Thomas Mann – Il tacere impossibile
Thomas Mann
Il tacere impossibile
( … ) In questi quattro anni di un esilio, che sarebbe eufemia chiamare volontario, poiché se fossi rimasto in Germania o vi fossi tornato non sarei probabilmente più in vita, lo strano sbaglio di destino verificatosi nella mia situazione non ha cessato di darmi da pensare. lo non mi ero mai sognato, non avrei mai creduto di dover passare i giorni della mia età avanzata come emigrante, espropriato e messo al bando nella mia patria, in un atteggiamento di protesta politica profondamente necessaria. Da quando entrai nella vita dello spirito, mi ero sempre sentito in felice armonia con l’anima della mia nazione, a mio agio e sicuro nelle sue tradizioni spirituali. lo sono nato molto più per essere un rappresentante che un martire, molto più per portare un po’ di serenità superiore nel mondo, che per alimentare la lotta e l’odio. Qualcosa di ben sbagliato dovette accadere perché la mia vita prendesse un atteggiamento così falso, così contro natura. lo cercai di impedire con le mie deboli forze questo orribile sbaglio, e appunto con ciò mi preparai la sorte che ora debbo imparar ad accordare con la mia natura così estranea ad essa.
Certo: non solo negli ultimi quattro anni io provocai il furore di coloro che stavano al potere, col mio rimaner al dì fuori, con le mie manifestazioni insopprimibili del mio orrore. Già molto tempo innanzi l’avevo atto e dovevo farlo; perché prima della ella borghesia tedesca oggi disperata, io idi chi e che cosa stava sorgendo. Quando poi la Germania fu veramente caduta in quelle mani, decisi di tacere; pensavo di essermi meritato con i miei sacrifici, il diritto a un silenzio che mi avrebbe reo possibile dì conservare qualcosa che mi stava a cuore: il contatto con il mio pubblico all’interno della Germania ( … ) Questi erano i miei propositi. Non si poterono attuare. lo non avrei potuto vivere, respirare, sarei sfocato senza di tanto in tanto «lavare il mio cuore», come dicevano popoli antichi, senza esprimere apertamente il mio infinito orrore per quello che si compiva nella mia patria con miserabili parole e più miserabili azioni. (…) Uno scrittore tedesco, abituato alla responsabilità dall’uso dei linguaggio, un tedesco, il cui patriottismo -forse ingenuamente – si tradusse nel credere alla «incomparabile importanza morale» di quanto avviene in Germania, dovrebbe forse tacere, tacere completamente di fronte a tutto il male irreparabile che si è commesso e si commette ogni giorno nel suo paese contro corpi, anime e spiriti, contro il diritto e la verità, contro gli uomini e contro l’uomo? Di fronte al terribile pericolo, rappresentato per il continente da questo regime corruttore di uomini, che vive in una indicibile ignoranza dell’ora già scoccata per la campana dei mondo? Non era possibile. ( … ) iI senso e lo scopo del sistema politico nazionalsocialista è e può essere soltanto questo: mettere in forma il popolo tedesco per la «guerra ventura». ( … ) Tale sistema non può avere altro senso e scopo, altra giustificazione; tutti i sacrifici di libertà, diritto, felicità umana, compresi i delitti occulti e palesi, di cui senza scrupolo esso si è reso responsabile si giustificano solo nell’idea dell’incondizionato addestramento alla guerra.
Thomas Mann, «Ein Briefwechsel», Zurigo, 1938,
Edizione Italiana «Scritti Storici E Politici», Milano, 1957
Articolo tratto dal Settimanale “Il Manifesto 1995
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