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Pietro Gori – Inno del 1 Maggio

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Pietro Gori

Inno del 1 Maggio

Vieni o Maggio t’aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua dei lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol

Squilli un inno di alate speranze
al gran verde che il frutto matura
a la vasta ideal fioritura
in cui freme il lucente avvenir

Disertate o falangi di schiavi
dai cantieri da l’arse officine
via dai campi su da le marine
tregua tregua all’eterno sudor!

Innalziamo le mani incallite
e sian fascio di forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dai tiranni de l’ozio e de l’or

Giovinezze dolori ideali
primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date ai petti il coraggio e la fè

Date fiori ai ribelli caduti
collo sguardo rivolto all’aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor!

Giulio Stocchi L’amico mio caro si chiede se “per far guarir l’Italia”

Giulio Stocchi

L’amico mio caro si chiede se “per far guarir l’Italia”

occorra “spaccar la testa ai sciur”

come dice l’antica canzone

La mia risposta è inequivocabilmente: “Sì”

Senza corpi contundenti però

bensì sconfiggendo

le loro vetrine la loro televisione le loro idee

Perché ciò avvenga occorre che “i non sciur”

comincino a pensare

o quantomeno a pensare diversamente

da come “i sciur” hanno loro insegnato

con le loro vetrine la loro televisione le loro idee

Il difficile è appunto

questo

Chiara Ferrari – La su quei monti

Patria Indipendente
Cantavano i partigiani
Chiara Ferrari
Breve rassegna (e breve storia) di alcune famose canzoni della Resistenza,
dei loro testi e dei luoghi dove sono nate
Là su quei monti, scritto sull’aria di Là su quei monti c’è un’osteria o Vinassa vinassa, è il canto delle Brigate Giustizia e Libertà attive nella pianura cuneese
Per ascoltare
La Canzone
https://youtu.be/Fa3JFbnx0nU
Là su quei monti fuma la grangia,
dove s’arrangia, dove s’arrangia…
là su quei monti fuma la grangia
dove s’arrangia il partigian.

Il partigiano, l’arma alla mano
guarda lontano, guarda lontano,
con la certezza che porterà
giustizia, giustizia e libertà.

Là su quei monti stanno sparando,
là c’è il comando, là c’è il comando…
là su quei monti stanno sparando,
là c’è il comando dei partigian.
Il partigiano, l’arma alla mano…

Là su quei monti le stelle alpine
crescon vicine, crescon vicine…
là su quei monti le stelle alpine
crescon vicine ai partigian.
Il partigiano, l’arma alla mano…

Là su quei monti, sotto quei fiori,
stanno i migliori, stanno i migliori…
là su quei monti, sotto quei fiori
/stanno i migliori dei partigian.
Il partigiano, l’arma alla mano…

Trilussa – L’editto

Trilussa

L’editto

Dicheno che una vorta

un Prete nun entrò ner Paradiso

perché trovò ‘st’avviso su la porta:

«D’ordm’e de Dio Padre onnipotente

è permesso l’ingresso solamente

a queli preti ch’hanno messo in pratica

la castità, la carità, l’amore

che predicò Gesù nostro Signore.

Se quarchiduno ha fatto a l’incontrario

sarà mannaro subbito a l’inferno.

Firmato: Er Padre Eterno.

San Pietro, segretario. »

Povero me! So’ fritto!

disse er Prete fra sé — Tra tanti mali

ciamancava l’affare de ‘st’editto!

Chi diavolo sarà che ie l’ha scritto?

Naturarmente, l’anticlericali…

Giuseppe Ungaretti – Pellegrinaggio

Giuseppe Ungaretti
Pellegrinaggio
In agguato

in queste budella
di macerie
ore e ore
ho strascicato
la mia carcassa
usata dal fango
come una suola
o come un seme
di spinalba

Ungaretti

uomo di pena
ti basta l’illusione
per farti coraggio.

Un riflettore

di là
mette un mare
nella nebbia

Vittorio Tassi

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È destino dei popoli che il loro cammino
verso la libertà e la giustizia sociale sia
segnato dal sangue dei suoi martiri,
forse perché questo cammino non sia smarrito,
ma chi muore per una causa giusta, vive sempre
nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Vittorio Tassi
Di anni 41 – Brigadiere dell’Arma dei Carabinieri – nato a Radicofani (Siena) il 10 mag­gio 1903 -. Dal io febbraio 1944 appartenente alla formazione S.I.M.A.R. dislocata sulle montagne di Cetona (Radicofani) -. Sorpreso il 17 giugno 1944 da un reparto di guasta­tori tedeschi nei pressi della Cantoniera detta Vittoria, lungo la Via Cassia – Fucilato poco dopo, sul luogo stesso della cattura, con Renato Magi
– Medaglia d’Oro al V.M.
Cara Olga,
Oggi 17 alle ore 7 fucilato innocente. La mia salma si trova di qua dal fiume, di qua della scuola cantoniera dove sta Albegno. Cara Olga, ti raccomando, i nostri figli. Confortali e vogli loro bene quanto gliene volevo io. Potrai recuperare la mia salma forse oggi stesso, tra poche ore. Io mi sono tanto raccomandato, ma è stato impossibile intenerire quei cuori. Perdonami se qualche volta sono stato cattivo con te, ma ti ho voluto sempre tanto bene. Cara mamma, vi raccomando di aiutare mia moglie e i miei figli quanto piú potete. Cari suoceri, anche voi aiutate e sorvegliate i miei figli specie in questi giorni tanto. difficili. Mia cara Olga, avrei tante cose da dirti, ma non posso piú scrivere perché ho il cuore secco. DIRAI A TUTTI PERCHÉ SONO MOR­TO: se Iddio vuole ci rivedremo in cielo e di li non ci separeremo piú. Caro Ercole, sii buono e ubbidiente e ricorda spesso il tuo babbo; e anche tu cara Anita, sii buona, Iddio vi aiuterà. Vi bacio tutti per l’ultima volta: Vostro Vittorio. Dirai a Remo che moriamo, io e Renato, con il nostro segreto.

Tratto da
Lettere di condannati a morte
Della
Resistenza Italiana
Einaudi Editore 1952

Avvocato Stazi – A una Dea

Avvocato Stazi

A una Dea

(Dai campi di prigionia alleati)

O Patata leopolina

che ti mangio in un boccone

perché sembri così bella

saporita qual cappone?

Te ne arrivi in carrozzella

con un paio di destrieri

il tuo arrivo in "Cittadella"

è una gioia ai prigionieri

Perché il freddo non ti geli

nella tua terra tiepidina

con di paglia fitti veli

i piantoni ti fan cucina

Tutti quanti i sogni eroici

che si fanno in camerata

non son per amori esotici

ma per te, o Dea patata

O Patata leopolina

tu che regni in Cittadella

se dei sogni sei reina

E manda via la sentinella.

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Pietro Gori O proletari che braccio e pensiero

Pietro Gori

O proletari che braccio e pensiero
ai rei tiranni de l’oro vendeste
sorgete in armi pe’l giusto, pe’l vero
e sollevate le impavide teste.
Il vecchio mondo già crolla e ruina
e a l’orizzonte s’affaccia l’aurora
o idea ribelle cammina cammina
in armi su miserabili è l’ora!…
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Noi poggi e piani coi lunghi sudori
di bionde messi rendiamo fecondi
noi per il ventre d’ingordi signori
ci logoriamo scherniti errabondi
Noi fabbricammo i fastosi palagi
e avemmo a pena soffitte e tuguri
l’ozio dei ricchi ebbe giubilo ed agi
noi onta e inopia dei mesti abituri
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Ma troppo amara signori divenne
la rea bevanda e ci abbrucia la bocca
è colmo il calice l’ora è solenne
e la misura del pianto trabocca
All’armi, all’armi, fatidici araldi
e distruggiam questa esosa oppressione
avanti, o forti manipoli, o baldi
lavoratori a la gran ribellione!…
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Se ognora fummo pazienti e cortesi
sotto ogni vostra spietata minaccia
padroni onesti, pasciuti borghesi
venite innanzi e guardiamoci in faccia
È tanto tempo che oppressi sfruttati
mesti ingozzammo i dolori e le pene
ma ormai vedete ci siamo contati
siam forti e molti e spezziam le catene.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Le vostre dame di porpora e d’oro
l’opera nostra solerte ha vestito
per voi creammo con rude lavoro
vasi e cristalli lucenti al convito
Ma sotto il vento glaciale del verno
le nostre donne son lacere e grame
martiri vive dannate a l’inferno
treman di freddo, sussultan di fame.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Noi valicammo gli immensi oceani
sfidando l’ira di mille tempeste
e a voi recando dai lidi lontani
gingilli e stoffe di gemme conteste
E intanto voi con minacce e promesse
figlie e sorelle ci avete stuprato
e noi codardi con schiene dimesse
dovizie offrimmo a chi ‘l pan ci ha rubato.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Quando sorelle saran le nazioni
e gli odi antichi travolti e distrutti
una famiglia di saggi e di buoni
godrà in comune il prodotto di tutti
Non più chi oziando s’impingui e divori
presso chi stenta fatica e produce
per tutti il pane il lavoro gli amori
non più tenebra ma scienza, ma luce.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
Non più padroni né servi ma destre
fraternamente tra uguali distese
ma idee d’amore d’alte opre maestre
ma menti sol d’umanesimo accese
E passerà su la libera terra
un soffio puro di calma e di vita
non più l’atroce canzone di guerra
ma gioia immensa ma pace infinita.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
E solo allor tra le splendide e pure
aure del giovine secol giocondo
al nostro piè getteremo la scure
per contemplare il tripudio del mondo
E con la fiaccola in alto cantando
l’inno intonato del giorno de le ire
tra gli splendori del dì memorando
saluteremo il lucente avvenire.
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà

Ugo Machieraldo (Mak)

sacrificio - Copia

È destino dei popoli che il loro cammino

verso la libertà e la giustizia sociale sia

segnato dal sangue dei suoi martiri,

forse perché questo cammino non sia smarrito,

ma chi muore per una causa giusta, vive sempre

nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Ugo Machieraldo (Mak)

Di anni 35 – ufficiale in Servizio Permanente Effettivo – nato a Cavaglià (Vercelli) il 18 luglio 1909 -. Maggiore di Aeronautica Ruolo Navigante, quattro Medaglie d’Argento al Valor Militare, due proposte di Medaglia d’Argento al Valor Militare – dall’autunno del 1943 si collega all’attività clandestina in Milano – nel 1944 si unisce alle formazioni operanti in Valle d’Aosta, dapprincipio come partigiano semplice, poi come ufficiale di Stato Maggiore della 76′ Brigata Garibaldi operante in Valle d’Aosta e nel Canavese -. Catturato la notte tra il 29 e il 30 gennaio I945 in località Lace (Ivrea), in seguito a delazione, da militari tedeschi – incarcerato a Cuorgnè (Torino) -. Processato dal Comando Militare tedesco di Cuorgnè -. Fucilato il 2 febbraio 1945 contro la cinta del cimitero di Ivrea, con Riccio Orla e Piero Ottinetti -.

Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Mia cara Mary,

compagna ideale della mia vita, questa sarà l’ultima lettera che tu avrai dal tuo Ugo! Ed io spero che sappia portarti tanto conforto. Il tribunale militare tedesco di Cuorgnè mi ha condannato a morte mediante fucilazione ed io attendo con altri due patrioti (Orla Riccio di Borgofranco e Ottinetti Piero di Ivrea) di passare da un momento all’altro a miglior vita. Sono perfettamente sereno nell’adempiere il mio dovere verso la Patria, che ho sempre servito da soldato senza macchia e senza paura, sino in fondo. So che è col sangue che si fa grande il paese nel quale si è nati, si è vissuti e si è combattuto. Come soldato io sono sempre stato pronto a questo passo ed oggi nel mio animo è grande più che mai la forza che mi sorregge per affrontare con vera dignità l’ultimo mio atto di soldato. Bisogna che tu, come compagna ideale e meravigliosa del tuo Ugo, sappia come lui sopportare da sola con la nostra cara Nena il resto della tua vita che porterà il tuo Ugo nel cuore.

Vado ora a morire ma non posso neanche finire, ti bacio forte forte con Nena, tuo

Ugo

Tratto da

Lettere di condannati a morte

Della

Resistenza Italiana

Einaudi Editore 1952

Tigrino Sabatini

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È destino dei popoli che il loro cammino

verso la libertà e la giustizia sociale sia

segnato dal sangue dei suoi martiri,

forse perché questo cammino non sia smarrito,

ma chi muore per una causa giusta, vive sempre

nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Tigrino Sabatini (Badengo)

DI anni 43 – operaio della Snia. Viscosa in Roma – nato ad Abbadia San Salvatore (Siena) l’8 marzo 1900 Caposettore nella formazione « Bandiera Rossa » operante a Roma e nel Lazio -. Catturato in seguito a delazione di due compagni di lavoro è con­dotto alle carceri di Via Tasso e successivamente a Regina Coeli – processato dal Tribu­nale Militare Tedesco il 14 Aprile 1944 — Fucilato in Roma il 3 maggio1944

Proposto per la Medaglia d’Oro al V.M.

Roma, li 3 maggio

Miei cari

L’ultimo momento di mia vita è questo, vi chiedo perdono come io perdono voi. Il giorno 14 aprile mi fu rifatto il processo, e fui condan­nato a morte,, per il medesimo motivo.

Oggi vado alla morte.

Mi raccomando a Nicola che sposi la Vilda e che siano felici, questo è il mio desiderio nell’ultimo istante.

Vi bacio tutti fratelli e sorelle, cognati e cognate: vi bacio caramente. Vostro padre

Sabatini Tigrino

Addio per sempre.

Lascio 40 lire

Tratto da

Lettere di condannati a morte

Della

Resistenza Italiana

Einaudi Editore 1952