e crudele
Tutta l’Italia un dì si ribellò
E i partigiani stretti in forti schiere
Han mostrato a tutto il mondo il loro valor.
Partigiano va
Verso il tuo destin,
Il cammin della Patria sorgerà.
Dell’Italia la sorte abbiamo nelle man,
Siamo arditi partigiani.
Combatteremo fino alla vittoria,
La nostra terra libera sarà,
Noi dell’Italia storia si farà,
Degli eroi il sangue vendichiamo.

 


Siam Partigiani della nuova Italia
Che un dì qui sui colli ancora ritornerà,
L’Italia bella libera sarà,
Con la pace il lavor ritornerà.
Partigiano va
Verso il tuo destin.
Il cammin della Patria sorgerà.
Dell’Italia la sorte
Abbiamo nelle man,
Siamo arditi partigian.

Canti Fascisti

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Nei periodi cruciali della storia dei popoli molto spesso le canzoni riflettono lo spirito del tempo meglio di lunghi discorsi. Tale è il caso della canzonetta – emblematica nel suo genere – udita particolarmente nel Nord Italia dal settembre ’43 all’aprile ’45, nei lunghi e drammatici mesi che videro svanire nel sangue l’effimera riedizione del fascismo di Mussolini, crollato di colpo il 25-26 luglio del ’43. Sono i giorni che racchiudono il periodo più tragico vissuto dal nostro Paese, che cronaca e storia definiscono i "600 giorni di Salò"’. Ossia l’esistenza temporale della Repubblica sociale italiana messa in piedi da Benito Mussolini all’ombra dell’armata tedesca che occupa l’Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre conseguente alla catastrofica sconfitta militare e allo sbarco sul suolo nazionale degli eserciti angloamericani e alleati.

Il fascismo nasce e muore con una canzonetta, noi ne pubblicheremo una diecina che inquadrano il lungo, troppo lungo per noi , periodo dell’Italia fascista, partiamo con "il canto degli arditi" 1919 con il fascismo in culla per dichiarare (dopo la nascita) "all’armi sian fascisti" canti che risuoneranno sempre tra marce e sfilate per tutto il ventennio

Nel ’36 con la conquista dell’impero si avvisò " i pelle nera" che saranno sbiancati ( ci pensarono i gas di Graziani ) si fecero strade e case di tolleranza, partendo alla conquista del mondo ci ritrovammo con l’allontanamento del duce e poi anche quello del re, e siccome non si poteva combattere senza impaurire l’avversario cominciammo ad avvisare il nemico che " a noi la morte non ci fa paura" gli stornelli sono molto apprezzati dagli Italiani ed all’ora ecco "lo stornello del legionario" cui seguì "stornelli delle brigate nere".
Si arrivò poveri noi a cantare tutta la nostra decadenza con "Le donne non ci vogliono più bene" nello stesso tempo che i "camerati" cantavano "Lilì Marlen"
vi fu dopo la risposta delle donne fasciste ma ha ben conoscerle il vantaggio di chi non le trovò davanti fu immenso.

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INNO DELLA VECCHIA GUARDIA
(FORMAZIONI NERE)
Del fascismo noi siamo
gli squadristi e lo gridiamo,
non temiam neppur la morte
per l’Italia bella e forte.
Lo giuriamo con fermezza
e cantando GIOVINEZZA
di morire per il DUCE
che all’IMPERO dette luce.

Vecchia guardia sempre a NOI
Nostro grido di battaglia
Se il Duce grida a NOI
sfideremo la mitraglia.
Tutti uniti noi saremo
e <<diritto tireremo>>
scriveremo nella storia
nuove pagine di gloria.

Me ne frego lo gridiamo,
col pugnale nella mano
puniremo il traditore
del Fascismo redentore;
Pronti siam per il cimento
con le fiamme alzate al vento
è lo spirito dei morti
che ci guida e ci tien forti.

Vecchia guardia ecc….

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Stornelli Neri

Anonimo

Se prenderemo il Negus,

gliene farem di belle,
se lui farà il testardo
noi gli farem la pelle!

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Dai, dai, dai, l’abissino vincerai,
se l’abissino è nero
gli cambierem colore
a colpi di legnate,
o gli verrà il pallor!
Dai, dai, dai, l’abissino vincerai,
il general De Bono
ci ha detto in confidenza
se prenderemo il Negus
ci manderà in licenza.
Dai, dai, dai, l’abissino vincerai,
orsì facciamo in coro
una gran preghiera:
su manda in Abissinia
pure anche Carnera.
Dai, dai, dai, l’abissino vincerai,
io parto per l’oriente
e vado in Abissinia
e a tutti i nemici
farò la permanente!
Dai, dai, dai, l’abissino vincerai
se il Negus non risponde
e all’armi fa l’appello,
noi gli farem gustar
l’antico manganello!
Dai, dai, dai, l’abissino vincerai,
C’è una nazione grande,
che ha molti quattrini,
noi in compenso a Roma
abbiamo Mussolini!
Dai, dai, dai, l’abissino vincerai!

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Figli di nessuno

Figli di nessuno
tra le rocce noi marciam
ci disprezza ognuno
perché laceri noi siam
ma se ce n’è uno
che ci sappia comandar e dominar
figli di nessuno
anche a digiuno
saprem marciar.

Siamo nati chissà dove chissà quando
allevati nella pura carità
senza padre, senza madre, senza inganno
noi viviamo come uccelli in libertà.

Figli di nessuno,
tra le rocce noi viviam
ci disprezza ognuno,
perché laceri noi siam
ma se ce n’è uno
che ci sappia comandar e dominar
figli di nessuno
anche a digiuno
saprem marciar.
Figli di nessuno
anche a digiuno
saprem marciar
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Vogliamo scolpire una lapide

incisa sull’umile scoglio,
a morte il marchese Badoglio
noi siam fascisti repubblican.
A morte il Re
viva Grazian,
evviva il Fascio
Repubblican!
Vogliamo scolpire una lapide
incisa su pelle di troia
a morte la casa Savoia
noi siam Fascisti repubblican.
A morte il Re
viva Grazian,
evviva il Fascio
Repubblican!

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Nelle azioni di antiguerriglia e di rastrellamento
antipartigiano i legionari SS italiani cantano canzoni così concepite:

All’armi, all’armi, all’armi!

siam fascisti repubblicani
terror dei partigiani
che sono dei ruffiani
ed anche dei fuori legge
che faremo in tante schegge
ed anche dei banditi
che saran da noi finiti.

Brutte facce da impostati
da noi presto eliminati
contro un muro fucilati
su un albero impiccati
con il pugnale sgozzati
con le bombe dilaniati.

1 ribelli impiccheremo
i gerarchi accopperemo
i pretacci inc…
viva il rombo del cannon!

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L’amore coi fascisti non conviene:

meglio un vigliacco che non ha bandiera,
uno che non ha sangue nelle vene,
uno che serberà la pelle intera!
Ce ne freghiamo! La signora Morte
fà la civetta in mezzo alla battaglia,
si fa baciare solo dai soldati.
Sotto ragazzi, facciamole la corte,
diamole un bacio sotto la mitraglia,
lasciamo le altre donne agli imboscati!
A noi!

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Forse vi era la firma della Ausiliarie del Servizio femminile al comando, della contessa Piera Fondelli Gatteschi (capaci di inenarrabili crudeltà: è provato che una di queste Ausiliarie ha seviziato per quattro giorni il partigiano diciottenne Armando Grava, di Revine in provincia di Treviso, presente la madre che ha poi testimoniato, tagliuzzando zigomi e testicoli, fratturando i polsi, accecandolo con sigarette accese, versando acido muriatico sulle ferite),

a cui si aggiungano Franca Carità condannata a 16 anni e la sorella Isa condannata a 3 anni per aver torturato coloro che venivano portati "Villa Triste " accompagnate al piano da "padre Ildefonso" al secolo Alfredo Epaminonda Troia che suonava canzonette napoletane e l’"Incompiuta di Schubert" incoraggiate da don Gregorio Baccolini" cappellano delle S.S. e propagandista del partito fascista.