Dall’autobus azzurro uscivano cadaveri

VIII
Dall’autobus azzurro uscivano cadaveri
Nel campo infermeria si accumulano a migliaia e migliaia i malati; ne mettono cinque, persino sette per letto. Il letto è lungo un metro e settanta, largo 1,20 m., con una coperta sola. Spesso il meno moribondo soffoca qualcuno dei morenti per avere un po’ di spazio in più, gli aguzzini bastonano chi si lamenta o chiede aiuto, gettano nel cortile i moribondi. Nei primi centoventi giorni di quest’anno, i malati sono rimasti 47 giorni senza pane; quando hanno avuto pane hanno avuto una razione variante da un ottavo a un sedicesimo di pagnotta; la pagnotta di un chilo, un chilo di pane nero fatto di farina di legno, farina di castagne, farina di patate, farina di barbabietole e forse anche di un po’ di farina di segale. Insieme al pane, mezzo litro di zuppa di rape o barbabietole.
Al principio di marzo vi erano 9000 internati nel campo ospedale; il comandante del campo chiamò a raccolta i suoi ufficiali medici e disse “Per la fine del mese non voglio avere più di 2000 malati perché ne aspetto altri dai vari ‘trasporti’; se potete, fateli guarire e se no arrangiatevi”. Ma siccome non si poteva farli guarire si arrangiarono senza cure, senza medicinali, senza possibilità di farli mangiare, e dormire.
Gli uomini morivano a 200, 300 al giorno. I due crematori non erano più sufficienti. Enormi montagne di cadaveri tra cui scorazzavano dei giganteschi topi si accumulavano fra le baracche del campo ospedale fino a quando il comando si decise a far scavare una fossa comune dove i primi di aprile furono gettati 5000 cadaveri. Marzo fu il mese del primato: più di 15.000 morti su gli 80–90.000 internati di Mauthausen.
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Le armate hitleriane sono sconfitte su tutti i fronti e incalzate dai partigiani in tutti i paesi, ma a Mauthausen l’apparato di repressione continua a funzionare in pieno. Nei ranghi delle S.S. non si nota nessuna forma di sbandamento o di disorganizzazione vera e propria, anzi le crudeltà si accrescono mentre le razioni diminuiscono fino all’inverosimile.
Verso la metà di aprile grandi zone della Germania sono ormai occupate dagli alleati, gli inglesi liberano i superstiti di Buchenwald e dei documenti fotografici impressionanti rivelano al mondo la barbarie dei nazi. È da notare che Buchenwald era un campo di seconda categoria, vale a dire teoricamente meno “severo” di Mauthausen, che era di terza categoria. Gli uomini delle S.S. sperano ancora di potersi salvare, certi che gli anglo–americani le adopereranno come truppe d’assalto nella guerra contro la Russia che Goebbels, a cui credono ancora, proclama inevitabile. Bisogna evitare che a Mauthausen gli anglo–americani trovino un numero eccessivo di scheletri viventi come hanno trovato a Buchenwald. Per le S.S. la soluzione è semplice: “liquidiamoli!”. È così che viene deciso un piano generale di annientamento dei malati più gravi.
Fino al settembre ’44 aveva funzionato l’autobus azzurro: era un autobus che partiva due volte alla settimana dal campo ospedale per portare gli invalidi e i malati a un “sanatorio”; ne caricava settanta alla volta, ma invece di portarli al “sanatorio” si accontentava di portarli a un forno crematorio speciale installato in un castello a circa 10 chilometri dal campo sulla strada di Linz; l’autobus aveva uno speciale apparato a gas e delle chiusure ermetiche che garantivano che tutti i suoi occupanti arrivassero morti.
Questa volta si trattava di una liquidazione più generale.
Nel campo ospedale si fece una mobilitazione dei malati chiedendo a coloro che si sentissero in grado di fare almeno dieci chilometri a piedi di iscriversi. Molti che temevano una evacuazione generale del campo e che sapevano quale sorte attendeva in tal caso ai malati si iscrissero; altri furono iscritti d’ufficio. In tal modo tremila internati furono passati in una delle dipendenze del campo. Di qui, alla media di 400 al giorno erano avviati alla camera a gas e di lì al crematorio. Fu così che nella settimana dal 24 aprile al 1. maggio furono sterminati nel campo centrale di Mauthausen tremila internati tra cui più di duecento italiani.
Un’operazione analoga venne svolta a Gusen dove ne furono assassinati coi gas e coi mitra altri 4000. Intanto nel campo ospedale propriamente detto si accelerava la morte degli altri con la fame e con le randellate.
Il piano di annientamento degli internati non si limitava però soltanto ai malati. In un ordine di Himmler del 14 aprile si specificava che tutti gli internati politici dovevano essere annientati. Il colonnello comandante del campo preparò in proposito un piano preciso per realizzare quest’ordine: si trattava di fare entrare tutti gli internati nei vari tunnel a Gusen e Ebensee, nei sotterranei del carbone a Mauthausen, il tutto con il pretesto di un allarme aereo più grave del solito. Poi, poche bombe a gas erano sufficienti.
Questo piano non fu realizzato perché il Comando stesso si rese conto che nel campo esisteva una forza capace di farlo fallire almeno parzialmente.

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