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Inno Partigiani Fiorentini
Inno Partigiani Fiorentini
Sinigaglia, Lanciotto, Potente
sono nomi coperti di gloria
trucidati sì barbaramente
dai nemici di tutta la storia.
Ma se i martiri nostri son morti
guarderan verso di noi così
e diranno: no, non siam morti,
marceremo con voi come un dì.
Siamo partigiani
si lotta, si vince, si muor
siamo gli italiani
abbiamo una fede nel cuor
per l’Italia bella
tutto daremo ancor
contro i barbari nazifascisti
inesauribile è il nostro valor.
Vai fuori d’Italia
va’ fuori ch’è l’ora
va’ fuori d’Italia,
va fuori stranier!
Fanciullacci, Caiani, Rosselli
son brigate di garibaldini
che guidati dagl’inni più belli
marcian verso i migliori destini
di un’Italia tradita vilmente
da un ventennio di lutti e di orror
liberata sarà finalmente
dal tedesco tiranno invasor.
Siamo partigiani
si lotta, si vince, si muor
siamo gli italiani
abbiamo una fede nel cuor
per l’Italia bella
tutto daremo ancor
contro i barbari nazifascisti
inesauribile è il nostro valor.
Vai fuori d’Italia
va’ fuori ch’è l’ora
va’ fuori d’Italia,
va fuori stranier!
La Guardia Rossa
La Guardia Rossa
Quello che avanza è uno strano soldato
vien dall’ Oriente e non monta destrier
le man callose ed il volto abbronzato
è il più glorioso di tutti i guerrier.
Non ha pennacchi e galloni dorati
ma sul berretto scolpito e nel cuor
porta la falce e il martello incrociati
son gli emblemi del lavor
viva il lavor.
Passa la guardia rossa
che marcia alla riscossa
e schiude dalla fossa
la schiava umanità.
Giacque vilmente la plebe in catene
sotto il tallone del ricco padron
dopo millenni di strazi e di pene
l’asino alfine si cangia in leon.
Sbrana furente il succhion coronato
spoglia il nababbo dell’or che rubò
dando per fame il lavoro forzato
a chi mai non lavorò
viva il lavor.
Passa la guardia rossa
che marcia alla riscossa
e schiude dalla fossa
la schiava umanità.
Accoglie sotto la rossa bandiera
tutte le folle di noi lavorator
rimbomba il passo dell’immensa schiera
sopra la tomba d’un mondo che muor.
Tentano invano risorgere i morti
tanto che vale lottar col destin
marciano al sole più ardenti e più forti
son le armate di Lenin
viva Lenin.
Passa la guardia rossa
che marcia alla riscossa
e scava già la fossa
al pazzo criminal.
Mentre la notte la plebe riposa
nella campagna e nell’ampie città
non più la turba la tema paurosa
del suo vampiro che la dissanguerà.
Ché sempre veglia devota e tremenda
la guardia rossa per la sua libertà
la borghesia cancrenosa ed orrenda
mai più risorgerà
risorgerà.
Perché la guardia rossa
già le scavò la fossa
nell’epica riscossa
salvò l’umanità..
Chiara Ferrari – Marciam,marciam
Cantavano i partigiani
Breve rassegna (e breve storia) di alcune famose canzoni della Resistenza,
dei loro testi e dei luoghi dove sono nate
Marciam marciam, canto della formazione ossolana comandata da Filippo Beltrami, noto come “Il Capitano”, quasi totalmente distrutta nella battaglia di Megolo il 13 febbraio 1944. Le parole sono di Antonio di Dio, ispiratosi a una preesistente canzone dei bersaglieri
Per ascoltare
La Canzone
E sotto il sole ardente
con passo accelerato
cammina il partigiano
col zaino affardellato
cammina il partigiano
che stanco mai si sente
cammina allegramente
con gioia e con ardor
Marciam marciam
marciam ci batte il cuore
s’accende la fiamma
la fiamma dell’amore
s’accende la fiamma
la fiamma dell’amore
e quando vedi un partigiano
passar
non c’è tenente né capitano
né colonnello né general
questa è la marcia dell’ideal
dell’ideal
un partigiano vorrei sposar
E sotto il sole ardente
con passo accelerato
cammina il partigiano
col zaino affardellato
cammina il partigiano
che mai stanco si sente
cammina allegramente
con gioia e con ardor
Marciam marciam
marciam ci batte il cuore
s’accende la fiamma
la fiamma dell’amore
s’accende la fiamma
la fiamma dell’amore
e quando vedi un partigiano
passar
non c’è tenente né capitano
né colonnello né general
questa è la marcia dell’idea
/dell’ideal
un partigiano vorrei sposar
Chiara Ferrari La Badoglieide
Patria Indipendente
Cantavano i partigiani
Chiara Ferrari
Breve rassegna (e breve storia) di alcune famose canzoni della Resistenza, dei loro testi e dei luoghi dove sono nate
La Badoglieide, canzone satirica anti-monarchica su Pietro Badoglio, è uno dei più noti canti della Resistenza antifascista italiana. Secondo la testimonianza di Nuto Revelli, il testo della canzone nacque la notte tra il 25 e il 26 aprile del 1944, da una improvvisazione sulla musica della canzonetta E non vedi che sono toscano? Si dice che in una grangia, deposito per la conservazione del grano, di Narbona, antico abitato tra le valli Grana e Maira, alcuni partigiani della quarta banda di Giustizia e Libertà presero parte alla stesura delle parole, dopo un grosso rastrellamento. Tra questi lo stesso Revelli, Ivanoe Bellino, Alberto e Livio Bianco, Nino Monaco.
Il testo ricorda diversi episodi della storia italiana di quegli anni: la Guerra d’Etiopia e il ducato di Addis Abeba, la guerra di Francia, la campagna italiana di Grecia, Grazzano, paese natale di Badoglio, dove si ritirerà a vita privata, la campagna italiana di Russia, il 25 luglio 1943, giorno della caduta del fascismo, i bombardamenti americani sull’Italia, l’Armistizio di Cassibile, la fuga di Vittorio Emanuele III, la guerra di liberazione italiana.
Per ascoltare
La Canzone
https://youtu.be/m6KDn-8thR8
O Badoglio, o Pietro Badoglio
ingrassato dal Fascio Littorio
col tuo degno compare Vittorio
ci hai già rotto abbastanza i coglion.
T’ l’as mai dit parei
/t’ l’as mai fait parei
/t’ l’as mai dit, t’ l’as mai fait
/t’ l’as mai dit parei,
t’ l’as mai dilu: sì sì/t’ l’as mai falu: no no
tutto questo salvarti non può.
Ti ricordi quand’eri fascista
e facevi il saluto romano
ed al Duce stringevi la mano?
sei davvero un gran bel porcaccion.
Ti ricordi l’impresa d’Etiopia
e il ducato di Addis Abeba?
meritavi di prendere l’ameba
ed invece facevi i milion.
Ti ricordi la guerra di Francia
che l’Italia copriva d’infamia?
ma tu intanto prendevi la mancia
e col Duce facevi ispezion.
Ti ricordi la guerra di Grecia
e i soldati mandati al macello,
e tu allora per farti più bello
rassegnavi le tue dimission?
A Grazzano giocavi alle bocce
mentre in Russia crepavan gli alpini,
ma che importa ci sono i quattrini
e si aspetta la grande occasion.
L’occasione infine è arrivata
/è arrivata alla fine di luglio
ed allor, per domare il subbuglio
/ti mettevi a fare il dittator.
Gli squadristi li hai richiamati
/gli antifascisti li hai messi in galera
/la camicia non era più nera
ma il fascismo restava il padron.
Era tuo quell’Adami Rossi
che a Torino sparava ai borghesi;
se durava ancora due mesi
tutti quanti facevi ammazzar.
Mentre tu sull’amor di Petacci
t’affannavi a dar fiato alle trombe,
sull’Italia calavan le bombe
e Vittorio calava i calzon.
I calzoni li hai calati
anche tu nello stesso momento
ti credevi di fare un portento
ed invece facevi pietà.
Ti ricordi la fuga ingloriosa
con il re, verso terre sicure?
Siete proprio due sporche figure
meritate la fucilazion.
Noi crepiamo sui monti d’Italia
mentre voi ve ne state tranquilli,
ma non crederci tanto imbecilli
di lasciarci di nuovo fregar.
No, per quante moine facciate
state certi, più non vi vogliamo
dillo pure a quel gran ciarlatano
che sul trono vorrebbe restar.
Se Benito ci ha rotto le tasche
tu, Badoglio, ci hai rotto i coglioni;
pei fascisti e pei vecchi cialtroni
in Italia più posto non c’è.
T’ l’as mail dit parei,
t’ l’as mai fait parei,
t’ l’as mai dit, t’ l’as mai fait
t’ l’as mai dit parei
t’ l’as mai dilu: sì sì
t’ l’as mai falu: no no
tutto questo salvarti non può.
Chiara Ferrari – Quei briganti neri
Patria Indipendente
Cantavano i partigiani
Chiara Ferrari
Breve rassegna (e breve storia) di alcune famose canzoni della Resistenza,
dei loro testi e dei luoghi dove sono nate
Quei briganti neri (1944) è un canto partigiano molto popolare nell’Ossola, con alcuni elementi testuali tratti da L’interrogatorio di Caserio
Per ascoltare
La Canzone
https://youtu.be/jj63hYP0tW8
Briganti Neri
E quei briganti neri mi hanno arrestato,
/In una cella scura mi han portato.
/Mamma, non devi piangere per la mia triste sorte:
/Piuttosto di parlare vado alla morte.E quando mi han portato alla tortura,
/Legandomi le mani alla catena:/
Tirate pure forte le mani alla catena,
/Piuttosto che parlare torno in galera.E quando mi portarono al tribunale
/Dicendo se conosco il mio pugnale:
/Sì sì che lo conosco, ha il manico rotondo,
/Nel cuore dei fascisti lo cacciai a fondo.E quando l’esecuzione fu preparata,/
Fucile e mitraglie eran puntati,/
Non si sentiva i colpi, i colpi di mitraglia,/
Ma si sentiva un grido: Viva l’Italia!Non si sentiva i colpi della fucilazione,/
Ma si sentiva un grido: Rivoluzione!
Chiara Ferrari – I partigiani di Castellino
Patria Indipendente
Cantavano i partigiani
Chiara Ferrari
Breve rassegna (e breve storia) di alcune famose canzoni della Resistenza,
dei loro testi e dei luoghi dove sono nate
I partigiani di Castellino è una canzone cantata sull’aria dell’Inno degli studenti universitari fascisti. Si sa che le parole furono scritte nel 1944 durante una marcia di trasferimento da Castellino (Cuneo) a Marsaglia,
Per ascoltare
La Canzone
https://youtu.be/o8YtbUozm-g
Al comando di Granzino,
dalle Langhe noi veniam
partigiani di Castellino
che la patria difendiam.
Barbe lunghe e scarpe rotte
un fucile nella man
noi pugniamo sempre giorno e notte
e l’onor ti vendichiam.
Quando il cammin si fa più duro
noi resistiam e non ci arrestiam
quando il ciel si fa più scuro
allora noi cantiam!
Tra boschi e macchie nelle tane
come lupi noi viviam
aspra guerriglia
che da giorni e da mesi conduciam!
La nostra fede
sarà quella che sui vili vincerà
c’è una voce che dirà: «Viva i baldi, viva i veci
partigian di Castellin!»
C’è una voce che dirà:
«Viva i baldi, viva i veci
partigian di Castellin!»
Anonimo – La Guardia Rossa
Anonimo
La Guardia Rossa
Quel che si avanza è uno strano soldato
viene da Oriente e non monta destrier
la man callosa ed il viso abbronzato
è il più glorioso fra tutti i guerrier.
Non ha pennacchi e galloni dorati
ma sul berretto scolpiti e nel cor
mostra un martello e una falce incrociati
gli emblemi del lavor
viva il lavor.
È la guardia rossa
che marcia alla riscossa
e scuote dalla fossa
la schiava umanità.
Giacque vilmente la plebe in catene
sotto il tallone dei ricco padron
dopo millenni di strazi e di pene
l’asino alfine si cangia in leon.
Sbrana furente il succhion coronato
spoglia il nababbo dell’or che rubò
danna per fame al lavoro forzato
chi mai non lavorò
non lavorò.
È la guardia rossa
che marcia alla riscossa
e scuote dalla fossa
la schiava umanità.
Accorre sotto la rossa bandiera
tutta la folla dei lavorator
rimbomba il passo dell’immensa schiera
sopra la tomba di un mondo che muor.
Tentano invano risorgere i morti
tanto a che vale lottar col destin
marciano al sole più ardenti e più forti
le armate di Lenin
viva Lenin.
È la guardia rossa
che marcia alla riscossa
e scuote dalla fossa
la schiava umanità.
Quando alla notte la plebe riposa
nella campagna e nell’ampia città
più non la turba la tema paurosa
del suo vampiro che la svenerà.
Ché sempre veglia devota e tremenda
la guardia rossa alla sua libertà
la tirannia cancrenosa ed orrenda
più non trionferà
trionferà.
Ché la guardia rossa
già l’inchiodò alla fossa
nell’epica riscossa
dell’umanità.
Chiara Ferrari – Orsù compagni di Civitavecchia
Cantavano i partigiani
Breve rassegna (e breve storia) di alcune famose canzoni della Resistenza,
dei loro testi e dei luoghi dove sono nate
Orsù compagni di Civitavecchia racconta dei comunisti di Civitavecchia che dovettero abbandonare la loro città distrutta da innumerevoli bombardamenti aerei. Parte di loro andranno a costituire la formazione partigiana che avrebbe operato sui monti della Tolfa. Altri, invece, si raduneranno nel viterbese, nella zona circostante il paese di Bieda. Il testo del canto è di autore anonimo, mentre la musica è quella della canzone anarchica Inno della rivolta. Il canto è stato raccolto a Roma dalla voce di alcuni comunisti ex-detenuti nel carcere di Civitavecchia nel 1939
Per ascoltare
La Canzone
Orsù compagni di Civitavecchia
/è giunto alfine il dì de la riscossa:
/corriamo ad innalzar la nostra vecchia
/bandiera rossa!
Della città ribelle e mai domata,
/su le rovine dei bombardamenti,
/la Guardia Rossa suona l’adunata:
/tutti presenti!
Vent’anni e più di tirannia fascista,
/di carcere, confino e di bastone,
/non hanno spento mai nel comunista
la convinzione.
La convinzione che la nuova era
/il mondo condurrà a la redenzione.
/Un motto noi rechiam su la bandiera:
“Rivoluzione!”
La dittatura del proletariato
/sarà la giusta legge universale,
/finché scomparirà l’iniquo Stato
/del capitale!
Chiara Ferrari – I figli di nessuno
Patria Indipendente
Cantavano i partigiani
Chiara Ferrari
Breve rassegna (e breve storia) di alcune famose canzoni della Resistenza, dei loro testi e dei luoghi dove sono nate
Figli di nessuno, canzone scritta sull’aria di Noi siam nati chissà quando e Avanti siam ribelli, cantata dai reparti della 4ª divisione Giustizia e Libertà operanti nel Canavese. In diverse versioni viene cantata anche in Emilia, in provincia di La Spezia e in Piemonte
Per ascoltare
La Canzone
https://youtu.be/WRCTj_mVlG8
Noi siam nati chissà quando
chissà dove
allevati dalla pubblica carità
senza padre senza madre
senza un nome
e noi viviam come gli uccelli in libertà.
Figli di nessuno
per i boschi noi viviam
ci disprezza ognuno
perché laceri noi siam/ma se c’è qualcuno
che ci sappia ben guidar – e ben guidar
Figli di nessuno
anche il digiuno saprem lottar.
Noi viviam fra i boschi
e sulle alte cime
e dagli aquilotti
ci facciam comandar
ma il nemico nostro
dai confini scaccerem – e scaccerem
e l’Italia bella
noi la saprem – noi la sapremo liberar.
Figli di nessuno
per i monti noi viviam
ci disprezza ognuno
perché laceri noi siam
ma se c’è qualcuno
che ci sappia ben guidar – e ben guidar
Figli di nessuno
anche a digiuno saprem lottar.
Chiara Ferrari – Partigiano ha cento penne
Cantavano i partigiani
Breve rassegna (e breve storia) di alcune famose canzoni della Resistenza,
dei loro testi e dei luoghi dove sono nate
Il partigiano o Il bersagliere ha cento penne è un adattamento di una canzoni militare, alpina, da parte di partigiani che ne hanno fatto una canzone di lotta per la Liberazione. Questo motivo nasce dai partigiani operanti sulle montagne liguri nel 1944, ma lo si ritrova in tutte le regioni dove avvenne la Resistenza. In questo canto si afferma la superiorità del partigiano sugli altri soldati, quelli regolari, che non hanno scelto quella vita: il partigiano è povero, non ha penne sul berretto, ma combatte per la libertà
Per ascoltare
La canzone
Il bersagliere ha cento penne
e l’alpino ne ha una sola
il partigiano ne ha nessuna
e sta sui monti a guerreggiar.
Là sui monti vien giù la neve,
la bufera dell’inverno,
ma se venisse anche l’inferno
il partigiano riman lassù.
Quando viene la notte scura
tutti dormono alla pieve,
ma camminando sopra la neve
il partigiano scende in azion.
Quando poi ferito cade
non piangetelo dentro al cuore,
perché se libero un uomo muore
che cosa importa di morir.