Nando Dunchi – Le fiaccole di Boves
Nando Dunchi
Le fiaccole di Boves
«Ad un tratto il silenzio profondo della vallata fu tagliato da sibili. Si sentivano nella pianura, sotto le selve dei castagni, dei colpi sordi; poi subito dopo per l’aria, salivano i sibili. Erano gli 88 tedeschi. I proiettili deflagravano nel folto del bosco schiantando i castagni. Ogni volta si notava una vampa gialla. [ … ] Ed ecco che dalle case di Boves e Rìvoìra cominciarono ad alzarsi colonne di fumo. Salivano lente nell’aria pigra, pesante, ancora d’estate. Non riuscivo a capire che cosa accadesse. Intanto anche dalle altre cascine sparse nella pianura si alzavano sottili fili di fumo. Come di un fuoco acceso dentro i camini, ma non si aveva la sensazione che fosse fumo che uscisse dai comignoli. Difatti il filo diventava subito colonna e la colonna si faceva subito densa e nera. Anche a Boves, nel grande paese, accadeva la stessa cosa. E presto fu tutto un incendio.
Grandi lingue di fiamma serpeggiavano in mezzo alle colonne di fumo. Il fumo stagnava, poi prese a salire su per la valle. Aveva un odore di ceci bruciati che pigliava allo stomaco. Gruppi di soldati sbandati continuavano a salire verso l’alto del monte. Dicevano che i tedeschi se n’erano andati, ma prima avevano ucciso tutti i civili incontrati in paese
Il parroco arso vivo, il curato rafficato mentre impartiva l’assoluzione a un ferito, il paese dato alle fiamme.
Era troppo terribile quello che vedevo e mi raccontavano perché sentissi il coraggio di scendere nel paese incendiato, fra la disperazione della gente. Restai lassù, solo, inebetito dal dolore e dallo stupore, finché non scese la notte e tutto prese lo stesso colore della pianura completamente priva di luce, senza neppure un piccolo lume a una finestra Solo il tratto immediatamente sotto i miei piedi, era rischiarato da sinistri bagliori. A volte le fiamme si sprigionavano alte, incendiando di un rosso bagliore la nube che sovrastava il paese. Segno di case che precipitavano disfatte sotto l’azione del fuoco. rParevano lampi di calore, ma non si aveva la minima sensazione dell’avvicinarsi di un temporale.
Il cielo restava brillante, gremito di stelle, magnifico.
In primavera, quand’ero ragazzo, nel mio lontano paese, osservavo, appena calata la sera, certe file di lumi muoversi per la campagna. Mia madre mi aveva detto che era la gente che andava in cerca di Cristo. pareva si fosse nascosto dentro un campo di lupini e andavano a cercarlo muniti di fiaccole. Boves aveva il medesimo aspetto in quella notte di fine estate. Sembrava che la gente andasse in cerca di Cristo munita di fiaccole enormi; ma le fiaccole restavano ferme, non camminavano come quelle ch’io ricordavo, come quelle che vedevo nella mia infanzia. Il quarto giorno avanzò una nuvola, coperse il sole. Fummo nella pioggia d’autunno.»
Nando Dunchi, «Memorie Partigiane»,
Cuneo 1982
Articolo tratto dal Settimanale “Il Manifesto 1995
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