Hendrik Pieter Hos Olanda

Hendrik Pieter Hos – Olanda
E’ possibile che presto il sole riappaia. Come vorrei vivere anch’io quel giorno,ma non dobbiamo mai dimenticare che niente succede senza ragione.Spesso mi sono chiesto nella vita: perché questo?,perché quello? Ma la vita stessa ha sempre dato la risposta.Ho fatto il mio lavoro, forse il mio compito io qui sulla terra è compiuto.
Hendrik Pieter Hos
Di anni 37 – medico di laboratorio d’analisi – nato a Haarlem (Amsterdamì) il 1°Dicembre 1906 -. E’ uno dei primi diffusori del giornale clandestino « Vry Ncderland» (« Olanda Libera ») del quale diventa poi collaboratore – presta soccorso alle vittime dello sciopero del febbraio 1941 – svolge attività di spionaggio in campi di aviazione — Arrestato, ad Haarlem, su delazione, il 30 novembre 1942 – tradotto nelle carceri di Scheveningen (L’Aja) e Vught (Nord Brabante) -. Processato fra il 13 e il 15 gennaio 1941* dal Tribunale Speciale tedesco per il Territorio occupato di Olanda _
Fucilato nelle dune di Scheveningen l’11 maggio 1944
10 maggio 1944
Caro papà,
quando riceverai questa lettera, non sarò piú in vita. Stasera alle 8 mi è stato annunciato che domani mattina alle sette e mezzo dovrò uscire da questa vita terrestre. Non essere triste. Ha dovuto essere così. Noi uomini spesso non possiamo capire le cose e ci ribelliamo, ma non dobbiamo mai dimenticare: «Dio ha dato, Dio ha quindi anche il diritto di prendere ». Stasera un pastore è stato con me e abbiamo parlato alcune ore. E’ un uomo fine, pure essendo uno che appartiene al popolo dei nostri nemici. Ti domando, ed è il mio ultimo desiderio, di non portargli odio, per quanto qualche volta ti possa riuscire difficile, e di essere tollerante. Forse verrà a trovarti fra qualche tempo, ricevilo gentilmente, mi farai un gran piacere.
Sono felice che negli ultimi tempi ci siamo ritrovati e abbiamo imparato a capirci. Se avessi potuto rimanere in vita, tutto sarebbe andato altrimenti, ma Dio non ha voluto che fosse cosí. Ieri ci siamo visti per l’ultima volta sulla terra e speriamo di ritrovarci piú tardi nel mondo di là. Prendo congedo da questa vita profondamente convinto che questa vita non è la fine, e tale certezza mi dà la forza e la calma di aspettare il domani.
So e sento che si prega molto per me, questo mi dà la calma e la pace che ho sentito durante la mia prigionia, ne sono persuaso. Vuoi pregare per me anche tu? Io l’ho fatto ogni giorno per te. Vuoi salu­tare la zia Koos, Henk, Bets, Jo e i bambini, come anche le zie Visser ad Arnhem?
Ho disposto delle poche cose che possiedo ancora. Il mio armadio, la seggiola e gli indumenti che eventualmente vi sono ancora, vuoi pren­derli tu? A Jan le pellicole, la macchina di proiezione e la tela. Ad Ans gli altri miei apparecchi fotografici e cinematografici, e gli accessori, come l’apparecchio per i titoli e le lampade. Se lo merita; se ci sono ancora indumenti non lo so.
Per il tempo che ancora mi resta stanotte scriverò agli amici, e cono­scenti. Col signor pastore ho letto stasera il salmo 139 e Rom. 8:31~39• Abbiamo pregato insieme. Domani alle 5 torna per assistere Thies Jan Jansen ** e me. Alle 5,30 Thies saprà che partiremo insieme. Sono molto riconoscente che la mia preghiera di essere avvertito 12 ore prima sia stata secondata. Ora posso prepararmi tranquillamente.
Sono quattro anni oggi che la guerra è cominciata per il nostro paese. Quante cose sono successe! Quanto abbiamo sofferto tutti! Ma tutto passa. E’ possibile che presto il sole riappaia. Come vorrei vivere anch’io quel giorno, ma non dobbiamo mai dimenticare che niente succede senza ragione. Spesso mi sono chiesto nella vita: perché questo?, perché quello? Ma la vita stessa ha sempre dato la risposta. Ho fatto il mio lavoro, forse il mio compito io qui sulla terra è compiuto. Caso mal tu incontrassi ncontrassi la signora Ronhaar, Mientje o Kees, fammi il piacere di sa­lutarli cordialmente, come anche i miei amici e conoscenti. Voglio ap­profittare del tempo che mi rimane per scrivere ancora alcune lettere. A Jan de Klerk, Willy, il Dr. Talsma e Zadenius. Se il tempo non basta, salutami Dick e Jo, Jan van Asperen, Tunkc, la zia Jane, Jan Bouman, Jan Kooistra e tutti gli altri miei amici. Di’ loro che, caso mai vi fossero state qualche volta difficoltà tra noi, in quanto a me tutto è stato totalmente dimenticato e perdonato, si capisce.
Ancora una volta, è peccato che non ci sarò piú il giorno della pace. Ho sempre sperato di poter contribuire allora con tutta la mia forza ed energia alla ricostruzione, non soltanto materiale, ma anche spirituale.
Il nostro lavoro propriamente detto non comincia che dopo la guerra. Eliminare l’odio tra i popoli, perché solo quando questo non esiste piú, la vera pace può venire.
Solo allora il fondamento della pace, la fiducia, può fare il suo in­gresso nel mondo. Fa’ di contribuirvi anche tu come meglio potrai. Per rendere migliore il mondo dobbiamo cominciare con noi stessi. Ho scritto a Willy dettagliatamente per dare indicazioni concernenti le poche cose che mi appartengono ancora. Ti prego di ringraziarla di avermi mandato gli indumenti. Gliene sono molto grato.
Papà, devo smettere, ancora una volta: non essere triste. Dobbiamo imparare a rassegnarci . a ciò ó che è inevitabile. Dobbiamo imparare a dire: « Sia fatta la Tua volontà ». E spesso questo è molto, molto diffi­cile. Voglio finire coi versi che il signor pastore mi ha dato ieri sera:
Qualunque cosa porti l’avvenire,La mano del Signore mi guida.Dunque alzo gli occhi coraggiosamente Verso il paese ignoto. Insegnami a seguire senza domandare, Padre, quello che tu fai è fatto bene; Insegnami ad accettare l’oggi
Con animo calmo e quieto.
Inno: 300: I..
Tuo figlio
Henk
Dio ti protegga e ti guidi nella vita che ancora ti rimane.
Note
* Per una infezione ai piedi contratta in carcere, l’imputato sostenne il processo disteso in barella.
** suo migliore amico e collaboratore

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