Jasa Gordienko – URSS

Jasa Gordienko – URSS

Non perdetevi d’animo. Siate forti.
Un saluto a tutti i parenti.
La vittoria sarà con noi

Jasa Gordienko
Di anni 16 – nato nel 1926 a Odessa – membro del Komsomol e del gruppo di resistenti guidato da Molodtsov Badajev -. Arrestato l’11 febbraio 1942 da elementi del servizio di controspionaggio rumeno, con altri sedici patrioti del gruppo di Badajev – torturato -. Processato il 27 giugno 1942 -.

Fucilato fra il luglio e l’agosto 1942,
con Molodtsov Badajev,

27-7-1942
Cari genitori,
vi scrivo il mio ultimo biglietto. Il 27.7.1942 è trascorso un mese esatto dal giorno della sentenza. Il tempo che mi rimane è ormai poco e forse non sopravvivrò al prossimo invio della posta. Non mi aspetto la grazia. Questi turchi* sanno chi sono (e ciò grazie ai provocatori). Durante l’interrogatorio mi sono comportato tranquillamente. Mi por­tavano alla tortura; mi ci hanno condotto tre volte e mi battevano per 4-5 ore di seguito. A metà della quarta volta hanno smesso di picchiarmi . In queste occasioni ho perduto tre volte la memoria e una volta sono svenuto. Mi battevano con randelli di gomma avvolti di fil di ferro sot­tile, con un bastone di càrpino lungo un metro e mezzo, con un baston­cino di ferro sulle vene delle mani… Queste percosse mi hanno lasciato i segni sulle gambe e piú su. Dopo queste percosse non ci sento piú beni,.
Ma quelli del mio gruppo si trovano tuttora in libertà, nessuna tortura mi ha strappato i loro nomi. Guidavo i ragazzi all’azione. Roccoglievo informazioni. Mi accingevo a far saltare una casa in cui si trovano i tedeschi (a fianco della casa dell’Esercito Rosso, una casa nuova), ma me l’ha impedito un vecchio. Quel cane aveva paura di me. Lui sapeva che la mia mano non trema quando si solleva contro un provocatore. Per mia mano, infatti, un provocatore è già perito. Peccato non aver potuto fare di piú…
Contavo di fuggire ma, un paio di giorni fa, i comuni di qui stavano per evadere e li hanno fermati… Ormai non c’è piú possibilità di fuggire e il tempo che mi rimane è assai poco. Non siate tristi. Sascia Khoro­scenko mi ha giurato che se tornerà libero non vi lascerà nel pericolo e potete star certi che egli sarà libero. Lui ha del tempo davanti a sé e coglierà il momento propizio per svignarsela dal carcere. La nostra causa vincerà in ogni caso.
Quest’inverno i Soviet spazzeranno via dalla nostra terra i tedeschi e i « mamalyzniki » liberatori. Essi pagheranno mille volte il sangue dei partigiani fucilati dai turchi. Mi dispiace solamente che in questo momento io non possa aiutare i miei compagni d’idea. Tenete i miei documenti. Sono sotterrati nella rimessa. Sotto la prima asse, a 30-40 centimetri dalla mola. C’è anche una fotografia dei miei amici e delle mie amiche e la mia tessera del Komsomol. All’interrogatorio non mi hanno strappato la confessione che sono un giovane del Komsomol. C’è anche la fotografia di Vovka F. Portatela a Nina Gheorgievna, Vicolo Líutcranskii 7. Portategliela e ditele di far riprodurre la fotografia, ma fatevi restituire l’originale. Forse un giorno incontrerete Vovka e gliela darete. Ci sono laggiù anche le mie lettere. E c’è anche una scatoletta. Potete aprirla. Là noi ci eravamo giurati eterna amicizia e solidarietà. Ma ci siamo trovati dispersi un po’ dappertutto. Io sono condannato alla fucilazione. Vovka, Misa e Abrasa sono evacuati. Ah, erano dei ragazzi in gamba! Forse ne incontrerete qualcuno.
Addio, miei cari. Che il papà guarisca, questo io vorrei. Vi prego solamente di non dimenticarvi di noi e di vendicarci contro i provoca­tori. Salutate per me Lena. Vi bacio tutti forte forte. Non perdetevi d’animo. Siate forti. Un saluto a tutti i parenti. La vittoria sarà con noi.
Jasa
Note
*Espressione popolare per indicare lo straniero oppressore.

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