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Inno Partigiani Fiorentini

Inno Partigiani Fiorentini

Sinigaglia, Lanciotto, Potente

sono nomi coperti di gloria

trucidati sì barbaramente

dai nemici di tutta la storia.

Ma se i martiri nostri son morti

guarderan verso di noi così

e diranno: no, non siam morti,

marceremo con voi come un dì.

Siamo partigiani

si lotta, si vince, si muor

siamo gli italiani

abbiamo una fede nel cuor

per l’Italia bella

tutto daremo ancor

contro i barbari nazifascisti

inesauribile è il nostro valor.

Vai fuori d’Italia

va’ fuori ch’è l’ora

va’ fuori d’Italia,

va fuori stranier!

Fanciullacci, Caiani, Rosselli

son brigate di garibaldini

che guidati dagl’inni più belli

marcian verso i migliori destini

di un’Italia tradita vilmente

da un ventennio di lutti e di orror

liberata sarà finalmente

dal tedesco tiranno invasor.

Siamo partigiani

si lotta, si vince, si muor

siamo gli italiani

abbiamo una fede nel cuor

per l’Italia bella

tutto daremo ancor

contro i barbari nazifascisti

inesauribile è il nostro valor.

Vai fuori d’Italia

va’ fuori ch’è l’ora

va’ fuori d’Italia,

va fuori stranier!

Delle belle città – Inno dei massacrati

Canto dei Massacrati

È l’inno dei partigiani che combattevano sulle montagne tra le province di Alessandria e di Genova, nell’area di Capanne di Marcarolo. Nella notte tra il 5 e il 6 aprile 1944 nazisti e fascisti iniziarono un imponente rastrellamento contro le bande partigiane il cui comando era insediato presso l’antico monastero della Benedicta. Centocinquanta partigiani caddero in combattimento o furono giustiziati, altri 400 avviati verso i lager, soprattutto Mauthausen. Il loro inno è tra i più belli dell’intero canzoniere della Resistenza.

Dalle belle città
Dalle belle città date al nemico
fuggimmo un dì su per l’arida montagna
Cercando libertà tra rupe e rupe
Contro la schiavitù del suol tradito
Lasciammo case, scuole ed officine
Mutammo in caserme le vecchie cascine

 

Armammo le mani di bombe e mitraglia
Temprammo i muscoli ed i cuori in battaglia
Siamo i ribelli della montagna
Viviam di stenti e di patimenti
Ma quella fede che ci accompagna

 

Sarà la legge dell’avvenir
Di giustizia è la nostra disciplina
Libertà è l’idea che c’avvicina
Rosso sangue è il color della bandiera
Partigiana è la forte e ardente schiera
Per le strade dal nemico assediate
Lasciammo talvolta le carni straziate
Sentimmo l’odor della grande riscossa

La Guardia Rossa

La guardia Rossa

Quel che si avanza è uno strano soldato
viene da Oriente e non monta destrier
la man callosa ed il viso abbronzato
è il più glorioso fra tutti i guerrier.
*
Non ha pennacchi e galloni dorati
ma sul berretto scolpiti e nel cor
mostra un martello e una falce incrociati
gli emblemi del lavor
viva il lavor.
*
È la guardia rossa
che marcia alla riscossa
e scuote dalla fossa
la schiava umanità.
*
Giacque vilmente la plebe in catene
sotto il tallone dei ricco padron
dopo millenni di strazi e di pene
l’asino alfine si cangia in leon.
*
Sbrana furente il succhion coronato
spoglia il nababbo dell’or che rubò
danna per fame al lavoro forzato
chi mai non lavorò
non lavorò.
*
È la guardia rossa
che marcia alla riscossa
e scuote dalla fossa
la schiava umanità.
*
Accorre sotto la rossa bandiera
tutta la folla dei lavorator
rimbomba il passo dell’immensa schiera
sopra la tomba di un mondo che muor.
*
Tentano invano risorgere i morti
tanto a che vale lottar col destin
marciano al sole più ardenti e più forti
le armate di Lenin
viva Lenin.
*
È la guardia rossa
che marcia alla riscossa
e scuote dalla fossa
la schiava umanità.
*
Quando alla notte la plebe riposa
nella campagna e nell’ampia città
più non la turba la tema paurosa
del suo vampiro che la svenerà.
Ché sempre veglia devota e tremenda
la guardia rossa alla sua libertà
la tirannia cancrenosa ed orrenda
più non trionferà
trionferà.
*
Ché la guardia rossa
già l’inchiodò alla fossa
nell’epica riscossa
dell’umanità.

Pietro Gori – Inno del primo maggio

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Inno del primo maggio
Pietro Gori
Vieni o Maggio t’aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua dei lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol

Squilli un inno di alate speranze
al gran verde che il frutto matura
a la vasta ideal fioritura
in cui freme il lucente avvenir

Disertate o falangi di schiavi
dai cantieri da l’arse officine
via dai campi su da le marine
tregua tregua all’eterno sudor!

Innalziamo le mani incallite
e sian fascio di forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dai tiranni de l’ozio e de l’or

Giovinezze dolori ideali
primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date ai petti il coraggio e la fè

Date fiori ai ribelli caduti
collo sguardo rivolto all’aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor!

Pietro Gori – Inno dei Lavoratori

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Pietro Gori
Inno dei Lavoratori
O proletari che braccio e pensiero
ai rei tiranni de l’oro vendeste
sorgete in armi pe’l giusto, pe’l vero
e sollevate le impavide teste.
Il vecchio mondo già crolla e ruina
e a l’orizzonte s’affaccia l’aurora
o idea ribelle cammina cammina
in armi su miserabili è l’ora!…
*
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
*
Noi poggi e piani coi lunghi sudori
di bionde messi rendiamo fecondi
noi per il ventre d’ingordi signori
ci logoriamo scherniti errabondi
Noi fabbricammo i fastosi palagi
e avemmo a pena soffitte e tuguri
l’ozio dei ricchi ebbe giubilo ed agi
noi onta e inopia dei mesti abituri
*
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
*
Ma troppo amara signori divenne
la rea bevanda e ci abbrucia la bocca
è colmo il calice l’ora è solenne
e la misura del pianto trabocca
All’armi, all’armi, fatidici araldi
e distruggiam questa esosa oppressione
avanti, o forti manipoli, o baldi
lavoratori a la gran ribellione!…
*
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
*
Se ognora fummo pazienti e cortesi
sotto ogni vostra spietata minaccia
padroni onesti, pasciuti borghesi
venite innanzi e guardiamoci in faccia
È tanto tempo che oppressi sfruttati
mesti ingozzammo i dolori e le pene
ma ormai vedete ci siamo contati
siam forti e molti e spezziam le catene.
*
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
*
Le vostre dame di porpora e d’oro
l’opera nostra solerte ha vestito
per voi creammo con rude lavoro
vasi e cristalli lucenti al convito
Ma sotto il vento glaciale del verno
le nostre donne son lacere e grame
martiri vive dannate a l’inferno
treman di freddo, sussultan di fame.
*
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
*
Noi valicammo gli immensi oceani
sfidando l’ira di mille tempeste
e a voi recando dai lidi lontani
gingilli e stoffe di gemme conteste
E intanto voi con minacce e promesse
figlie e sorelle ci avete stuprato
e noi codardi con schiene dimesse
dovizie offrimmo a chi ‘l pan ci ha rubato.
*
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
*
Quando sorelle saran le nazioni
e gli odi antichi travolti e distrutti
una famiglia di saggi e di buoni
godrà in comune il prodotto di tutti
Non più chi oziando s’impingui e divori
presso chi stenta fatica e produce
per tutti il pane il lavoro gli amori
non più tenebra ma scienza, ma luce.
*
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
*
Non più padroni né servi ma destre
fraternamente tra uguali distese
ma idee d’amore d’alte opre maestre
ma menti sol d’umanesimo accese
E passerà su la libera terra
un soffio puro di calma e di vita
non più l’atroce canzone di guerra
ma gioia immensa ma pace infinita.
*
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà
*
E solo allor tra le splendide e pure
aure del giovine secol giocondo
al nostro piè getteremo la scure
per contemplare il tripudio del mondo
E con la fiaccola in alto cantando
l’inno intonato del giorno de le ire
tra gli splendori del dì memorando
saluteremo il lucente avvenire.
*
Su le fronti e in alto i cuori
e inneggiamo a l’uguaglianza
a la umana fratellanza
e a la santa libertà

Giuseppe Ungaretti – Inno alla morte

Giuseppe Ungaretti

Inno alla morte

Amore, mio giovine emblema,
Tornato a dorare la terra,
Diffuso entro il giorno rupestre,
E’ l’ultima volta che miro
(Appiè del botro d’irruenti
Acque sontuoso, d’antri
Funesto) la scia di luce
Che pari alla tortora lamentosa
Sull’erba svagata si turba.

Amore, salute lucente,
Mi pesano gli anni venturi

Abbandonata la mazza fedele,
Scivolerò nell’acqua buia
Senza rimpianto

Morte, arido fiume…

Immemore sorella, morte,
L’uguale mi farai del sogno
Baciandomi.

Avrò il tuo passo,
Andrò senza lasciare impronta.

Mi darai il cuore immobile
D’un iddio, sarò innocente,
Non avrò più pensieri né bontà.

Colla mente murata,
Cogli occhi caduti in oblio,
Farò da guida alla felicità.

 

Wiliam Pallanti – Dalle Valli

Wiliam Pallanti

Dalle Valli

Dalle valli e dai monti lontani

un canto si sente avvicinar

é l’inno di tutti i partigiani

che sanno morire e pur cantar

O gioventù d’Italia ascolta

non senti la Patria tua chiamar?

È giunto il momento di riscossa

i tedeschi dobbiam scacciar

Italiano italiano

se redimerti tu vuoi

devi farti partigiano

e salvar l’Italia puoi

Prendi in pugno qualche arma

e vieni via con noi

la bella terra nostra

purifichiamo dai traditor

Della 23′ brigata

noi siamo del gruppo Casentino

siam pronti a sfidare il destino

e l’onore d’Italia a salvar

In piedi compagni alla riscossa

i fascisti dobbiam scacciar

al canto della mitraglia nostra

i morti dobbiamo vendicar

Italiano italiano

se redimerti tu vuoi

devi farti partigiano

e salvar l’Italia puoi

Prendi in pugno qualche arma

e vieni via con noi

la bella terra nostra

purifichiamo dai traditor

nota

L’inno dei partigiani casentinesi, scritto da William Pallanti pochi giorni prima di essere fucilato dai tedeschi fu musicato, dopo la liberazione, dal

m. Giommoni.

Canti partigiani come documento – Provincia di Arezzo