Georg Goritz Moerk Christiansen – Danimarca

Georg Goritz Moerk Christiansen – Danimarca

 

oggi mi devo improvvisamente alzare in piena notte.

Ho paura che sia la fine. Però il mio difensore mi aveva

detto che potevo fare affidamento sulla domanda di grazia.

Addio mamma, grazie per la tua bontà.

Addio Grethe e piccolo Jens che non ho visto.

State bene.

 

Georg Goritz Moerk Christiansen

Di anni 22 – studente in economia all’Università di Arhus (Jutland) – nato a Veile il 14 set­tembre 1921 -. Membro del Partito Comunista Danese – nel 1941 inizia l’attività antifascista collaborando a giornali clandestini – diviene quindi corriere e infine capo di un gruppo di sabotatori particolarmente addetti al sabotaggio delle ferrovie — Arrestato il 16 settembre 1943, ad Arhus, in seguito a delazione – tradotto nelle carceri di Arbus torturato -.

Processato il 24 novembre 1943 dal Tribunale Militare tedesco di Arhus

 

Fucilato il 2 dicembre 1943, a Skaering Flede,

con altri quattro patrioti.

 

29 novembre 1943

Cara mamma,

non ho ancora saputo niente della mia domanda di grazia e, franca­mente parlando, mi trovo perciò in uno stato d’animo un po’ agitato. Lo sai che sono un filosofo, benché uno dei piccoli, ma un filosofo che prende le varie manifestazioni e la fine della vita con scarsa eccita­zione, giacché non posso far a meno di considerare tutto con un certo scetticismo. Comunque, sei tu la causa della mia depressione attuale, perché, malgrado le tue belle e nobili assicurazioni in contrario, non posso liberarmi della sensazione di averti abbandonata e di non essermi mostrato all’altezza dei tuoi sogni. Infatti, quando ripenso a tutto ciò che sei stata per me, alla tua pazienza, ai sacrifici e al bene che hai sem­pre voluto ai tuoi figli, mi sento debole e mi vengono le lagrime agli occhi, sintomi che generalmente considero da evitarsi.

Non credo che il miglior farmaco contro una situazione come la mia attuale sia di passare in rassegna le gioie e la felicità goduta in questa vita. Ma d’altra parte questo è un ottimo « asso nella manica », quando le gelide ombre del dubbio ti assalgono chiedendoti: «In fondo, che pro­fitto hai tratto da tutto ciò? » C’è chi dice che gli anni della morte sono i 70, ma non si deve però dimenticare che, nei nostri ricordi, l’infanzia e la giovinezza rappresentano la vera vita. Infatti durante quegli anni si aspira al mondo intero. Credo che, prima dei vent’anni, per la maggior parte degli esseri umani, sia già fissato chi sarà un debole e chi in­vece sarà un uomo qualificato per affrontare le tempeste della vita. Perciò già a quest’età ci è dato di comprendere la vita dell’uomo e il suo vero scopo.

Cara mamma,oggi mi devo improvvisamente alzare in piena notte. Ho paura che sia la fine. Però il mio difensore mi aveva detto che potevo fare affidamento sulla domanda di grazia. Addio mamma, grazie per la tua bontà. Addio Grethe e piccolo Jens che non ho visto.

State bene.

Georg

 

 

 

 

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