Istyan Pataki Ungheria

 

Istyán Pataki  – Ungheria

 

Prosegui sulla via che hai iniziato e e lotta e battiti a denti stretti per lo scopo della tua vita; perché ne vale la pena. Lo dico anche ora: ne è valsa la pena

 

Istyán Pataki

Di anni 30 – operaio incisore – nato a Budapest nel 1914 -. Membro del Partito Social­democratico Ungherese, diviene capo della Gioventú Operaia dei Metallurgici – nel 1911 è uno dei maggiori organizzatori dell’insurrezione armata — Arrestato su delazione il 23 novembre 1944 da elementi degli Honvéd, nella fabbrica « Weisz Manfréd » (oggi« Matyas Rákosi ») di Csepel, con numerosi compagni di lavoro – tradotto nelle carceri degli Honvéd al viale Margit di Budapest – torturato — Processato dalla Corte Marziale di Sopron-Kohida (Sopron) —

 

Fucilato il 24 dicembre 1944, a Sopron-Kohida, con Robert Kreutz e Barnabis Pesti.

 

Miei cari,

sono assolutamente tranquillo e in pace con la mia sorte. Ho sempre detto che non sarei vissuto oltre i trent’anni, ma voi non volevate cre­dermi.

Mi hanno condannato a morte. 1 miei ultimi pensieri sono per voi. .

Mia piccola Margit, un addio particolare a te. Sei la mia sorella mi­nore, ma sei sempre stata un po’ anche il mio modello. Sei una perso­nalità forte, non ti lasciar spezzare nemmeno ora. Prosegui sulla via che hai iniziato e lotta e battiti a denti stretti per lo scopo della tua vita; perché ne vale la pena.

Lo dico anche ora: ne è valsa la pena.

Mamma, non piangere! Io ti ho procurato molte ore amare, ma ora perdonami, e pensa con affetto a tuo figlio che era tanto desideroso di affetto. Da voi ho ricevuto tutto quello ch’era possibile. Vi ringrazio di avermi tanto amato e di essere stati tanto premurosi con me.

Emike, sorellina mia, pensa, nella tua vita, che hai avuto un fratello che il ha voluto tanto bene ed è morto per una idea: perché era degna che si morisse per essa.

E tu, Laci mio, cerca di mitigare agli altri il dolore che io ho caricato con la mia morte.

Papà, vecchio mio! So che mi hai voluto tanto bene e che ti fa male che io me ne vada. Ti consoli il sapere che hai una famiglia per la quale merita vivere e lavorare. Fa’ per la famiglia, anche in avvenire, tutto quello che puoi. voliatevi bene, perché solo l’affetto dà senso alla viti.

Perdonatemi se sto filosofeggiando, ma credetemi, io sento cosí, mi fa bene dirvi questo per l’ultima volta e mi pare di essere tra voi e di conversare e parlare con voi.

Mi congedo da tutti: non mi sarebbe possibile nominarli uno per uno. Mia adorata mamma, babbo, sorelle mie, vi abbraccio con caldo affetto.

Pista

 

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