Paolo Monelli – Il risveglio degli scettici
Paolo Monelli
Il risveglio degli scettici
«La notizia della riunione del Gran Consiglio, che s’era diffusa rapidamente nelle redazioni dei giornali, nel piccolo mondo dei gerarchi e degli intriganti, fra gente in condizione d’essere bene informata, era stata accolta con una certa tranquillità, si pensava che sarebbe stata una delle tante vacue cerimonie degli ultimi tempi. Solo uno strano gruppetto vegliò fino a tarda notte all’Excelsior, e un curioso segugio che andava in giro a fiutar gli avvenimenti, e che s’era messo in sospetto vedendo due grossi pattuglioni di carabinieri scendere per via della Pinciana, ci riconobbe Felicioni presidente della Dante Alighieri, il generale Sacco, Asvero Gravelli, i due Baciocchi senesi che con la protezione di Ciano avevano fatto duecento milioni in pochi anni; erano agitati, impensieriti perché il Gran Consiglio non finiva più, andavano al telefono e tornavano con la faccia lunga, ‘niente, dura ancora “ Ma per un altro milione di cittadini la notte fu una notte come tutte le altre; la domenica dopo una domenica come tutte le altre, con passeggio di gente rassegnata per le strade senza omnibus. Solo nel pomeriggio si cominciò a fiutare qualcosa nell’aria.
Via Veneto alle 18 è una radunata di persone che sussurrano e si fanno sussurrare segreti. Negli atri dei grandi alberghi appaiono e scompaiono persone affaccendate che lanciano parole a mezz’aria; ogni tanto un’automobile parte con fracasso, recando chissà dove un personaggio conosci uto.’Mussoli ni è stato messo in minoranza al Gran Consiglio è partito per la Rocca delle Caminate’ ‘si è radunato il consiglio della Corono’, queste e simili voci sono ormai insistenti. [
Gente che domani perderà l’impiego e sonno saluta ancora sorridendo al passaggio, interrogata risponde con facili, serene previsioni. Molti si mostrano scettici.’Vedraí che ritorna’ Al caffè Aragno fra le nove e le dieci i clienti abituali, giornalisti, artisti e letterati, discutono vivacemente; è curioso vedere che molti hanno ancora il distintivo del partito fascista all’occhiello della giacchetta bianca o grigia. Il poeta Cardarelli sta rintanato in un angolo, immobile, estraneo al tumulto. Un giornalista gli rivolge la parola: Lei che ne pensa?: Un senatore della milizia che è vicino, in uniforme, armato, si volta di scatto: ‘Non si dà più del Lei, grida. ‘Parlo come mi pare, risponde il giornalista, l’altro ribatte: ‘Cosa avete stasera che sembrate tutti matti?’, due o tre lo spalleggiano. Mario Panunzio gli rompe una sedia sulla testa, il tafferuglio s’allarga, volano vassoi, si rovesciano tavolini, si spaccano bottiglie, l’ufficiale ella milizia non si vede più, seppellito sotto na piramide di seggiole; in quel momento entra trafelato Corrado Sofia: ‘Hanno arrestato Mussolini – grida – hanno arrestato Mussolini’, sembra la fine della Cavalleria Rusticana. Il trambusto diventa un bailamme di evviva, di urli, di abbracci, tutti si riversano fuori sulla strada, vogliono correre ai giornali per le altre notizie.
I cittadini aprono la radio alle 22,45, per il solito giornale radio di quell’ora e non odono nulla. Insospettiti del silenzio, non girano subito il bottone. E qualche minuto dopo si ode la voce degli appelli, delle esaltazioni, dei bollettini di guerra, quella che il popolo chiamava la voce littoria, annunciare senza preambolo: ‘Sua Maestà il re e imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di capo del governo, primo ministro segretario di stato, di sua eccellenza il cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato capo del governo, primo ministro segretario di stato il cavaliere maresciallo d’Italia Pietro Badoglio'[…]
E finalmente Roma si desta, capisce di che cosa si tratta. Il silenzio della notte estiva è subito rotto da canti, da grida, da clamori. Quel gruppo uscito da Aragno risale il Tritone, urlando con pazza esplosione: ‘Cittadini, sveglia, hanno arrestato Mussolini, a morte Mussolini, abbasso il fascismo:»
Paolo Monelli, «Roma, 1943», Einaudi
Articolo tratto dal Settimanale “Il Manifesto 1995
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