Archivio mensile:marzo 2015

Salvatore Quasimodo – Dove morti stanno ad occhi aperti

Salvatore Quasimodo

Dove morti stanno ad occhi aperti

*

Seguiremo case silenziose
dove morti stanno ad occhi aperti
e bambini gia’ adulti
nel riso che li attrista,
e fronde battono a vetri taciti
a mezzo delle notti.

*

Avremo voci di morti anche noi,
se pure fummo vivi talvolta
o il cuore delle selve e la montagna,
che ci sospinse ai fiumi,
non ci volle altro che sogni.

Giuseppe Ungaretti – Girovago

 Giuseppe Ungaretti

 Girovago

Campo di Mailly maggio 1918

In nessuna
Parte
Di terra
Mi posso
Accasare

A ogni
Nuovo
Clima
Che incontro
Mi trovo
Languente
Che
Una volta
Già gli ero stato
Assuefatto

E me ne stacco sempre
Straniero

Nascendo
Tornato da epoche troppo
Vissute

Godere un solo
Minuto di vita
Iniziale
Cerco un paese
Innocente

 

Francesco De Gregori – Viva l’Italia

Francesco De Gregori
Viva l’Italia

Viva l’Italia, l’Italia liberata,
l’Italia del valzer, l’Italia del caffè.

L’Italia derubata e colpita al cuore,
viva l’Italia, l’Italia che non muore.

*
Viva l’Italia, presa a tradimento,
l’Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l’Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l’Italia, l’Italia che non ha paura.

*
Viva l’Italia, l’Italia che è in mezzo al mare,
l’Italia dimenticata e l’Italia da dimenticare,
l’Italia metà giardino e metà galera,

viva l’Italia, l’Italia tutta intera.

*
Viva l’Italia, l’Italia che lavora,
l’Italia che si dispera, l’Italia che si innamora,
l’Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l’Italia, l’Italia sulla luna.

*
Viva l’Italia, l’Italia del 12 dicembre,
l’Italia con le bandiere, l’Italia nuda come sempre,
l’Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l’Italia, l’Italia che resiste.

Anonimo – Addio mammina addio

Anonimo
Addio mammina addio
cantava il partigiano nel partir
pregalo tanto Iddio
per questo figlio che non vuol tradir

La causa santa della riscossa
di Garibaldi camicia rossa
ed é orgoglioso d’esser coi ribelli
prima d’andare contro i suoi fratelli

Se tu vedessi o mamma
quanti compagni che trovai quassù
già tutta la montagna
é presidiata dalla gioventù

Canti di gioia come una festa
anche se infuria vento e tempesta
Noi siamo fieri coraggiosi e baldi
le gesta seguirem di Garibaldi

Se tu vedessi o bella
quella bandiera che piantai lassù
lassù di sentinella
ora i fascisti non la tolgon più

Moschetto pronto mitragliatrice
rendon la vita gaia e felice
la bomba é sempre pronta nella mano
il distintivo ch’è del partigiano

Tremate o maledetti
questo é il grido della gioventù
che irrompe in tutti i petti
il desiderio non si frena più

Di liberare l’Italia nostra
da questa setta schifosa e mostra
E tutti i pianti che ci han fatto fare
con la lor pelle li dovran pagare

Ma il bravo partigiano
vigila tutto anche di lassù
e vede non lontano
il giorno bello che scenderà giù

Allor vedrai le nostre legioni
combatteranno come leoni
e brucerem per sempre questi cani
con la vittoria di noi partigiani

Canti partigiani come documento – Provincia di Arezzo

Mario Luzi – Muore ignominiosamente la repubblica

Mario Luzi

Muore ignominiosamente la repubblica

Muore ignominiosamente la repubblica.
Ignominiosamente la spiano
i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti.
Arrotano ignominiosamente il becco i corvi nella stanza accanto.
Ignominiosamente si azzuffano i suoi orfani,
si sbranano ignominiosamente tra di loro i suoi sciacalli.
Tutto accade ignominiosamente, tutto
meno la morte medesima – cerco di farmi intendere
dinanzi a non so che tribunale
di che sognata equità. E l’udienza è tolta.

Salvatore Quasimodo – Auschwitz

Salvatore Quasimodo

Auschwitz

Da quell’inferno aperto da una scritta
bianca: “Il lavoro vi renderà liberi”
uscì continuo il fumo
di migliaia di donne spinte fuori
all’alba dai canili contro il muro
del tiro a segno o soffocate urlando
misericordia all’acqua con la bocca
di scheletro sotto le docce a gas.

Le troverai tu, soldato, nella tua
storia in forme di fiumi, d’animali,
o sei tu pure cenere d’Auschwitz,
medaglia di silenzio?
Restano lunghe trecce chiuse in urne
di vetro ancora strette da amuleti
e ombre infinite di piccole scarpe
e di sciarpe d’ebrei: sono reliquie
d’un tempo di saggezza, di sapienza
dell’uomo che si fa misura d’armi,
sono i miti, le nostre metamorfosi.

Sulle distese dove amore e pianto
marcirono e pietà, sotto la pioggia,
laggiù, batteva un no dentro di noi,
un no alla morte, morta ad Auschwitz,
per non ripetere, da quella buca
di cenere, la morte.

Salvatore Quasimodo – Il mio paese è’ l’Italia

Salvatore Quasimodo

Il mio paese è’ l’Italia

Più i giorni s’allontanano dispersi
e più ritornano nel cuore dei poeti.
La i campi di Polonia, la piana di Kutno
con le colline di cadaveri che bruciano
in nuvole di nafta, la i reticolati
per la quarantena d’Israele,
il sangue tra i rifiuti, l’esantema torrido,
le catene di poveri già morti da gran tempo
e fulminati sulle fosse aperte dalle loro mani,
la Buchenwald, la mite selva di faggi,
i suoi forni maledetti; la Stalingrado,
e Minsk sugli acquitrini e la neve putrefatta.
I poeti non dimenticano. Oh la folla dei vili,
dei vinti, dei perdonati dalla misericordia!
Tutto si travolge, ma i morti non si vendono.
Il mio paese è l’Italia, o nemico più straniero,
e io canto il suo popolo e anche il pianto
coperto dal rumore del suo mare,
il limpido lutto delle madri, canto la sua vita.

Edoardo Sanguineti: Ballata delle donne

Edoardo Sanguineti:

Ballata delle donne

Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano.

Scontro alla "Casa del Pastore" di Alessandro Bargellini,

Scontro alla "Casa del Pastore"

di Alessandro Bargellini, 29-4-2006, Tutti i Diritti Riservati.

Questa storia si svolge nel comune di Bagno a Ripoli (FI).

La notte tra l’1 ed il 2 agosto 1944 cinque partigiani della XXII/bis Brigata Garibaldi "A. Sinigaglia", agli ordini di "Greco", si recano da un contadino poco lontano da Montisoni per ritirare della farina.
La zona è ancora occupata dai tedeschi ed occorre muoversi con prudenza, inoltre, per essere più agevolati nel trasporto e per correre minor rischio nel caso di un "fermo", hanno lasciato le proprie armi nell’accampamento.

Sulla strada del ritorno, alla casa detta "del Pecoraio" o "del Pastore" nei pressi di Lonchio, la pattuglia è sorpresa da una compagnia tedesca in fase di ripiegamento. Sono circa le 1:00 del 2/8/1944 e si accende una breve sparatoria. Solo tre partigiani riescono a scampare all’agguato: "Greco" (probabilmente da identificarsi in Emilio Morandi) si salva dai colpi grazie al sacco di farina che tiene sulle spalle.

Emilio Martini ("Balena", nato a Greve in Chianti il 15/3/1922, caposquadra, coniugato) cade ucciso colpito al ventre da una raffica sparatagli a bruciapelo e Ivo Lazzeri ("Giannetto", nato a Firenze il 15/8/1920), che chiudeva la fila, viene considerato disperso.

"Greco" raggiunge la base partigiana ed avvisa i compagni dell’accaduto.

Così, sul far del giorno, Angiolo Gracci ("Gracco"), comandante la Brigata, Mario Spinella ("Parabellum") ed altri garibaldini si portano sul luogo per raccogliere il corpo di "Balena". Qui giunti trovano due donne, visibilmente provate, a cui chiedono dove sono i loro compagni. Ma gli viene indicato solamente dove si trova il caduto: in un campo, sotto la scarpata della strada, vicino al proprio sacco di farina.

Dopo aver sostato in raccoglimento dinanzi al compagno ucciso, i partigiani prendono una porta scardinata, vi depongono il cadavere e lo seppelliscono in un vicino boschetto, segnandone la fossa con una croce di legno. Ne hanno prelevato il portafoglio e gli scarponi, preziosissimi, che saranno donati ad un compagno bisognoso: Aldo Fagioli ("Fagiolo"). Poi, a "Gracco" e agli altri non resta che rientrare all’accampamento con il sacco di farina impregnato del sangue di "Balena". Anche Lazzeri, sebbene non si abbiano al momento notizie su di lui, viene considerato caduto.

Il 3/8/1947, nei pressi della villa di Lonchio, in Via Rimaggina, sarà inaugurato un monumento ai caduti partigiani della zona di Fonte Santa, tra cui "Balena" e "Giannetto", eseguito da Osvaldo Fantini e Stelvio Botta.
Il monumento odierno è un recente restauro-rifacimento

Diario partigiano – Toscana

DIARIO PARTIGIANO

Sono le 16. È l’ora. La banda arriva. Ordini veloci, serrati, si susseguono. Ecco ora i mitraglieri: sempre in testa, silenziosa, é “Rosamunda” la più terribile delle armi in nostro possesso. Si inizia la marcia. Ognuno, a modo suo, canta. Ma, infine, una canzone predomina; la colonna si snoda fra le balze rocciose, fra i viottoli da capre, al canto di Rosamunda,

Rosamunda la mitraglia indiavolata…

Sono le 20, Siamo di nuovo a quota 800. “Rosamunda” tace. È contenta. Laggiù si vedono due punti che bruciano. “Rosamunda” ha acceso due nuove fiaccole ardenti sulle tombe dei nostri morti. Un canto si alza nella pallida notte lunare, mentre le fiamme guizzano ancora. Rosamunda, tu sei la vita per me più ne guardi, più ne ammazzi Rosamunda tu …

 

NOTE

Sono brani tratti da una cronaca, in forma di diario, stampata in 24° e conservata presso l’archivio della sezione provinciale dell’ANPI di Arezzo.

Nel testo é citato “Raul” come comandante, il che fa supporre che il testo sia stato scritto da un partigiano della formazione autonoma del Raggruppamento Bande esterne, quello appunto di Raul.