Archivi Blog

Pietro Calamandrei 25 Aprile 1045

(25 Aprile 1945 – Pietro Calamandrei)

 

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

 

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità

 

non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
Ma soltanto col silenzio del torturati
Più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi

che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA.

Ricordate quel 25 Aprile

Ricordate quel 25 Aprile

clip_image002

Giovanna Boursier

Marco Scavino

I giorni dell’insurrezione

Due cose segnano la vigilia della liberazione: il 6 aprile la riunione dei segretari dei par­titi del Cln che ritornano sulle proposte di un convegno nazionale dei Cln e di u­na consulta, l’8 il discorso di Togliatti al Consiglio nazionale del Pci, nel quale ri­propone una collaborazione con la Dc e completa, ribadendola, la linea politica elaborata a Salerno.

clip_image004

10 aprile. Longo dirama le «direttive n. 16» del Pci dell’Italia occupata, dispo­sizioni per la realizzazione dell’insur­rezione generale ormai vicinissima. Tre giorni dopo il generale americano Clark, comandante delle forze alleati in Italia, rimandare ancora. Togliatti, invece, scrive a Longo e, sottolinean­do la necessità che «l’armata naziona­le e il popolo si sollevino in un’unica lotta per la distruzione dei nazifascisti prima della venuta degli alleati…», lo invita ad attuare tutte le misure ne­cessarie per l’insurrezione nelle regio­ni settentrionali.

16 aprile. A Gargnano sul Lago di Garda, si tiene l’ultima riunione del consiglio dei ministri della Rs. Mussolini comu­nica di voler trasferire a Milano il suo governo.

18 aprile. Sciopero generale preinsurre­zionale. Seconda battaglia di Alba. Mussolini arriva a Milano e, scortato dalle SS e da parte dei suoi ministri, si stabilisce nel palazzo della prefettura.

21 aprile. Viene liberata Bologna, dove i partigiani combattono già da un paio di giorni. Il 23 insorge Genova. Le for­ze della resistenza attaccano quelle nazifasciste catturando 6 mila tede­schi.

Gli anglo-americani attraversano il Po.

24 aprile. Insorge Cuneo.

A Dongo le brigate nere compiono an­cora un feroce rastrellamento e ucci­dono 4 partigiani. Un quinto viene cat­turato e barbaramente trucidato.

La registrazione cronologica degli av­venimenti si fa difficile. I piani nazisti prevedevano un ripiegamento ordina­to dei reparti verso il Brennero, dopo una sistematica distruzione di ponti, strade, viadotti, centrali elettriche e impianti industriali. L’insurrezione po­polare, chiudendo ai tedeschi ogni possibile via di fuga, accelera invece i tempi della resa totale.

Crollano, uno dopo l’altro, tutti i centri ancora occupati, e i nazifascisti sfoga­no il rancore e l’odio per la sconfitta in estremi atti di brutale violenza: nel corso degli ultimi avvenimenti i morti si contano a centinaia e spesso le iner­mi popolazioni sono ancora vittime di disperate e inutili rappresaglie come a Grugliasco, a Collegno e in diverse lo­calità del Friuli.

Si conclude così quell’insurrezione na­zionale divampata sull’Appennino To­sco-emiliano il 20 aprile e che, con­temporaneamente all’avanzare degli alleati dalla linea gotica lungo la pia­nura del Po, pensava il paese non solo liberato ma avviato verso un nuovo governo.

25 aprile. Il Clnai impartisce l’ordine di insurrezione generale. Vengono isti­tuiti comandi regionali e provinciali dei Cln, tribunali di guerra e viene sta­bilita la pena di morte per i gerarchi fascisti. Si creano consigli di gestione delle aziende.

I tedeschi abbandonano Milano dove è proclamato lo sciopero generale. Nella sede arcivescovile della città, per iniziativa del cardinale Schuster, alcuni capi del Clnai [Cadorna, Lombardi, Marazza, Arpesani e Pertini] incontrano Mussolini per chiedergli la resa incon­dizionata di tutti i fascisti e i militi del­la Rsi, concedendogli due ore per la ri­sposta. In serata il duce fugge verso Como, si ferma a Menaggio da dove la mattina successiva ripartirà con la co­lonna di nazisti in fuga.

26 aprile. Genova è libera. A Torino la popolazione insorge insieme alla stra­grande maggioranza degli operai, che già presidiano in armi le fabbriche. Viene liberata anche Alba. Il 27 i parti­giani ottengono la resa del presidio di Cumiana e occupano i sobborghi del­la città della Fiat: si combatte dura­mente, ma il giorno dopo la città è completamente libera [gli alleati arri­veranno il 3 maggio].

Lo stesso giorno, prevenendo i piani di occupazione francese, le formazioni partigiane liberano Aosta.

A Musso, vicino a Dongo [Co], i partigiani individuano la colonna su cui si trova Mussolini che cerca di scappare in Svizzera travestito da tedesco. Cat­turato e processato insieme ad altri gerarchi fascisti, il 28 è giustiziato in­sieme all’amante Claretta Petacci, che non voleva abbandonarlo. Il giorno successivo i loro corpi, insieme a quelli di altri fascisti fucilati nella piazza di Dongo, vengono appesi a piazzale Lo­reto, a Milano, la stessa piazza dove i fascisti, qualche tempo prima, aveva­no esposto i corpi di 15 prigionieri po­litici fucilati.

27 aprile. A sera i fascisti firmano la resa a Padova, ma i tedeschi non cedono fino alla mattina del 28.

28 aprile. All’alba insorge anche Venezia:

i partigiani occupano la stagione e molti edifici pubblici, mentre i tede­schi tengono la zona portuale e Me­stre, dove si combatte ancora fino alla mattina successiva, quando la città è completamente libera.

29 aprile. Le truppe alleate e i reparti re­golari italiani entrano a Milano.

I partigiani occupano Cuneo.

Una colonna tedesca comandata dal generale Schlemmer, che si ritira dal cuneese, arrivata a Grugliasco, alla pe­riferia di Torino, assale un piccolo pre­sidio delle Sap: dopo ignobili torture, 59 partigiani e 7 civili vengono fucilati. Nonostante i combattimenti continui­no, al quartier generale alleato di Ca­serta viene firmato l’armistizio per la resa totale delle truppe tedesche in I­talia, che entrerà in vigore alle 14.00 del 2 maggio.

30 aprile. Il Clnai comunica l’esecuzione della condanna a morte di Mussolini, «conclusione necessaria di una fase storica… premessa della rinascita e della ricostruzione». I partigiani della VII Alpini, ottenuta la resa della guar­nigione tedesca, entrano a Belluno e a Schio; le formazioni friulane liberano Udine, mentre i partigiani jugoslavi entrano a Trieste e vi istituiscono una loro amministrazione.

Suicidio di Hitler.

1 maggio. Tutta l’Italia settentrionale è libera.

2 maggio. Berlino si arrende all’Armata Rossa.

Mentre la Germania depone le armi, in tutta Europa si intensificano colloqui e contatti non solo per discutere la si­tuazione politica generale, ma anche per risolvere la questione urgente del­la smobilitazione dei partigiani, delle provvidenze predisposte a loro favore e del ruolo dei Cln, che dalla liberazio­ne funzionano come organi di gover­no provvisorio.

Il ministro dei tesoro Soleri promuove il «prestito della liberazione»: con l’e­missione di buoni del tesoro a scaden­za quinquennale e ad un tasso del 5%. Si raccoglieranno 106 miliardi di lire.

5 maggio. I rappresentanti del Clnai arri­vano a Roma di mattina per incontra­re Bonomi. Le richieste del Clnai per la formazione del nuovo governo, deli­neate precedentemente a Milano, si possono riassumere in cinque punti [Piscitelli]:

· 1. epurazione estesa dal campo poli­tico a quello economico;

· 2. chiarificazione, in senso democra­tico, dei rapporti fra i prefetti e i comi­tati di liberazione regionali e provin­ciali;

· 3. impostazione di un’opera di rico­struzione economica sopportata, na­turalmente, dall’insieme della popola­zione del paese ma, in modo particola­re, da coloro che hanno tratto maggio­ri benefici economici da dieci anni di politica autarchica, nonché dalla colla­borazione coi fascisti e coi tedeschi;

· 4. impostazione in linea di principio -salvo la diversità dei vari punti di vista che dovranno essere armonizzati at­traverso la discussione – del problema della riforma agraria;

· 5. politica estera che rifugga da ogni nazionalismo non solo fascista ma an­che prefascista e che significhi collabo­razione democratica con tutti i paesi.

7 maggio. Mentre è annunciata la con­clusione della guerra in Europa, si svolge una riunione congiunta tra C­cln e Clnai. Valiani conclude che è finito il periodo di transizione Bonomi: «è il momento di ricostruire lo stato o si ritornerà al 1921-22».

8 maggio. La ratifica della resa della Germania a Berlino segna la fine della seconda guerra mondiale in Europa.

In Italia, alla fine del conflitto, il reddito me­dio pro-capite è inferiore a quello del 1861: £ 1585. Rispetto all’anteguerra la produzione industriale è ridotta al 25 percento, nel nord gli stabilimenti indu­striali sono distrutti per il 20 percento, nel sud per il 90 percento. La produzio­ne agricola è scesa al 63 percento ri­spetto al 1938, cioè al livello del 1890. Tuttavia l’Italia è ancora un paese pre­minentemente agricolo: iprodotti dei campi costituiscono il 58 percentodel­l’intero prodotto interno lordo, contro il-solo 22 percento dell’industria e il 20 percento del terziario. Anche il settore dei trasporti esce distrutto dal conflitto: sono stati cancellati il 25 percento delle linee ferroviarie e il 90 percento della marina mercantile.

32

Alfonso Gatto – 25 Aprile

Alfonso Gatto
25 Aprile
La chiusa angoscia delle notti,
il piantodelle mamme
annerite sulla neve
accanto ai figli uccisi, l’ululato
nel vento, nelle tenebre, dei lupi
assediati con la propria strage,
la speranza che dentro ci svegliava
oltre l’orrore le parole udite
dalla bocca fermissima dei morti
"liberate l’Italia, Curiel vuole
essere avvolto nella sua bandiera":
tutto quel giorno ruppe nella vita
con la piena del sangue, nell’azzurro
il rosso palpitò come una gola.
E fummo vivi, insorti con il taglio
ridente della bocca, pieni gli occhi
piena la mano nel suo pugno: il cuore
d’improvviso ci apparve in mezzo al petto.