Archivi categoria: Resistenza Italiana – Lettere di condannati a morte

Vittorio Tassi

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È destino dei popoli che il loro cammino
verso la libertà e la giustizia sociale sia
segnato dal sangue dei suoi martiri,
forse perché questo cammino non sia smarrito,
ma chi muore per una causa giusta, vive sempre
nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Vittorio Tassi
Di anni 41 – Brigadiere dell’Arma dei Carabinieri – nato a Radicofani (Siena) il 10 mag­gio 1903 -. Dal io febbraio 1944 appartenente alla formazione S.I.M.A.R. dislocata sulle montagne di Cetona (Radicofani) -. Sorpreso il 17 giugno 1944 da un reparto di guasta­tori tedeschi nei pressi della Cantoniera detta Vittoria, lungo la Via Cassia – Fucilato poco dopo, sul luogo stesso della cattura, con Renato Magi
– Medaglia d’Oro al V.M.
Cara Olga,
Oggi 17 alle ore 7 fucilato innocente. La mia salma si trova di qua dal fiume, di qua della scuola cantoniera dove sta Albegno. Cara Olga, ti raccomando, i nostri figli. Confortali e vogli loro bene quanto gliene volevo io. Potrai recuperare la mia salma forse oggi stesso, tra poche ore. Io mi sono tanto raccomandato, ma è stato impossibile intenerire quei cuori. Perdonami se qualche volta sono stato cattivo con te, ma ti ho voluto sempre tanto bene. Cara mamma, vi raccomando di aiutare mia moglie e i miei figli quanto piú potete. Cari suoceri, anche voi aiutate e sorvegliate i miei figli specie in questi giorni tanto. difficili. Mia cara Olga, avrei tante cose da dirti, ma non posso piú scrivere perché ho il cuore secco. DIRAI A TUTTI PERCHÉ SONO MOR­TO: se Iddio vuole ci rivedremo in cielo e di li non ci separeremo piú. Caro Ercole, sii buono e ubbidiente e ricorda spesso il tuo babbo; e anche tu cara Anita, sii buona, Iddio vi aiuterà. Vi bacio tutti per l’ultima volta: Vostro Vittorio. Dirai a Remo che moriamo, io e Renato, con il nostro segreto.

Tratto da
Lettere di condannati a morte
Della
Resistenza Italiana
Einaudi Editore 1952

Vito Salvi (Nino)


 sacrificio - Copia


È destino dei popoli che il loro cammino

verso la libertà e la giustizia sociale sia

segnato dal sangue dei suoi martiri,

forse perché questo cammino non sia smarrito,

ma chi muore per una causa giusta, vive sempre

nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Vito Salmi (Nino)

Di anni 19 – tornitore – nato a Monteveglio (Bologna) il 15 ottobre 1924 -. Dal Febbraio 1944 partigiano della 142^ Brigata d’Assalto Garibaldi, prende parte ai combattimenti di Montagnana (Parma) -.Catturato a Montagnana nella seconda metà dell’aprile 1944, per opera di fascisti e tedeschi che, guidati da un delatore a conoscenza della parola d’ordine, lo sorprendevano nel sonno insieme ad una cinquantina di partigiani – tradotto nelle carceri di Parma -. Condannato a morte dal Tribunale Militare di Parma e quindi graziato condizionalmente e trattenuto come ostaggio -. Fucilato il 4 maggio 1944 nei pressi di Bardi (Parma), in rappresaglia all’uccisione di quattro militi, con Giordano Cavestro ed altri tre partigiani.

Caro babbo,

vado alla morte con orgoglio, sii forte come lo sono stato io fino all’ultimo e cerca di vendicarmi. Per lutto porta un garofano rosso. Ricevi gli ultimi bacioni da chi sempre ti ricorda. Tuo figlio

Vito

Saluti a tutti quelli che mi ricordano.

Vendicatemi

Carissime sorelle e zii

Ricevete gli ultimi e infiniti bacioni

Non piangete per me che vado a star bene, solamente ricordatevi…

Il più grande bacione a Romano e cognato

Ho fatto di mia spontanea volontà, perciò non dovete piangere

Un grande bacione alla nonna e fate il possibile che non sappia mai niente

Per lutto portate un garofano rosso. Ancora pochi minuti poi tutto

È finito

Viva la Libertà

Tratto da

Lettere di condannati a morte

Della

Resistenza Italiana

Einaudi Editore 1952

Ugo Machieraldo (Mak)

sacrificio - Copia

È destino dei popoli che il loro cammino

verso la libertà e la giustizia sociale sia

segnato dal sangue dei suoi martiri,

forse perché questo cammino non sia smarrito,

ma chi muore per una causa giusta, vive sempre

nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Ugo Machieraldo (Mak)

Di anni 35 – ufficiale in Servizio Permanente Effettivo – nato a Cavaglià (Vercelli) il 18 luglio 1909 -. Maggiore di Aeronautica Ruolo Navigante, quattro Medaglie d’Argento al Valor Militare, due proposte di Medaglia d’Argento al Valor Militare – dall’autunno del 1943 si collega all’attività clandestina in Milano – nel 1944 si unisce alle formazioni operanti in Valle d’Aosta, dapprincipio come partigiano semplice, poi come ufficiale di Stato Maggiore della 76′ Brigata Garibaldi operante in Valle d’Aosta e nel Canavese -. Catturato la notte tra il 29 e il 30 gennaio I945 in località Lace (Ivrea), in seguito a delazione, da militari tedeschi – incarcerato a Cuorgnè (Torino) -. Processato dal Comando Militare tedesco di Cuorgnè -. Fucilato il 2 febbraio 1945 contro la cinta del cimitero di Ivrea, con Riccio Orla e Piero Ottinetti -.

Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Mia cara Mary,

compagna ideale della mia vita, questa sarà l’ultima lettera che tu avrai dal tuo Ugo! Ed io spero che sappia portarti tanto conforto. Il tribunale militare tedesco di Cuorgnè mi ha condannato a morte mediante fucilazione ed io attendo con altri due patrioti (Orla Riccio di Borgofranco e Ottinetti Piero di Ivrea) di passare da un momento all’altro a miglior vita. Sono perfettamente sereno nell’adempiere il mio dovere verso la Patria, che ho sempre servito da soldato senza macchia e senza paura, sino in fondo. So che è col sangue che si fa grande il paese nel quale si è nati, si è vissuti e si è combattuto. Come soldato io sono sempre stato pronto a questo passo ed oggi nel mio animo è grande più che mai la forza che mi sorregge per affrontare con vera dignità l’ultimo mio atto di soldato. Bisogna che tu, come compagna ideale e meravigliosa del tuo Ugo, sappia come lui sopportare da sola con la nostra cara Nena il resto della tua vita che porterà il tuo Ugo nel cuore.

Vado ora a morire ma non posso neanche finire, ti bacio forte forte con Nena, tuo

Ugo

Tratto da

Lettere di condannati a morte

Della

Resistenza Italiana

Einaudi Editore 1952

Tigrino Sabatini

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È destino dei popoli che il loro cammino

verso la libertà e la giustizia sociale sia

segnato dal sangue dei suoi martiri,

forse perché questo cammino non sia smarrito,

ma chi muore per una causa giusta, vive sempre

nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Tigrino Sabatini (Badengo)

DI anni 43 – operaio della Snia. Viscosa in Roma – nato ad Abbadia San Salvatore (Siena) l’8 marzo 1900 Caposettore nella formazione « Bandiera Rossa » operante a Roma e nel Lazio -. Catturato in seguito a delazione di due compagni di lavoro è con­dotto alle carceri di Via Tasso e successivamente a Regina Coeli – processato dal Tribu­nale Militare Tedesco il 14 Aprile 1944 — Fucilato in Roma il 3 maggio1944

Proposto per la Medaglia d’Oro al V.M.

Roma, li 3 maggio

Miei cari

L’ultimo momento di mia vita è questo, vi chiedo perdono come io perdono voi. Il giorno 14 aprile mi fu rifatto il processo, e fui condan­nato a morte,, per il medesimo motivo.

Oggi vado alla morte.

Mi raccomando a Nicola che sposi la Vilda e che siano felici, questo è il mio desiderio nell’ultimo istante.

Vi bacio tutti fratelli e sorelle, cognati e cognate: vi bacio caramente. Vostro padre

Sabatini Tigrino

Addio per sempre.

Lascio 40 lire

Tratto da

Lettere di condannati a morte

Della

Resistenza Italiana

Einaudi Editore 1952

Sergio Piombelli (Fiore)

È destino dei popoli che il loro cammino
verso la libertà e la giustizia sociale sia
segnato dal sangue dei suoi martiri,
forse perché questo cammino non sia smarrito,
ma chi muore per una causa giusta, vive sempre
nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Sergio Piombelli (Fiore)
Di anni 18 – studente – nato a Genova Rivarolo (Genova) il 5 aprile 1926 -.Indivi- duato per la sua attività nelle formazioni cittadine di Genova, nel giugno ’44 raggiunge la Divisione « Cichero », distaccamento « Forca », per poi passare alla costituita Brigata « Berto » – partecipa a numerose azioni e colpi di mano -. Catturato l’ii febbraio r945 a Lorsica (Genova), nel corso di un rastrellamento condotto da reparti della Divisione « Monterosa » – tradotto nelle carceri dì Chiavati -. Processato il io marzo 1945, a Chiavavi, dal ‘tribunale Militare Speciale della « Monterosa » -. Fucilato il 2 marzo 1945 in località Parafa (Calvari, Genova), con Dino Berisso, Dino Beretta, Domenico Cardillo, Paolo Motta, Romeo Nessano, Quinto Persico, Rinaldo Simonetta, Carlo Smide e Cesare Talassano.

Cara mamma e papà,
muoio per voler bene all’Italia, perdonatemi per il male che vi ho Matto e beneditemi come io benedico voi.
Tanti baci ad Evelina, Marisa, mamma, papà, nonni, nonne, zii e cugini.
Vostro per sempre
Sergio

Tratto da
Lettere di condannati a morte
Della
Resistenza Italiana

Einaudi Editore 1952

Renato Bindi

È destino dei popoli che il loro cammino
verso la libertà e la giustizia sociale sia
segnato dal sangue dei suoi martiri,
forse perché questo cammino non sia smarrito,
ma chi muore per una causa giusta, vive sempre
nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Renato Bindi
Di anni 19 – contadino – nato ad Asciano (Siena) il 12 agosto 1924 — Bersagliere del 5° Reggimento, il 10 gennaio 1944 abbandona il reparto – si unisce ad un distaccamento della Divisione d’assalto Garibaldi « Spartaco Lavagnini » operante nella zona di Siena ~. Catturato all’alba dell’11 marzo 1944 nel corso di un rastrellamento condotto in Comune di Monticiano da militi della G.N.R. di Siena – (dei compagni catturati con lui Giovanni Bovini e Robert Handen vengono fucilati sul posto, Lilioso Antonucci, Aliz­zardo Avi, Alvaro Avi, Cesare Barri, Solimano Boschi, Armando Fabbri, Ezio Filippini, Faustino Masi e Azeglio Pieri vengono fucilati il giorno stesso al Cimitero di Scalvaia) – tradotto con altri tre compagni a Monticiano, poi nella Casermetta di Siena -. Processato il 13 marzo 1944 dal Tribunale Militare Straordinario di Siena, nella Caserma di Santa Chiara -. Fucilato con Tommaso Masi nella Caserma Lamarmora di Siena alle ore 18 del 13 marzo 1944•
13marzo 1944
Cari genitori e tutti i familiari,
il giorno 11 marzo mi prese la milizia che mi ha portato a Siena. Cara mamma gli uomini mi condannano a morte e ho fatto la confes­sione e la Santa Comunione perdono a tutti e bacioni a tutti Voi e pregherò sempre Voi. Desidero che stiate contenti e pensatemi sempre felice che muoio contento senza peccato.
Un giorno ci rivedremo in paradiso. Sono stato assistito dal mio Cappellano. Vi domando la Santa benedizione e Vi bacio con tutto il cuore mamma e babbo e famiglia e tutti i parenti e il Priore.
Il vostro figlio
Renato

Tratto da
Lettere di condannati a morte
Della
Resistenza Italiana

Einaudi Editore 1952

Paolo Braccini

È destino dei popoli che il loro cammino
verso la libertà e la giustizia sociale sia
segnato dal sangue dei suoi martiri,
forse perché questo cammino non sia smarrito,
ma chi muore per una causa giusta, vive sempre
nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Paolo Braccini (Verdi)
Di anni 36 – docente universitario – nato a Canepina (Víterbo) il 16 maggio 1907 — Incaricato della cattedra di zootecnia generale e speciale all’università di Torino, specializzato nelle ricerche sulla fecondazione artificiale degli animali presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte e della Liguria – nel 1931 allontanato dal corso allievi ufficiali per professione di idee antifasciste – all’indomani dell’8 settembre 1943 abbandona ogni attività privata ed entra nel movimento clandestino di Torino – è designato a far parte del I° Comitato Militare Regionale Piemontese quale rappresentante dei Partito d’Azione – pur essendo braccato dalla polizia fascista, per quattro mesi dirige l’organizzazione delle formazioni GL -. Arrestato il 31 marzo 1944 da elementi della Federazione dei Fasci Repubblicani di Torino, mentre partecipa ad una riunione del CMRP nella sacrestia di San Giovanni in Torino -. Processato nei giorni 2-3 aprile 1944, insieme ai membri del CMRP, dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato -. Fucilato il 5 aprile 1944 al Poligono Nazionale del Martinetto in Torino, da plotone di militi della GNR, Con Franco Balbís ed altri sei membri del CMRP. – Medaglia d’Oro al Valor Militare.

3 aprile 1944
Gianna, figlia mia adorata,
è la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in queste ultime ore, perché so che seguito a vivere in te.
Sarò fucilato all’alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia, un giorno capirai appieno.
Non piangere mai per la mia mancanza, come non ho mai pianto io: il tuo Babbo non morrà mai. Egli ti guarderà, ti proteggerà ugualmente: ti vorrà sempre tutto l’infinito bene che ti vuole ora e che ti ha sempre voluto fin da quando ti sentì vivere nelle viscere di tua Madre. So di non morire, anche perché la tua Mamma sarà per te anche il tuo Babbo: quel tuo Babbo al quale vuoi tanto bene, quel tuo Babbo che vuoi tutto tuo, solo per te e del quale sei tanto gelosa.
Riversa su tua Madre tutto il bene che vuoi a lui: ella ti vorrà anche tutto il mio bene, ti curerà anche per me, ti coprirà dei miei baci e delle mie tenerezze. Sapessi quante cose vorrei dirti ma mentre scrivo il mio pensiero corre, galoppa nel tempo futuro che per te sarà, deve essere felice. Ma non importa che io ti dica tutto ora, te lo dirò sempre, di volta in volta, colla bocca di tua Madre nel cui cuore entrerà la mia anima intera, quando lascerà il mio cuore.
Tua Madre resti sempre per te al di sopra di tutto.
Vai sempre a fronte alta per la morte di tuo Padre.

Tratto da
Lettere di condannati a morte
Della
Resistenza Italiana

Einaudi Editore 1952

Roberto Ricotti condannato a morte

È destino dei popoli che il loro cammino
verso la libertà e la giustizia sociale sia
segnato dal sangue dei suoi martiri,
forse perché questo cammino non sia smarrito,
ma chi muore per una causa giusta, vive sempre
nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Roberto Ricotti

Di anni 22 – meccanico – nato a Milano il 7 giugno 1924 -. Nel settembre 1943 fugge dal campo di concentramento di Bolzano e si porta a Milano dove si dedica all’organizzazione militare dei giovani del proprio rione – nell’agosto 1944 è commissario politico della 124^ Brigata Garibaldi SAP, responsabile del 5° Settore del Fronte della Gioventù -. Arrestato il 20 dicembre 1944 nella propria abitazione di Milano adibita a sede del Comando del Fronte della Gioventù – tradotto nella sede dell’OVRA in Via Fiamma, indi alle carceri San Vittore – più volte seviziato -. Processato il 12 gennaio 1945, dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato per appartenenza a bande armate -. Fucilato il 14 gennaio 1945 al campo sportivo Giurati di Milano, con Roberto Giardino ed altri sette partigiani -. Proposto per la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

S. Vittore 13.1.’45

A te mio dolce amore caro io auguro pace e felicità. Addio amore…

Roberto Ricotti Condannato a morte

Tu che mi hai dato le uniche ore di felicità della mia povera vita…! a te io dono gli ultimi miei battiti d’amore… Addio Livia, tuo in eterno…

Roberto

14.1.’45

Parenti cari consolatevi, muoio per una grande idea di giustizia… Il Comunismo!! Coraggio addio! Roberto Ricotti

14.1.’45

Lascio a tutti i compagni, la mia fede, il mio entusiasmo, il mio incitamento. Roberto Ricotti

Tratto da
Lettere di condannati a morte
Della
Resistenza Italiana

Einaudi Editore 1952

Mario Porzio Vernino (Stalino)

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È destino dei popoli che il loro cammino
verso la libertà e la giustizia sociale sia
segnato dal sangue dei suoi martiri,
forse perché questo cammino non sia smarrito,
ma chi muore per una causa giusta, vive sempre
nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Mario Porzio Vernino (Stalino)

Di anni 25 – agricoltore – nato a Fara Novarese (Novara) il 6 marzo 1920 -. Sergente Maggiore dell’Esercito Italiano in zona d’occupazione jugoslava, dopo 1’8 settembre ’43 si unisce ai partigiani sotto il comando di Tito con i quali combatte fino al maggio ’44 — Riuscito a rimpatriare, nel luglio 44 raggiunge la VI Divisione Alpina Cana­vesana G.L. in cui milita con il grado di Capitano e l’incarico di ispettore dei campi di lancio -. Sorpreso con quattro compagni, il 14 marzo 1945, nel centro partigiano d’intendenza dell’Argentera di Rivarolo Canavese (Torino), da elementi della Divi­sione « Folgore » – tradotto a Volpiano (Torino) – per tre giorni sottoposto con i com­pagni a continui interrogatori e sevizie -. Fucilato il 22 marzo 1945 contro il muro di cinta del cimitero dell’Argentera di Rivarolo Canavese, da militi della « Folgore », con Alessandro Bianco, Renzo Scognamiglio, Sergio Tamietti e Antonio Ugolini
Carissimi,
il 19 e. m. sono stato catturato da reparti paracadutisti. Oggi 22 marzo sono fucilato. Non pensate a me, perché la mia coscienza è tran­quilla.
Mario

Tratto da
Lettere di condannati a morte
Della
Resistenza Italiana
Einaudi Editore 1952

Paola Garelli (Mirka)


È destino dei popoli che il loro cammino

verso la libertà e la giustizia sociale sia

segnato dal sangue dei suoi martiri,

forse perché questo cammino non sia smarrito,

ma chi muore per una causa giusta, vive sempre

nel cuore di chi per questa causa si batte.”

Paola Garelli (Mirka)

Di anni 28 – pettinatrice – nata a Mondoví (Cuneo) il 14 maggio 1916 -. Dall’ottobre ’43 svolge a Savona attività clandestina – entrata a far parte della Brigata S.A.P. « Colombo », Divisione « Gramsci », assolve compiti di collegamento e di rifornimento viveri e materiali per le formazioni operanti nei dintorni della città -. Arrestata nella notte tra il 14 e il 15 ottobre 1944 nella propria abitazione di Savona, ad opera di militi della Brigata Nera – tradotta nella sede della Federazione Fascista di Savona -. Fucilata il 1o novembre 1944, senza processo, sul prolungamento a mare della Fortezza di Savona, da plotone fascista, con Giuseppe Baldassarre, Pietro Casari, Luigia Comatto, Franca Lanzone e Stefano Peluffo.

Mimma cara,

la tua mamma se ne va pensandoti e amandoti, mia creatura adorata, sii buona, studia ed ubbidisci sempre gli zii che t’allevano, amali come fossi io.

Io sono tranquilla. Tu devi dire a tutti i nostri cari parenti, nonna e gli altri, che mi perdonino il dolore che do loro. Non devi. piangere né vergognarti per me. Quando sarai grande capirai meglio. Ti chiedo una cosa sola: studia, io ti proteggerò dal cielo.

Abbraccio con il pensiero te e tutti, ricordandovi

la tua infelice mamma

Tratto da

Lettere di condannati a morte

Della

Resistenza Italiana

Einaudi Editore 1952